13 maggio 2019

Le inchieste di Report – la casa di S Marino, lo stoccaggio del gas, il mercato libero dell'energia


L'energia è al centro delle inchieste di Report di questa sera: di energia si era occupato l'ex sottosegretario Siri (una norma ad hoc per l'imprenditore Arata), questa sera si parla invece della casa acquistata a Bresso con un mutuo da una banca di San Marino.
Con la fine del mercato libero dell'energia dal luglio 2020 ci guadagneremo qualcosa o no?
Che relazioni ci sono tra tra le attività petrolifere nella pianura padana e i terremoti del 2012?
Infine il business delle sponsorizzazioni sui lavori di restauro.

L'anteprima della puntata: la pubblicità sui restauri

Andate a Milano in piazza Duomo e provate a guardare la facciata laterale: campeggia una mega pubblicità (una volta era di un marchio di cellulari) che stona col monumento più importante della città.
Certo, il marchio paga al comune una cifra forse importante per avere il suo logo e la sua pubblicità.
Il servizio di Lucina Paternesi andrà a verificare altri casi per capire se dietro queste sponsorizzazioni ci sono controlli.

La scheda del servizio SI È SPENTO IL SOLE di Lucina Paternesi
Dai monumenti fino alle facciate di chiese e palazzi storici, le nostre metropoli sono invase dalle maxi pubblicità. Teli grandi anche centinaia di metri quadrati che sponsorizzano cellulari, ultimi modelli di auto e i grandi marchi del lusso. Da Roma a Milano il business dei ‘restauri sponsorizzati’ è arrivato fino a Londra e sembra non conoscere crisi. L’unico requisito per ottenere l’autorizzazione dal comune a installare la pubblicità è fare dei lavori di restauro per cui sia necessario il ponteggio. Le pubblicità, però, non nascondono solo il ponteggio dei lavori in corso, ma anche la luce e l’aria a chi ci vive sotto. E chi controlla che poi i lavori di restauro si facciano davvero? Qualcuno ci marcia?

La relazione tra i sondaggi petroliferi e i terremoti

L'inchiesta di Manuele Bonaccorsi tocca un argomento su cui probabilmente partiranno molte polemiche: il legame presunto tra alcune esplorazioni petrolifere, fatte con determinate tecnologie e i terremoti.
Tra cui quello in Emilia.
Molti marcheranno il servizio come il solito complottismo di un giornalismo che fa cattiva informazione.
Eppure Peter Styles, geologo, è certo del suo lavoro di ricerca sui terremoti: “quanta energia serve per far muovere una faglia?” - si chiede nel servizio: a volte basta un piccolo cambiamento innescato dall'uomo, per sconvolgere gli equilibri delle faglie e scatenare un terremoto.
Styles ha fatto parte della commissione Ichese che ha studiato proprio queste correlazioni in Emilia: il geologo ha denunciato, a domanda del giornalista, che nessuno aveva mai denunciato che a Minerbio (Bo) c'era un impianto con una particolare attività in corso.
Si tratta di 300 ml di metri cubi di gas iniettati nell'impianto, poco prima delle scosse: se avesse avuto quei documenti, avrebbe approfondito l'analisi su Minerbio, visto che già in altri impianti nel mondo erano emersi problemi con lo stoccaggio del gas.


In una precedente intervista Styles denunciò pressioni e interferenze sul suo lavoro: nel dicembre 2013 fu organizzato un incontro con i rappresentanti di Eni e Gas Plus , senza chiarire prima di cosa si sarebbe parlato.
A questo meeting scientifico le aziende si presentarono coi loro avvocati: presentarono un powerpoint commissionato da loro in cui si escludevano relazioni tra i loro lavori e i terremoti e chiesero, alla fine, di cambiare le conclusioni del nostro lavoro.
Le aziende, dunque, erano informate del lavoro della commissione: hanno cercato di spaventarci, racconta Styles, di “legarci un braccio dietro la schiena”.
Per me non è normale cercare di far cambiare idea ad una commissione indipendente: nel marzo 2014 alla regione fu recapitato una sintesi del lavoro della commissione completamente diversa dalle conclusioni a cui era giunta. Nella sintesi c'è scritto che si escludono relazioni tra le scosse e i lavori dell'uomo, ma questo si deve escludere in una zona a particolare instabilità sismica.
La regione Emilia Romagna ha avuto paura a diffondere i risultati della vostra ricerca? - ha chiesto il giornalista.
E il geologo ha risposto che è complicato: la regione guadagna molto dalle attività di ricerca sugli idrocarburi, “chi paga il pifferaio sceglie la musica”.

L'Italia sta costruendo nuovo depositi di gas sottoterra, secondo alcuni scienziati sono pericolosi: ci possiamo fidare di quanto ci dicono le regioni (che come dice Styles, non sono indipendenti) e delle aziende del settore?

La scheda del servizio: LA RELAZIONE di Manuele Bonaccorsi in collaborazione di Alessia Marzi e Lorenzo Di Pietro (qui l'anteprima su Raiplay)
Le aziende petrolifere provarono a legarci un braccio dietro la schiena, a spaventarci”. Per la prima volta dalla fine della sua esperienza in Italia parla in tv Peter Styles, il geologo inglese che nel 2012 viene chiamato a presiedere la Commissione Ichese, promossa dalla Protezione civile e dalla Regione Emilia Romagna per indagare su possibili relazioni tra le attività petrolifere nella pianura padana e i terremoti del 2012. Styles racconta i tentativi di pressione subiti e denuncia di non aver ricevuto tutti i dati riguardanti l’esperimento di esercizio in sovrappressione dell’impianto di stoccaggio di gas di Minerbio, gestito dalla Stogit (controllata della Snam), avvenuto tra agosto e novembre del 2011, sei mesi prima della distruttiva sequenza sismica emiliana. Le parole di Styles fanno luce sul difficile rapporto tra scienza e decisioni politiche quando di mezzo ci sono grandi interessi economici, come quelli legati all’industria del petrolio. A verificare che i progetti industriali siano compatibili con l’ambiente e la sicurezza dovrebbe essere la commissione Via del ministero dell’Ambiente, nominata nel 2011 dalla “allora” ministra Prestigiacomo e mai rinnovata finora. Il nuovo ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha annunciato a Report la nomina di una nuova commissione, prevista per giugno. Quella vecchia ha approvato 7 progetti di stoccaggio gas in sovrappressione, ritenuti più pericolosi, con un solo voto contrario, quello del geologo più titolato.

Il mercato dell'energia

Il 25% dei soldi che paghiamo in bolletta vanno a finanziare gli incentivi per le aziende che producono energia da fonti rinnovabili: il servizio di Lucina Paternesi racconta però di come le aziende energetiche riescano a risparmiare sulle tasse grazie al fatto che spostano il domicilio fiscale dove fa loro più comodo.
Gli impianti energetici sono al centro e al sud ma le tasse le pagano in Trentino (in sedi fantasma, forse). Come mai?

Ci si occuperà anche del mercato libero dell'energia, che entrerà in vigore dal luglio 2020: basta mercato tutelato, che ci faceva risparmiare.
Già oggi paghiamo le bollette più care d'Europa: nelle pubblicità su mercato libero si parla di fasce orarie su cui tarare i costi, ma quanti conoscono quanta energia consumano mediamente?
E poi, come si fa a parlare di mercato libero se gli ex monopolisti occupano l'80% dei clienti?

La scheda del servizio: SE MI LASCI NON VALE di Lucina Paternesi
A 20 anni dal primo provvedimento sulle liberalizzazioni, più di dieci dalla creazione del mercato libero e tre proroghe, a luglio 2020 si entrerà nel mercato libero dell'elettricità, quello in cui i consumatori possono scegliere l'offerta più conveniente in base ai propri consumi e in cui i prezzi dovrebbero essere più bassi grazie alla concorrenza. A un anno dal fatidico traguardo, però, l'Antitrust ha sanzionato per 109 milioni di euro i due grandi ex monopolisti, Enel e Acea, per abuso di posizione dominante. E i cittadini sono stati adeguatamente informati per scegliere e, soprattutto, sanno leggere la propria bolletta? Tra spese per trasporto, distribuzione e oneri di sistema, il prezzo per la materia prima rappresenta solo il 40% della spesa totale. E sulle spalle dei cittadini ricadono anche gli incentivi per le aziende che producono energia da fonti rinnovabili. Che, tra le pieghe della legge, hanno trovato il modo di risparmiare sulle tasse spostando il domicilio fiscale dove non te lo aspetteresti.


Gli affari immobiliari del sottosegretario

A Salvini piace attaccare nei comizi mafia e criminalità, ma poi quando si parla dei suoi, è molto più garantista: come sta succedendo con Siri, che dovrebbe essere ascoltato subito dai pm, per l'inchiesta su una presunta corruzione per una legge che sarebbe fatta ad hoc per l'imprenditore Vito Nicastri. Prestanome di Matteo Messina Denaro.
Sarebbe il socio occulto di Paolo Arata, secondo la procura di Palermo: la Lega voleva metterlo a capo dell'autorità dell'energia

“Non commento gli atti dei magistrati” .. “voglio liberare la Sicilia dalla mafia”: certo, tutto questo stona con lo scoprire che dietro Nicastri ci sarebbe Messina Denaro.
Per combattere la mafia non bastano le inaugurazioni di commissariati, la promessa dell'arrivo di altre forze dell'ordine, se poi non si scinde il legame tra mafia e colletti bianchi e la politica.
Bastava fare dei controlli sulle visure di Arata per capire con chi fosse legato.
“La assumeremo al ministero dell'Interno” la risposta del ministro. Chissà, forse Claudia di Pasquale potrebbe prenderne anche il posto, no?

Su Siri c'è poi la storia di una palazzina con diversi appartamenti e un negozio, comprata a Bresso (qui trovate una anticipazione), costata 585mila euro attraverso una immobiliare gestita da un candidato sindaco del partito di Siri. Palazzina poi intestata alla figlia.
I soldi sono arrivati da una banca di San Marino per un mutuo concesso forse con troppa facilità, visto che Siri aveva dichiarato un reddito da 25mila euro nel 2017.
Il notaio che ha stipulato l'atto ha segnalato l'atto come operazione sospetta, da cui sono partite le indagini: al notaio non risultano essere state date garanzie reali per il mutuo.
L'operazione è stata fatta rispettando tutte le regole – ha scritto alla giornalista l'avvocato di Siri: ma che garanzie sono state date se per il mutuo non ci sono state ipoteche?

La scheda del servizio: UN SOTTOSEGRETARIO A SAN MARINO di Claudia Di Pasquale in collaborazione di Lorenzo Di Pietro (qui l'anticipazione su Raiplay)
La Procura di Milano e la Procura di Roma hanno avviato accertamenti sull'acquisto da parte del senatore leghista Armando Siri di una palazzina con ben sette appartamenti a Bresso, periferia di Milano. Come anticipato da Report il 6 maggio, Siri l’ha intestata alla figlia e l'ha pagata 585 mila euro, non risultano ipoteche iscritte sull’immobile. I soldi provengono da un conto a San Marino intestato a Siri dal quale è stato erogato un mutuo. Poche settimane fa Siri è stato coinvolto in una indagine per presunta corruzione nell'ambito di una vicenda che vede protagonista l'imprenditore ed ex politico Paolo Arata, esperto nel campo energetico ex Forza Italia e ora vicino alla Lega, accusato di essere in affari con il re dell'eolico Vito Nicastri. Siri, rilasciando dichiarazioni spontanee ai magistrati in questi giorni, ha negato ogni addebito: non ha mai ricevuto soldi per far approvare norme che favorissero le imprese di Arata. Ai pm, dopo l'inchiesta di Report, il senatore leghista ha portato anche le carte che riguardano l'acquisto dell'immobile a San Marino. Tutto regolare, nulla da nascondere, secondo il senatore. Report tornerà sulla vicenda con nuove rivelazioni.

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