Alla domanda chi è il vincitore della vicenda "bancopoli", non so dare una risposta precisa.
Probabilmente sbaglio, ma proviamoci lo stesso:
Iniziamo dalla striscia rossa dell'Unità:
Salotti e furbetti: «Forse non hanno capito con chi c’hanno a che fare, che mica sono un coglione... Mica voglio andare contro Mediobanca, Banca Intesa, Capitalia, Ligresti... anzi li stimo, cazzo io voglio copiare, sto copiando da loro! Eh, eh, eh. A me piacciono quelle persone lì»
Stefano Ricucci, intercettazione telefonica del 30 giugno, la Stampa 28 dicembre.
Poi le dimissioni da Consorte, Sacchetti, Fazio che si è dimesso spontaneamente, Billè, e per ultimo Gnutti.
La scalata a BNL da parte di Unipol bloccata (e probabilmente non si farà).
Il salvataggio della banca della Lega (Credieuronord) rinviato In attesa di capire come andranno le inchieste giudiziarie. E magari anche le elezioni.
Ma allora, forse, i furbetti del quartierino avevano dato fastidio a qualcuno di più in alto?
Contemporaneamente all'arresto di Fiorani, il 14 dicembre scorso, c'è stato il rinvio a giudizio per Cragnotti e per alcuni vertici della Banca di Roma, tra cui Geronzi, per il crack Cirio:
E' stato deciso il rinvio a giudizio di Sergio Cragnotti della moglie Flora Pizzichemi, dei figli Andrea, Massimo, Elisabetta e il marito di quest'ultima, Filippo Fucile, oltre a diversi manager della Banca di Roma (tra i quali l'attuale presidente di Capitalia Cesare Geronzi), del San Paolo-Imi e della ex Banca Popolare di Lodi, e venticinque tra consiglieri e sindaci del Gruppo Cirio sono stati chiesti dalla procura di Roma. A sette mesi dal deposito degli atti, la magistratura della capitale ha infatti firmato la richiesta di rinvio a giudizio sul crac della Cirio con oltre diecimila parti lese.
Eppure di questa vicenda non si sente più parlare. Perchè?
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