11 novembre 2009

Dall'inferno alla bellezza

La letteratura deve essere al servizio della società immergendosi nella realtà, intervenendo, e gli scrittori non possono semplicemente scrivere per intrattenere o per speculare sulla società.
Devono avere un ruolo attivo.
La parola è potere, ed è ancora più potente quando diventa d'uso comune.
E questo è il motivo per cui uno scrittore che prende parte, veicola il suo messaggio con più efficacia che quello che invece scrive aspettando il tempo in cui si realizzino le sue fantasie.

Ken Saro-Wiwa

Che tempo che fa torna in prima serata, mercoledì 11 novembre 2009, dalle h. 21.10 alle h. 23.30, su Rai Tre, con il primo speciale di questa settima edizione del programma: Dall'inferno alla bellezza di e con Roberto Saviano.
Due ore con il trentenne scrittore napoletano, autore del best-seller Gomorra, tradotto in 50 paesi, caso letterario in tutto il mondo: con tre milioni e mezzo di copie diffuse dall’Australia all’Islanda, dalla Cina all’Arabia Saudita, ha ricevuto decine di premi in Italia e all’estero e da Gomorra è stato tratto uno spettacolo teatrale, insignito con gli Olimpici del Teatro 2008 e un film per la regia di Matteo Garrone, candidato per l’Italia agli Oscar, candidato ai Golden Globes, Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e miglior film all’ European Film Awards 2008 oltre che Hessische Filmpreis alla Fiera del Libro di Francoforte come miglior adattamento cinematografico di un’opera letteraria.

Dello Speciale Dall'inferno alla bellezza , dice Roberto Saviano: Il titolo della serata vuole dire una cosa semplice, vuole ricordare che da un lato esistono la libertà e la bellezza necessarie per chi scrive e per chi vive, dall’altro esiste il loro contrario, la loro negazione: l’inferno che sembra continuamente prevalere. E’ possibile che ancora oggi, l’Uomo, nella sua accezione più ampia, debba passare necessariamente attraverso l’inferno per raggiungere la bellezza?

Al centro dello Speciale, ancora una volta, la forza della parola non nascosta né perduta, la parola scritta o detta che dà la possibilità di esistere e che vive attraverso le storie: Ken Saro-Wiva, autore nigeriano, impiccato a Lagos per la sua tenace opposizione alle compagnie petrolifere che spogliano di risorse e ricchezze la sua terra, lasciando solo povertà ed inquinamento; Anna Politkovskaja, uccisa perché non c’era altro modo per fermare la sua implacabile testimonianza sulla crudele guerra in Cecenia; Varlam T.Salamov che dai gulag siberiani è riuscito a fare arrivare i suoi scritti non svendendo l’anima né la dignità; Miriam Makeba, Mama Africa, la voce che ha cantato la libertà di un continente, morta a Castel Volturno dopo un concerto per ricordare sei fratelli africani uccisi dalla camorra.
Tutto questo è Dall’inferno alla bellezza: ma - come scriveva Albert Camus – l’inferno ha un tempo solo, la vita un giorno ricomincia.

So già cosa si dirà domani (anzi, cosa si inizia a dire oggi): che non è con spettacoli come questi che si sconfigge la Camorra.
Falso. Il contrasto sul campo serve tanto quanto la denuncia delle connessioni, del potere delle cosche, potere criminale, dei legami con la politica (che ancora oggi è considerato un tema tabù, su escono articoli di giornale vergognosi come questo).
Come fa Saviano col libro Gomorra.

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