22 novembre 2009

La nuova bomba sociale

Tante sono le aziende in crisi.
La Alcoa in Sardegna, che decide di chiudere con una email gli stabilimenti di Portvesme (Cagliari) e Fusina, e lasciare spasso migliaia di lavoratori.
La Vinyls, a Porto Marghera, dove gli operai si sono arrampicati sui tralicci a 60 metri, per protesta e per difendere il posto.
Gli operai della Alfa Romeo di Arese che chiedono di essere ricollocati e non spostati a Torino. Si dice che la Fiat in quella area voglia costruire degli alberghi per l'expo 2015.
La Tenaris a Dalmine nel bergamasco.
Agile, ex Eutelia a Roma.
La Glastom a Bregnano, nel comasco, in mano ad una multinazionale finlandese.
La Nokia Siemens a Cinisello Balsamo.

Tutte aziende in crisi, o meglio, che con la scusa della crisi, chiudono i battenti, si spostano all'estero, portandosi via tecnologie ed esperienze e lasciandosi alle spalle lavoratori senza lavoro.
Chi sta uccidendo (o svendendo) le industrie italiane?
Dopo aver dato la risposta a questa domanda occorrerà trovare una soluzione alla nuova bomba sociale che sta esplodendo: per i lavoratori e le loro famiglie che difenderanno il loro diritto ad un posto, sancito dalla Costituzione. Quel lavoro che da dignità alle persone.
Lavoro che oggi, una volta perso, è perso per sempre.
Forse è ora di dire basta con queste chiacchiere sulle riforme condivise, in nome di un finto garantismo che premia più i criminali presunti che non le vittime.

Cosa starà facendo Berluskò d'Arabia oggi? Starà discutendo della discriminazione delle donne in Arabia (come aveva chiesto la Santanchè)? Avrà parlato della religione cattolica davanti a 200 danzatrici del ventre (come Gheddafi)?

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