17 maggio 2019

'O scarrafone

'O scarrafone 'o scarrafone 
Ogni scarrafone è bello a mamma soja 

La polizia incaricata di togliere striscioni, di interrogare insegnanti e alunni per una slide mostrata in una scuola nel giorno della memoria, che ammanetta persone di 71 anni (sempre per uno striscione).
Forze dell'ordine che rispondono ad un ministro che è sempre in campagna elettorale, che forse è più presente sui sociale che nel suo ufficio, che pensa di combattere la mafia arresti e sequestri (tornando indietro di 30 anni) e non disboscando la zona grigia tra mafia, imprenditoria, professionisti e politica (e ogni riferimento alla questione Arata non è casuale).

Il ministro che ride e alla fine si indigna pure se si fanno paragoni col fascismo.
Il ministro che usa slogan, espressioni, modi che però non lasciano dubbi su nostalgie da ventennio.
Il ministro che usa queste polemiche per avvelenare la discussione politica affinché non nessuno gli chieda conto del suo lavoro.
Anzi, a sinistra (se il Pd è ancora di sinistra) gli si rinfaccia pure di aver fatto meno del suo predecessore Minniti e di non aver mantenuto la promessa dei rimpatri.

Anziché chiedergli conto della sicurezza nelle scuole per quei calcinacci che cadono (non si occupa di tutto, il ministro della sicurezza?).
Anziché chiedergli conto della camorra che spara per strada. 
Anziché chiedergli conto dei grandi trafficanti di droga (e non solo degli spacciatori).
Anziché chiedergli conto delle inchieste su corruzione in Lombardia (e non rispondere alla maniera dei berlusconiani di giustizia ad orologeria).

Quanto durerà il fenomeno Salvini?
I follower sui suoi profili e le piazze semi piene sono un indicatore di consenso?
E se anche ci fosse questo consenso, ci possiamo permettere una politica come questa?
Dove dietro lo slogan "prima gli italiani" si nasconde una realtà diversa, di finto autoritarismo che non ci rende affatto più sicuri.

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