Palermo, autunno 1984
Minico posò la pistola sul tavolino, scomponendo con il calcio la primiera di tre sette e asso di denari che pochi minuti prima gli era valsa la vittoria. Una partita bella, giocata sul filo dei punti, molto combattuta. Alla fine Minico, dopo aver incassato i complimenti, aveva sparato al suo avversario.
Secondo romanzo per il giornalista
Giuseppe Di Piazza, con protagonista (forse un suo alter ego) Leo
Solinas “biondino”, ovvero l'ultimo arrivato nella redazione di
un quotidiano (che esce nel pomeriggio) che abbiamo incontrato per la
prima volta nel giallo, Malanottata.
Siamo sempre a Palermo, dove lamattanza dei corleonesi per scalzare le famiglie storiche di mafia ha
lasciato per terra quasi mille morti, non solo tra mafiosi delle
famiglie perdenti, Bontade e Inzerillo.
Ma anche tra i tanti servitori dello
Stato, lasciati soli dallo stesso stato che doveva proteggerli.
Magistrati, medici, giornalisti,
politici, prefetti ..
Senza che questo suscitasse una minima
reazione da parte del resto dell'Italia.
Forse il delitto di cui si deve
occupare questa volta Leo, chiamato dai colleghi “Occhi di
sonno”, non è cosa di mafia: perché Domenico Cascino detto
Minico, cameriere dell'hotel Aziz, l'uomo che ha ucciso l'avvocato
Prestia, non è uomo di mafia.
Ha ucciso l'anziano avvocato e si è
consegnato ai poliziotti, senza spiegare i motivi del delitto..
E' una storia che intriga Leo, alle
prese con l'essere considerato l'ultima ruota del carro al giornale
(dunque il primo a dover uscire), ma anche con le sue indecisioni in
fatto di femmine. La sensazione di essere usato da tutte: Serena, la
provocante ragazza del suo amico Fabrizio, con cui condividono la
casa.
Giulia, la collega bella e brillante
venuta da fuori.
E poi c'è Lili, che considera come un
porto a cui attraccare quando c'è bisogno di quiete. Quella quiete e
quella tranquillità da cui però lo stesso Leo scappa.
Meglio tuffarsi in questo omicidio
dunque, che sembra troppo semplice: chi è questo avvocato Prestia,
che viveva da recluso in quell'albergo (con un passato importante) da
venti anni?
Perché Minico, il cameriere che lo
accudiva, lo ha ucciso, si è lasciato catturare e perché ora se ne
sta zitto?
Troppo semplice, troppo facile la pista
passionale, una storia tra uomini finita male: così Leo (che sarebbe
Leone, come si chiamava il nonno) inizia a muoversi, coi suoi
contatti nella Mobile, per dare risposte sensate a queste domande.
Riesce a parlare con la madre di
Minico, scoprendo che dal Borgo (un quartiere povero di Palermo) si
erano trasferiti da poco in una zona residenziale. Con uno
stratagemma riesce perfino ad entrare all'Ucciardone, assieme
all'avvocato d'ufficio e a parlare con Minico.
Altri tasselli si aggiungono al quadro:
Minico era fidanzato con la figlia del capo mafia del Borgo, Saro
Marchese. E' forse un delitto di mafia, allora?
Che segreti nascondeva il rapporto tra l’avvocato Gianguido Prestia e Minico Cascino? Quale deriva aveva preso la loro relazione?
Quel delitto non è una storia di
passione finita male, no. Leo intuisce che quel ragazzo così timido,
così strano, sarebbe diventata la sua storia da raccontare: una
storia che nel libro ci viene raccontata tramite brevi flash back,
attraverso quei 12 mesi in cui Minico ha servito il vecchio avvocato.
Un rapporto che piano piano è
diventata amicizia, confidenza: Minico racconta all'avvocato del suo
rapporto difficile con Cetta, la figlia del boss che lo considerava
come un niente.
E l'avvocato gli racconta del suo
passato, un passato importante come uomo di fiducia di una famiglia
mafiosa, un amore importante, Eleonora, fino a quell'incidente in
Tribunale..
In fondo, tutti e due accomunati da un
destino di reclusione:
Gli occhi segnati dall’età incrociarono quelli giovani del ragazzo palermitano, che aveva dentro di sé un’altra condanna: vivere da schiavo in un mondo che grondava volgarità, con una fidanzata destinata a diventare la sua carnefice..
Quel delitto così
semplice troverà, grazie al lavoro da giornalista di Leo, un
movente, il movente della vittima, che scopriremo essere un ultimo
guizzo di una persona che aveva capito che era arrivato il suo
momento..
Il movente della
vittima non è solo un bel giallo ambientato nella Palermo degli anni
'80, omaggio alla gioventù dell'autore, giovane cronista dell'Ora di
Palermo.
Nelle pagine di
questo romanzo si raccontano alcune vicende della lotta alla mafia,
del troppo sangue che è scorso sulle strade della città per il
golpe dei corleonesi di Riina e Provenzano: sangue dei mafiosi ma
anche sangue di magistrati, poliziotti, giornalisti che non avevano
girato la testa dall'altra parte.
Palermo, che gli
avevano chiamato “Al Aziz”, la splendida, era tramutata nella
città del sacco, la speculazione edilizia messa in piedi a fine anni
sessanta dalle famiglie mafiose, grazie alla complicità di una
classe politica (la DC di Salvo Lima e Ciancimino) collusa e grazie
al lavoro di professionisti come l'avvocato Prestia (personaggio
inventato ma molto reale) che si erano prodigati di lasciare liberi i
mafiosi per la solita “insufficienza di prove”.
Un potere che le
prime rivelazioni di Tommaso Buscetta (e degli altri pentiti che
seguirono) stava iniziando a scalfire e che poi avrebbe portato al
maxi processo.
Il libro è un
omaggio a Palermo la una città che Leo attraversa in lungo e in
largo per il suo lavoro, raccontandoci delle sue mille facce, del
cibo di strada (come pane e panelle, come i crocché, come le
arancine), dei volti delle persone, che parlano un dialetto genuino e
reale, che aveva saputo accogliere (e arruffianarsi) ogni invasore
Il Sud aveva la pregevole abitudine di rendere omaggio agli ospiti. La pizza Margherita a Napoli, la torta Savoia a Palermo, la cassata in tutta la Sicilia per i palati arabi, la cioccolata con lo zucchero a Modica per gli spagnoli e i loro retaggi sudamericani.
Popolo gentile. «Popolo ruffiano» diceva mio padre. «Noi ci siamo sempre ingraziati gli invasori: li facevamo felici con poco, gli lasciavamo credere di averci conquistato e, piano piano, eravamo noi a farli nostri.
La scheda del libro sul sito
dell'editore Harper
Collins
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