03 maggio 2019

L'Italia Liberata Storie Partigiane - il teatro della memoria ad Inverigo



"Chi li ha portati i granatieri della 16-esima div ss qui a Marzabotto ad uccidere 800 persone?"
Con questa domanda rivolta al pubblico, lo scrittore, giornalista, storico Daniele Biacchessi dava inizio al suo spettacolo teatrale ad Inverigo "L'Italia liberata - storie partigiane": un teatro della memoria con l'obiettivo di trasportare, di generazione in generazione, storie, personaggi, ricordi della guerra di Liberazione.
Un racconto in cui si mescolano assieme ricordi dell'infanzia, citazioni storiche e testimonianze dei protagonisti di quegli anni.

Mio nonno (nato vicino a Marzabotto) ogni sabato infieriva su di noi, davanti al fuoco del camino - che doveva essere sempre acceso anche in agosto, perché se no si perde la parola - doveva raccontare la strage a cui era scampato da bambino, una storia che finiva sempre male, con la fucilazione di bambini.
La storia è quella dell'eccidio di Monte Sole, la strage di Marzabotto (29 settembre - 5 ottobre 1944) da parte delle SS tedesche: in questa zona operava la brigata Stella Rossa, che era slegata alle altre formazioni.
Il comandante diceva ai suoi uomini "quando attaccate ricordatevi che questa è la nostra terra": la loro non era una guerra di conquista, ma una guerra per la difesa del loro territorio, da cui volevano scacciare gli invasori.

A settembre, per ripulire la zona dai banditi, arrivò qui la 16 esima div. Panzer granadier ReichFuhrer, che si era già resa responsabile di altre stragi contro civili, bambini compresi, nell'estate del 1944.
E completò il suo lavoro anche su queste montagne: la strage di Marzabotto sono 785 persone uccise. E 5 partigiani.
Perché queste stragi di civili?
Secondo la direttiva data alle sue truppe dal maresciallo Kesserling, nelle zone infestate dai banditi, anche la popolazione civile era da considerare alla stessa stregua dei partigiani.

Ma le stragi ad opera delle SS in Italia furono di più: l'elenco uscì fuori dell'armadio della vergogna, scoperto nel 1994 nel palazzo del consiglio superiore della magistratura a Roma.

Nei fascicoli in questo armadio sono documentati questi eccidi, già noti al termine della guerra quando i superstiti andarono a denunciare le violenze e le stragi e così le inchieste vennero aperte dai magistrati, per essere poi bloccate. Stiamo parlando di casi che coinvolgevano 47500 persone.
Nel 1960 questi fascicoli furono archiviati in modo provvisorio dal giudice Santacroce, cosa illegale perché l'omicidio non va in prescrizione.

In quelle carte c'erano i nomi degli assassini tedeschi e italiani: furono archiviati perché la Germania dopo la guerra non era più la Germania nazista, ma un alleato nella lotta contro il comunismo. Furono archiviate in modo che nessuno potesse mai pensare che quelle storie fossero avvenute: eppure è questa la storia.

A coloro che, avendo studiato la storia sulle buste del dado Knorr, si chiedono come mai si debba festeggiare il 25 aprile, va ricordato che se la guerra contro i tedeschi è stata sostenuta in gran parte dagli Alleati, molte città si sono liberate da sole, il popolo si era ribellato agli occupanti. È successo a Milano, Napoli, Genova.

La lotta per la liberazione è stata ardua, sono state fatte cose sbagliate dopo o durante: ma se noi siamo qui lo dobbiamo a quella storia. Una storia di sacrifici, distruzioni, guerre e che ha partorito la nostra Costituzione.

Perché è importante ricordare queste storie partigiane, questa guerra di Liberazione?
Ci sono delle analogie tra ieri e oggi: un ceto medio impoverito e arrabbiato, un'incapacità di leggere la storia.
È il 1919 ma è anche il 2019.
Nel 1919 i socialisti avevano vinto le elezioni, ma nell'indifferenza generale un manipolo organizzato assalta camere del lavoro, sedi di partito, organizzano pestaggi.
Il fascismo è stato finanziato dagli agrari, dai più grandi industriali.
Il fascismo di Mussolini che fece cose buone chiuse il parlamento, i sindacati, censurò i giornali.

Quando il governo Mussolini fu in difficoltà per il caso Matteotti, i giornali usarono come copertura la storia dei bambini uccisi, per cui fu accusato Girolimoni.

Nella seconda parte della serata, Daniele Biacchessi ha letto alcune testimonianze di personaggi che hanno vissuto sulla propria pelle quella guerra.

La testimonianza di Tina Anselmi, senatrice della DC e presidente della commissione P2: nel 1944 era una studentessa e assieme ai suoi compagni fu testimone dei partigiani impiccati sui cipressi a Bassano nel novembre 44.
Scelsi subito da che parte stare, anche se avevo 17 anni, facendo la staffetta per i partigiani.

La testimonianza di Giorgio Bocca: per il giornalista la scelta di campo avvenne dopo l'8 settembre 43, con l'ingresso nel gruppo Giustizia e libertà.

La testimonianza di Giuliano Vassalli, membro del CLN, in seguito politico e ministro.
La mia esperienza politica cominciò nel 43-col Psiup, poi la clandestinità, l'organizzazione della fuga di Pertini e altri socialisti.
La detenzione in via Tasso la consapevolezza della morte e invece la liberazione grazie all'aiuto di pio xIi.
Anche allora la sinistra era divisa.

Il dovere della memoria.
Quando tutti i testimoni saranno morti, chi porterà avanti la memoria di queste storie? Che ne sarà di questo paese?

Il valore principale della democrazia è la partecipazione, per i civili uccisi, i 500mila soldati italiani deportati nei lager, i 9600 soldati della, Aqui uccisi perché non volevano consegnarsi ai tedeschi (consiglio la lettura del libro di Alfio Caruso – Italiani dovete morire).

Per conservare la storia serve attualizzare la memoria, usare strumenti nuovi di narrazione, di generazione in generazione.

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