20 maggio 2019

Le inchieste di Report: come valorizzare il lavoro e come sono fatti i salumi

Due le inchieste di Report di queste sera: come dare ancora valore al lavoro umano, in epoca di dumping salariale, gig economy e robot.
E poi un'inchiesta sull'industria dei salumi: non ci sono più i salami di una volta?

Dare valore al capitale umano

In questa campagna elettorale si è parlato di immigrazione, porti chiusi, di decreti sicurezza che di sicuro hanno solo l'essere slogan di facciata.
A contorno, le solite chiacchiere su leggi che non verranno approvate (non a breve almeno) come quella sul conflitto di interesse, sul salario minimo..
Il tema del lavoro è stato declinato solo nel senso delle richieste per un reddito di cittadinanza che, da solo, servirà solo come temporaneo sostegno a persone in difficoltà.
Non è parlato di lavoro, come creare lavoro, come tutelare il lavoro esistente, come valorizzare il capitale umano in tempi in cui pare che i robot siano pronti a soppiantare qualsiasi impiego.
L'inchiesta di Michele Buono ci racconta della nuova proposta di Report che si chiama “formazione 4.0”, ovvero far crescere il valore del lavoro delle persone, estendere la conoscere e favorire l'inclusione sociale delle persone, in questa nuova rivoluzione tecnologica la materia prima è la conoscenza.

Un esempio sono i lavori controllati a distanza: un tecnico che monta una telecamera sugli occhiali che manda le immagini dell'impianto ad una postazione remota dove un altro tecnico vede e controlla l'attività.


Il valore dell'uomo deve valere di più di quello delle macchine: non possiamo più tornare ai tempi di lavori a basso impatto tecnologico, lavori a poco prezzo, lavori a cottimo, ripetitivi come ai tempi del Lulù del film di Elio Petri, “La classe operaia va in paradiso”.
Operai che erano pezzi di un enorme ingranaggio, a cui non serviva andare a scuola, essere formati in modo continuo: questi lavori alla catena sono stati sostituiti e oggi un operaio come Lulù, alla fabbrica, non serve.
Oggi serve una formazione delle persone, per una “digitalizzazione della produzione dei servizi”.
Servono persone che sappiano lavorare con le macchine, leggere i dati, saper prendere delle decisioni: dei colletti blu dentro un impianto, non più solo operai, quasi degli impiegati.

Di formazione 4.0 ne hanno parlato con Michele Buono due esperti:

Marco Taisch - osservatorio industria 4.0 del Politecnico di Milano: “abbiamo bisogno di persone che sappiano usare queste macchine, colletti blu che devono saper leggere i dati, leggere informazioni, saper prendere delle decisioni”

Enrico Moretti - economista università di Berkeley “oggi quello che conta è l'infrastruttura umana e questo è il determinante più importante della crescita economica sia degli individui che delle città e delle regioni”.


Le nuove tecnologie del lavoro chiedono alle persone di essere creative e la creatività non si impara, la si tira fuori, si esalta perché noi umani già la possediamo: diventa così importante il lavoro di formazione nelle scuole.
Il servizio mostrerà studenti di uno di questi istituti che guardano avanti, che disegnano case in 3d usando sw che gli consentono di orientare la casa, progettare la disposizione delle finestre.
Studenti a cui viene insegnato il cinese, una lingua spendibile anche sul mercato del lavoro.
Istituti che danno a tutti i ragazzi tutti gli strumenti di formazione in modo che domani siano cittadini con tutte le possibilità per formarsi un futuro.

In questo ha un ruolo l'alternanza scuola lavoro: il servizio è andato dentro un importante pastificio (La Molisana, a Campobasso), dove sono gli studenti che chiedono ad un rappresentante dell'azienda cosa vogliono imparare, di cosa sono curiosi.
Hanno cioè un ruolo attivo nell'apprendimento: "il giovane colma quel gap che c'è oggi tra la nozione e la competenza, tra la nozione e la professionalità" - racconta al giornalista Flavio Ferro, Direttore Operativo dello stabilimento.

Ma stiamo parlando di casi isolati, scuole di eccellenza (e professori capaci) e aziende lungimiranti: cosa serve affinché questi casi diventino la normalità?
Dianora Bardi presidente di Impara digitale (un associazione di professionisti che si occupa di formazione), spiega che servono dirigenti scolastici che devono essere formati, coinvolti, non mancano soldi ma serve una normativa che porti i dicenti a realizzare i progetti (in ambito di formazione) all'interno della scuola e che permetta loro di ricevere i finanziamenti che la scuola può avere.
Questa visione c'è ancora sulla carta.

Il lavoro va pagato, anche quando si parla di lavoretti, anche quando si parla di lavori part time: mentre in Italia si fa fatica a far passare il concetto che anche i rider devono essere tutelati come lavoratori subordinati, Michele Buono è andato a vedere cosa è stato fatto a New York.
Lorelei Salas, commissaria al dipartimento della tutela dei consumatori-lavoratori della città di N.Y: “secondo le nostre stime, la maggior parte dei lavoratori freelance (il 40% dei lavoratori di New York) perdeva circa 6000 dollari l'anno” perché al datore di lavoro veniva comodo dire, adesso prendi questo il resto quando incasso. Ma il lavoratore non è mai sicuro di come va a finire: parliamo non solo di lavoratori per impieghi a basso costo, ma anche di architetti, ingegneri, persone che fanno graphic design, persone che scrivono libri.
La musica è cambiata quando, da maggio 2017, una legge di N.Y. Tutela anche i lavoratori free lance: secondo questa legge i contratti pari o superiori a 800 dollari devono essere scritti, diversamente scattano delle penali. In questo modo le società sono incentivate a pagare nei tempi stabiliti i loro freelance, poiché temono in caso di controversie la condanna ad un risarcimento pari al doppio del compenso pattuito.
E' lo stesso dipartimento del comune – racconta il giornalista di Report – che si fa carico di controllare che la legge sia applicata e rispettata, perché è tutta la città che ha interesse che la legge sia applicata.
Liz Vladeck, vice commissaria del dipartimento di tutela dei lavoratori, spiega che nel primo di applicazione della legge, più di due terzi dei lavoratori ha comunicato di essere stato pagato e risarcito.
Significa che l'economia continua, perché le persone hanno la sicurezza di essere pagate e quei soldi diventano tasse, spese in altri beni.
Dite che in questo modo le imprese sono dissuase dall'assumere (come commenterebbero da noi i signori imprenditori)? No, a settembre 2018 la disoccupazione nella città di New York tocca il minimo storico, il 3,9%, il livello più basso mai registrato dal 1976.

La scheda del servizio: IL CAPITALE UMANO di Michele Buono in collaborazione di Andrea De Marco, Simona Peluso e Filippo Proietti
Siamo dentro la quarta rivoluzione tecnologica, quella digitale. Si sta ridisegnando tutto: dai centri di produzione, all’organizzazione sociale e del lavoro. La materia prima fondamentale è la conoscenza, a creare valore è il capitale umano. Là dove inclusione sociale, ricerca, formazione, politiche industriali e innovazione entrano in relazione, si produce valore e crescita. Intanto in Italia diminuiscono le iscrizioni all’università e una parte notevole di laureati decide di espatriare. È come se una nazione ricca di petrolio che investe in ricerca ed estrazione, alla fine si mettesse a regalare milioni di barili. Nello stesso tempo, però, in Italia ci sono esempi di come potrebbe funzionare un sistema che crea valore e inclusione, ma non è a regime. Report è andata a vedere come funziona in Germania e Stati Uniti, per disegnare un modello di crescita virtuoso per il nostro paese.

Carne di porco

Spendiamo milioni per tutelare un'eccellenza italiana, il prosciutto di Parma e quello di San Daniele: ma come allevano i maiali?
Il prosciutto di Parma e il San Daniele ogni anno generano un volume d'affari da 1 miliardo: per essere immessi sul mercato questi salumi devono ricevere il marchio DOP del consorzio di tutela, che supervisiona la produzione garantisce che sia rispettato il disciplinare.
Al 20% della produzione è stato tolto il marchio DOP dopo che è emerso che si usavano maiali di origine danese e hanno venduto a 40 quello che doveva costare 20.
Ma ora come siamo messi? La frode è stata estirpata?


Emanuele Bellano ha cercato di visitare qualcuno di questi allevamenti, raccogliendo solo risposte negative: così, per capire come stanno le cose nella produzione di massa dei salumi italiani, il giornalista è entrato in questi posti di notte.
Maiali ammassati dove il poco spazio per gli animali il che poi porta a fenomeni di cannibalismo, ovvero maiali che si mangiano le orecchie tra di loro.
Le immagini mostrano anche la presenza di topi che si muovono tra le celle e sopra i maiali, quelli che diventeranno il famoso San Daniele.

La scheda del servizio: LA PORCATA di Emanuele Bellano in collaborazione di Alessia Cerantola e Greta Orsi (l'anticipazione su Raiplay)
Le eccellenze del DOP prosciutto di Parma e prosciutto San Daniele sono il fiore all'occhiello della produzione italiana di salumi. Ogni anno generano un volume d'affari di circa un miliardo di euro e rappresentano la gastronomia italiana in tutto il mondo. Per essere immessi in commercio devono ricevere il marchio DOP del consorzio di tutela che supervisiona la produzione, e garantisce che il disciplinare, cioè il rigido regolamento definito e codificato in secoli di tradizione, sia rispettato. Un'indagine condotta dalle procure di Torino e Pordenone ha accertato che nella filiera di questi due prosciutti sarebbe stata largamente usata carne di maiale danese, non ammesso dal regolamento. Circa un milione di prosciutti è stato sequestrato dagli inquirenti. In totale i prosciutti a cui è stato revocato il marchio DOP sono circa il 20 per cento della produzione annua di Parma e San Daniele. Documenti esclusivi in nostro possesso ci permettono di affermare che la frode sarebbe ancora in essere.

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