30 maggio 2019

Delitti senza castigo, di Loriano Macchiavelli



Prologo. 
Qualche notizia sul passato dei personaggi, compresa la città, prima di entrare nella storia 
Non si sa come Sarti Antonio sia arrivato a Bologna dalla montagna dove pare abbia avuto i natali. Forse lo ha trascinato la piena del Reno, come dicevano i bolognesi veri, quelli nati "satta al pur zil ed Bulagna", per i montanari approdati in città.

Sottotitolo di questo nuovo capitolo della storia di Sarti Antonio, sergente di Polizia a Bologna, è “un'indagine inedita di Sarti Antonio”.
Inedita perché scritta inizialmente nel 1998 e terminata nel 2018 quando l'autore, Loriano Macchiavelli ha finalmente trovato il finale giusto.
Un finale giusto per i tanti “delitti senza castigo” di cui si parla in questo giallo ambientato a Bologna negli anni successivi i delitti della Uno Bianca, le bombe della mafia per la trattativa stato mafia, la fine della prima repubblica...
Bologna che non è più l'isola felice che si credeva, Bologna la dotta: la città delle torri e dei portici che consentono riparo dal sole e dalla pioggia alle persone, ha una facciata pulita ma nasconde anche un lato marcio con cui le persone come Sarti Antonio devono affrontare tutti i giorni:
La fortuna di Bologna è che nessuno si prende la briga di scavare nel suo passato, nel suo presente o nel suo futuro. Nessuno, o quasi, va a rimescolare nei suoi rifiuti. Sarti Antonio, sergente, per il suo mestiere e controvoglia, è costretto a farlo.

Sarti Antonio, assieme all'agente Felice Cantone sulla sua auto 28 sono alle prese con una serie di episodi criminali, come nemmeno nella Chicago anni trenta
Ma non è finita: da un po' di tempo in qua, Bologna non ha niente ad invidiare alla Chicago degli anni che ruggivano. 
Santi Antonio sono ancora dinanzi alla succursale della Cassa di Risparmio a tentare di capire qualcosa della rapina e dalla Centrale arriva un'altra richiesta d'intervento d'urgenza. 
- Auto 28, auto 28, recarsi immediatamente ai Giardini Margherita, dove una ragazza è stata picchiata da alcuni teppisti. Auto 28, auto 28 ..

Non ci sono solo le rapine, che rimangono senza castigo: c'è anche il pasticciaccio di piazza Garganelli, due ragazzi giovani che sono stati uccisi da una sagoma senza volto nel corso di una rapina
Il giovane avrebbe voluto gridare che non era armato, che aveva scherzato, che lui non aveva una pistola, che...Cadde sul pavimento del portico bagnato dalla nebbia.Lei fece solo tre passi e amen. Gli ultimi tre passi della sua vita, prima di cadere col viso sul pavimento e la schiena macchiata di sangue.Alla sagoma indistinta erano bastati due colpi.

C'è il pasticciaccio brutto di via dei Mille, dove si trova l'appartamento di un regista ambiguo, che due giovani promesse del calcio cercano di derubare, rimediando un colpo di pistola in testa. Si chiamavano Poldo e Cinno e di loro non rimarrà forse nemmeno il ricordo.

C'è un auto di una persona normale, o forse no, che salta per aria.

C'è infine un delitto senza castigo (che però alla fine un castigo lo troverà, non in modo rispettoso della legge) quando un uomo calvo, uscito da un'auto di lusso, aggredisce Settepaltò mandandolo all'ospedale.
No, questo caso non si può archiviare: assieme a Rosas decide di fare una sua indagine sul suo amico (che gli aveva appena regalato un elmetto tedesco risalente alla seconda guerra mondiale per ripararsi dalle radiazioni) per capire chi possa averlo picchiato.

E l'indagine su questo uomo calvo lo porta ad un altra storia che affonda nel passato, un altro delitto senza castigo, una strage avvenuta al termine della seconda guerra mondiale.
Quella che è passata alla Storia come la battaglia di Casteldebole, poco fuori Bologna, quando i partigiani della 63 esima brigata Garibaldi furono torturati e uccisi dalle SS della sedicesima divisione “assassina”, bestie agli ordini di quel maggiore Reder, pure graziato dal governo italiano nel 1985.

Ma procediamo con ordine: Sarti Antonio scopre che assieme ad un altro personaggio alla Macchiavelli, Quintale, Settepaltò aveva sgomberato un solaio in una villa antica sui colli, di un imprenditore delle acque minerali, del cavaliere Bastiani.
Tra la mercanzia recuperata, c'era qualcosa che premeva molto al cavaliere Bastiani, che Sarti va a trovare, prendendosi delle ferie, fin giù in Calabria a Cirò Marina, in una trasferta che gli fa conoscere un mondo nuovo.
In trasferta 
Non chiude occhio per tutta la notte. Gli ballano nel cervello immagini degli ultimi avvenimenti. Dai due fagotti sotto il portico dei Garganelli, alle foto di Cinno e Poldoha avuto davanti per tutto il turno e poi si è ortato in ufficio, sulla scrivania, fino a quando è smontato dal servizio.Gli torna il viso insanguinato di Settepaltò e quello triste della quindicenne.

Un mondo dove la giustizia si fa senza passare da polizia e carabinieri.
Un mondo dove per una partita da truccare si può rischiare la pelle.
Un mondo dove tutti sanno chi sei senza nemmeno che ti presenti...

Non è che ottiene molto, giù a Cirò Marina, se non rischiare la pelle per un rapimento abortito subito e capire che il bandolo della matassa si trova proprio a Bologna.
Ancora una volta sarà Rosas ad indicargli il filo che mette assieme tutti i pezzi della storia, per farli incastrare assieme. Per arrivare alla verità sul pestaggio di Settepaltò e per arrivare ad una verità ancora più dolorosa, su un episodio della nostra resistenza avvenuto alla fine della seconda guerra mondiale, a Casteldebole.

MA forse anche per questi delitti, di cui Sarti è stato solo testimone e che ha dovuto archiviare, arriverà una soluzione.
Perché i loro fascicoli sono finiti sulla scrivania del vice ispettore Ugo Poli, il poliziotto col bastone, “lo zoppo” che abbiamo incontrato già in un precedente romanzo di Macchiavelli.
Un poliziotto che, non potendo usare le sue gambe per il lavoro, cerca di usare il cervello per mettere assieme tutti quei fatti, per trovare quei collegamenti che a “questurini” come Sarti Antonio sfuggono.
Forse lui troverà anche per Cinno e Poldo, anche per i due giovani morti in un amen in via Garganelli, il colpevole. Ma solo per una sua soddisfazione personale, perché alla fine l'archiviazione la farà lo stesso: “Mi chiedono di archiviare? E io archivio..”

LA scheda del libro sul sito di Einaudi e il pdf col primo capitolo
Il sito dell'autore Loriano Macchiavelli
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