La vecchia lampara s’era decisa a funzionare, e ora penzolava dal suo gancio illuminando un metro quadro di mare. Sante Tammaro se ne stava a poppa, in posizione precaria. A testa sotto, il naso infilato nel secchio col fondo di vetro, ogni tanto si voltava a controllare che fiocina e retino fossero a portata di mano.Manfredi Monterreale guardava sornione gli attrezzi da pesca che giacevano sulla tolda del gozzo, inutilizzati.
La scrittrice
catanese Cristina Cassar Scalia fa ancora centro, col secondo romanzo
giallo con protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi (mi
raccomando una n sola).
Poliziotta
palermitana, anni passati all'antimafia rischiando la pelle, come il
padre, pure lui poliziotto ucciso da un commando mafioso.
Ora trasferita,
forse un po' anche scappata a Catania ad occuparsi di reati contro la
persona, con la sua squadra, plasmata attorno alle sue intuizioni e
anche i suoi umori.
Poliziotta tenace,
caparbia, dotata di grandi intuizioni e soprattutto una poliziotta
che non si lascia ingannare dalle apparenze, come in questa storia
dove sembra che qualcuno le abbia apparecchiato la soluzione del
caso.
Caso che inizia con
due persone a bordo di una barca, al largo di Aci Trezza, che stanno
pescando usando il vecchio metodo della Lampara. Avete presente? Una
specie di lampada messa sotto la barca per attirare i pesci.
Sono un medico e un
giornalista di un quotidiano online: il secondo vede una macchina che
parcheggia vicino alla spiaggia con un uomo che porta, con una certa
fatica, una valigia abbandonata sugli scogli.
Quanti si farebbero
i fatti loro, ma non è il caso di Sante, “catanese fino all’unghia
dell’alluce e con una spiccata inclinazione verso l’inchiesta”.
Quasi
contemporaneamente arriva una telefonata anonima, direttamente alla
squadra della Guarrasi anzi, questa persona chiede direttamente del
vicequestore
– Dottoressa Guarrasi, mi deve ascoltare: sono sicura che stanotte è stata uccisa una ragazza.
Che fare? Lasciar perdere quella
telefonata e godersi quel momento di calma (dopo l'indagine della
donna trovata morta in una vecchia villa)?
Anche per placare una certa ansia (e un
difficile momento personale, per una relazione interrotta tempo prima
con un magistrato a Palermo), è la stessa Vanina ad andare assieme
ai suoi a fare un'ispezione su questa villa, in via Villini al Mare.
E forse qualcosa in quella villa
qualcosa è successo: tracce di pneumatici, mobili messi sotto sopra,
una sensazione che all'improvviso arriva addosso al vicequestore
Guarrasi:
Era una sensazione, solo una sensazione. Una sottile forma d’inquietudine che l’assaliva ogni volta che un dettaglio non la convinceva, o che, come diceva Spanò, «il morto era vicino».
Un uomo che scarica una
valigia sugli scogli, e una telefonata che parla di una villa sul
lungomare dove forse è successo qualcosa: due storie che sono
destinate ad incrociarsi, quando Spanò (braccio destro della
Guarrasi), chiamato dall'amico Sante, recupera quella valigia che
dentro ha delle macchie di sangue. E anche un cellulare, in mezzo
all'acqua, da cui forse si potrà recuperare qualcosa.
Proprio davanti la villa
di Lorenza Iannino, giovane avvocatessa dello studio legale di Elvio
Ussaro. Coincidenze?
– Spanò, ascolti a me, ce ne dobbiamo fare una ragione: nel mestiere nostro, le coincidenze sono merce rara. Anzi, introvabile.
Chi è Elvio Ussaro? E' un
avvocato importante del foro catanese, uno di quelli senza scrupoli,
capace di usare tutti i mezzi per vincere una causa.
Ma anche professore
universitario o meglio, barone universitario dove fa il bello e il
cattivo tempo su promozioni agli esami e sulle carriere dentro
l'ateneo dei suoi assistenti.
Un uomo potente dunque,
dentro tante brutte storie avvenute in città ma che la magistratura
non era mai riuscita ad incastrare.
Dentro la casa gli
investigatori trovano tracce di sangue e di coca: alcuni testimoni
raccontano ai poliziotti della squadra di un festino, uno dei tanti
che si tenevano la sera in quella casa. Festino che all'improvviso
era finito con un fuggi fuggi generale di macchine e persone.
Ma che fine ha fatto
allora Lorenza?
Se lo domanda Guarrasi e
se lo domandano i suoi collaboratori, che oramai temono il peggio.
Come nel precedente
romanzo, l'indagine dell'oggi si alterna ad una storia del passato,
che viene raccontata a Vanina dall'ex capo della Mobile, il vecchio
commissario Biagio Patanè.
La prima moglie
dell'avvocato Ussaro si era suicidata pochi mesi dopo il matrimonio.
Un matrimonio quasi combinato, perché la ragazza si era opposta a
lungo.
– Una quarantina d’anni fa, nella famiglia dell’avvocato avvenne un fatto brutto. La prima moglie, non so come si chiamava, si suicidò.
Cosa c'entra questa storia
con la scomparsa di Lorenza?
Forse nulla, ma rimane
dentro Vanina una strana sensazione, come un presentimento.
Un delitto senza un
cadavere, che coinvolge persone importanti della città, come Ussaro
e anche un politico locale, che era anche il proprietario del
villino.
Tracce di sangue dentro
una valigia abbandonata e tracce di sangue anche dentro la casa.
Una donna scomparsa che
teneva un tenore di vita superiore alle sue entrate, che viveva in un
villino sul mare di cui non aveva parlato nemmeno al fratello.
E poi quella strana
telefonata che parla di una ragazza morta, probabilmente fatta da uno
stesso dei partecipanti della festa.
Una storia strana che
rischia di diventare un'indagine che non porta a nulla, finché dal
cellulare trovato in acqua non escono delle prove che portano
l'inchiesta verso una precisa direzione.
Troppo precisa perché una
brutta sensazione si impadronisca di Vanina:
“ciò che la lasciava piú perplessa: la quantità di indizi che parevano piazzati lí come tessere di un puzzle già pronte per essere incastrate”.
E' come quando si pesca
con la Lampara, la luce che si monta sotto la barca per pescare:
– E che ci trase ora la lampara? Tammaro s’infervorò. – La pesca con la lampara ha una sua logica precisa. Si accende la luce, non si fa rumore, si sta fermi il piú possibile e nel frattempo si armano le reti. Prima o poi anche i pesci meglio nascosti vengono a galla.
E' la metafora di tutta
l'inchiesta, che si dimostrerà ben più di un caso di omicidio.
Una storia di un'amore che
non è potuto sbocciare, di una donna infelice, di un uomo di potere
che rappresenta una specie di Tano Cariddi (il cattivo dello
sceneggiato La Piovra) e che si era circondato di persone che lo
temevano e lo odiavano.
E di una ragazza che era
venuta a Catania e pensando di vivere, aveva ucciso la sua vita ...
Aspettatevi tanti colpi di
scena in questo racconto, che vi coinvolgerà fino alla fine.
Troviamo il mistero,
un'indagine portata avanti sia con gli ultimi ritrovati della scienza
e anche coi vecchi metodi. E anche con l'aiuto di un vecchio
poliziotto come Biagio Patanè, arzillo e dotato di una buona
memoria.
E poi c'è questo nuovo
personaggio di investigatrice femminile, tutt'altro che una eroina in
rosa: Vanina Guarrasi è una sbirra che si porta dentro una forte
inquietudine legata al suo passato.
LA morte del padre,
ispettore di polizia che le ha lasciato un grande insegnamento:
«Tu cosa pensi sia giusto, nica mia? Perché questo comanda, nella vita: quello di cui hai bisogno tu per guardarti allo specchio e sapere che non hai nulla da rimproverarti»
E il rapporto non ancora risolto del
tutto con quel magistrato di Palermo, da cui era scappata.
Ma che ci trase la Lampara in questa
storia?
– Come con la lampara, – considerò. La Guarrasi e Carmelo lo guardarono interrogativi. – La lampara. Sapete, quella grossa luce che si monta sulla barca e che serve ad attirare i pesci.
– E che ci trase ora la lampara? Tammaro s’infervorò. – La pesca con la lampara ha una sua logica precisa. Si accende la luce, non si fa rumore, si sta fermi il piú possibile e nel frattempo si armano le reti. Prima o poi anche i pesci meglio nascosti vengono a galla.
Buona lettura!
La scheda del libro sul sito dell'editore Einaudi
La scheda del libro sul sito dell'editore Einaudi
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