"Chi li ha portati i granatieri
della 16-esima div ss qui a Marzabotto ad uccidere 800 persone?"
Con questa domanda rivolta al pubblico,
lo scrittore, giornalista, storico Daniele Biacchessi dava
inizio al suo spettacolo teatrale ad Inverigo "L'Italia
liberata - storie partigiane": un teatro della
memoria con l'obiettivo di trasportare, di generazione in
generazione, storie, personaggi, ricordi della guerra di Liberazione.
Un racconto in cui si mescolano assieme
ricordi dell'infanzia, citazioni storiche e testimonianze dei
protagonisti di quegli anni.
Mio nonno (nato vicino a Marzabotto)
ogni sabato infieriva su di noi, davanti al fuoco del camino - che
doveva essere sempre acceso anche in agosto, perché se no si perde
la parola - doveva raccontare la strage a cui era scampato da
bambino, una storia che finiva sempre male, con la fucilazione di
bambini.
La storia è quella dell'eccidio di
Monte Sole, la
strage di Marzabotto (29 settembre - 5 ottobre 1944) da parte
delle SS tedesche: in questa zona operava la brigata Stella Rossa,
che era slegata alle altre formazioni.
Il comandante diceva ai suoi uomini
"quando attaccate ricordatevi che questa è la nostra terra":
la loro non era una guerra di conquista, ma una guerra per la difesa
del loro territorio, da cui volevano scacciare gli invasori.
A settembre, per ripulire la zona dai
banditi, arrivò qui la 16 esima div. Panzer granadier ReichFuhrer,
che si era già resa responsabile di altre stragi contro civili,
bambini compresi, nell'estate del 1944.
E completò il suo lavoro anche su
queste montagne: la strage di Marzabotto sono 785 persone uccise. E 5
partigiani.
Perché queste stragi di civili?
Secondo la direttiva data alle sue
truppe dal maresciallo Kesserling, nelle zone infestate dai banditi,
anche la popolazione civile era da considerare alla stessa stregua
dei partigiani.
Ma le stragi ad opera delle SS in
Italia furono di più: l'elenco uscì fuori dell'armadio
della vergogna, scoperto nel 1994 nel palazzo del consiglio
superiore della magistratura a Roma.
Nei fascicoli in questo armadio sono
documentati questi eccidi, già noti al termine della guerra quando i
superstiti andarono a denunciare le violenze e le stragi e così le
inchieste vennero aperte dai magistrati, per essere poi bloccate.
Stiamo parlando di casi che coinvolgevano 47500 persone.
Nel 1960 questi fascicoli furono
archiviati in modo provvisorio dal giudice Santacroce, cosa illegale
perché l'omicidio non va in prescrizione.
In quelle carte c'erano i nomi degli
assassini tedeschi e italiani: furono archiviati perché la
Germania dopo la guerra non era più la Germania nazista, ma un
alleato nella lotta contro il comunismo. Furono archiviate in modo
che nessuno potesse mai pensare che quelle storie fossero avvenute:
eppure è questa la storia.
A coloro che, avendo studiato la storia
sulle buste del dado Knorr, si chiedono come mai si debba festeggiare
il 25 aprile, va ricordato che se la guerra contro i tedeschi è
stata sostenuta in gran parte dagli Alleati, molte città si sono
liberate da sole, il popolo si era ribellato agli occupanti. È
successo a Milano, Napoli, Genova.
La lotta per la liberazione è stata
ardua, sono state fatte cose sbagliate dopo o durante: ma se noi
siamo qui lo dobbiamo a quella storia. Una storia di sacrifici,
distruzioni, guerre e che ha partorito la nostra Costituzione.
Perché è importante ricordare queste
storie partigiane, questa guerra di Liberazione?
Ci sono delle analogie tra ieri e
oggi: un ceto medio impoverito e arrabbiato, un'incapacità di
leggere la storia.
È il 1919 ma è anche il 2019.
Nel 1919 i socialisti avevano vinto le
elezioni, ma nell'indifferenza generale un manipolo organizzato
assalta camere del lavoro, sedi di partito, organizzano pestaggi.
Il fascismo è stato finanziato dagli
agrari, dai più grandi industriali.
Il fascismo di Mussolini che fece cose
buone chiuse il parlamento, i sindacati, censurò i giornali.
Quando il governo Mussolini fu in
difficoltà per il caso Matteotti, i giornali usarono come copertura
la storia dei bambini uccisi, per cui fu accusato Girolimoni.
Nella seconda parte della serata,
Daniele Biacchessi ha letto alcune testimonianze di personaggi che
hanno vissuto sulla propria pelle quella guerra.
La testimonianza di Tina
Anselmi,
senatrice della DC e presidente della commissione P2: nel 1944 era
una studentessa e assieme ai suoi compagni fu testimone dei
partigiani impiccati sui cipressi a Bassano nel novembre 44.
Scelsi subito da che parte stare, anche
se avevo 17 anni, facendo la staffetta per i partigiani.
La testimonianza di Giorgio Bocca:
per il giornalista la scelta di campo avvenne dopo l'8 settembre 43,
con l'ingresso nel gruppo Giustizia e libertà.
La testimonianza di Giuliano
Vassalli, membro del CLN, in seguito politico e ministro.
La mia esperienza politica cominciò
nel 43-col Psiup, poi la clandestinità, l'organizzazione della fuga
di Pertini e altri socialisti.
La detenzione in via Tasso la
consapevolezza della morte e invece la liberazione grazie all'aiuto
di pio xIi.
Anche allora la sinistra era divisa.
Il dovere della memoria.
Quando tutti i testimoni saranno morti,
chi porterà avanti la memoria di queste storie? Che ne sarà di
questo paese?
Il valore principale della democrazia è
la partecipazione, per i civili uccisi, i 500mila soldati italiani
deportati nei lager, i 9600 soldati della, Aqui uccisi perché non
volevano consegnarsi ai tedeschi (consiglio la lettura del libro
di Alfio Caruso –
Italiani dovete morire).
Per conservare la storia serve
attualizzare la memoria, usare strumenti nuovi di narrazione, di
generazione in generazione.
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