Come mi batte forte il cuore - il capitolo sulla paura, nella società, negli anni di piombo
Non riesco a levarmi dagli occhi i bastoni neri dei quotidiani, i lampi blu delle volanti, le chiazze rosse di sangue sui lenzuoli bianchi, sui marciapiedi nei contorni tracciati col gesso.
Mi guardo intorno e sento scoppiarmi nella testa le urla e il fumo dei cortei passati mille volte da qui, come una pellicola appiccicosa che si sovrappone all'immagine della strada trafficata della città presente.
E' forse la stessa ombra che cala negli occhi a tanti milanesi sopra i cinquanta, che appena si sente parlare degli anni Settanta si rabbuiano e ripetono che si aveva tanta paura, che non si può nemmeno immaginare.
Il terrorismo aimenta l'inquietudine che serpeggia tra i cittadini e avvelena la quotidianità; produce al contempo una sorta di abitudine, un'assuefazione alla violenza nei media e nell'opinione pubblica. Per affermarsi nel mercato sempre più affollato del partito armato, si innesca tra i terroristi un'escalation di violenza in cui alle gambizzazioni si sostituiscono gli omicidi. Cruciale diventa anche la scleta degli obiettivi: da una parte occorre 'specializzarsi' in un settore (la stampa, la magistratura, i carabinieri, il mondo dell'impresa, gli ospedali), dall'altra scegliere vittime che garantiscano visibilità o un sicure effetto intimidatorio: le piccole ditte del terrorismo devono rendersi competitive e mirare all'efficienza, nella guerra contri il capitalismo dello Stato Imperialista delle Multinazionali.
pagine 177-178
Technorati: Benedetta Tobagi
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