La sentenza (e le motivazioni) in Appello di condanna al senatore Dell'Utri, la separazione tra i suoi rapporti di mafia e la genesi di Forza Italia, la trattativa e le stragi di mafia del 1992-1993.
E tutte le domande che ne seguono?
Vogliamo veramente scoprire la verità su queste stragi oppure, come ha detto una volta lo scrittore Sciascia, "difficile che lo stato voglia processare se stesso"?
Ora che la sentenza di appello ha separato prima e dopo il 1992, sui rapporti tra mafia, Dell'Utri e l'imprenditore Berlusconi (che ne uscirebbe come vittima consapevole dei ricatti) che considerazione possiamo avere del politico Berlusconi e del senatore Dell'Utri, nonchè fondatore del partito azienda?
Ma la puntata di Annozero, prima di cercare di dare una parziale risposta a queste, ha mostrato i volti e fatto parlare le vittime della mafia: la sorella di Claudio Traina, morto in via D'amelio dopo la bomba al giudice Paolo Borsellino.
Come i familiari della trage di via dei Georgofili, che si chiedevano come mai lo stato non si fosse messo nelle parti civili del processo, e nemmeno la regione Lombardia e Milano: forse anche questo un altro segnale ai mafiosi?
Strage che è stata riaperta dopo il pentimento e le dichiarazioni del mafioso Spatuzza, che farà riaprire forse i processi che si sono basati sulle parole di Scarantino. "Scarantino era un pentito inattendibile" dice il magistrato Alfonso Sabella che poi aggiunge "via D'Amelio non ha senso per Cosa Nostra".
Ecco, quello che manca oggi: un senso alla nostra storia. I perchè di quelle morti e di quelle stragi. I mandanti a volto coperto e scoperto.
E vedremo come finiranno i processi all'ex capo del Ros Mario Mori e a Dell'Utri in Cassazione.
Processo che metterà nero su bianco, una volta per tutti, i rapporti e gli tra mafiosi e l'attuale presidente del Consiglio: l'arrivo di Mangano ad Arcore, come protezione da parte di Teresi, Bontade (come ha raccontato l'altro pentito Francesco Di Carlo).
Mangano che tutti sapevano chi fosse: un mafioso di Portanova. "Berlusconi aveva paura e anzichè andare dai carabinieri va dai mafiosi". E si mette a disposizione, come "a disposizione" si sono poi messi i boss che ha incontrati a metà anni 70.
Ma di questi giorni sono anche le rivelazioni dell'ex ministro Conso sui 41 bis che non sono stati rinnovati a un centinaio di mafiosi, nel novembre 1993. Cosa è successo: dopo le bombe e le stragi, anche lo stato si è comortato come quell'imprenditore che, spaventato per le minacce di rapimento al figlio, si è piegato alla mafia?
Rapimento di cui ha parlato Gaspare Mutolo: si stava progettando nel 1974, e poi viene annullato. Dopo qualche tempo Mangano arriva ad Arcore come "stalliere".
Che stato sarebbe questo, allora? Uno che chiede il rispetto delle leggi ai cittadini, ma poi è il primo a violarle?
In studio a commentare la sentenza, i processi, le rivelazioni dei pentiti, c'erano i giornalisti Franco Bechis, Gianluigi Nuzzi, Lirio Abbate ed Enrico Mentana. Massimo Ciancimino e la madre, intervista a casa sua, sugli incontri del marito con Berlusconi a Milano, incontri che B. e Ghedini negano ("forse se l'è scordato").
Ciancimino ha risposto nel merito della sua inattendibilità, sancita dalla corte di Palermo "de relato", non avendolo mai ascoltato in dibattimento.
Bechis ha spiegato come in questo processo non ci siano prove documentali, ma solo i racconti dei pentiti, a volte in contrasto tra loro su alcuni fatti (De Carlo e il processo sulla morte di Calvi).
Salvatore Borsellino, in collegamento, è tornato sulla trattativa "oggi siamo ad un passo dalla verità, ma serve la volontà di arrivarci".
Trattativa per cui Ciancimino ha fatto i nomi, per i referenti politici, di Rognoni e di Mancino.
E non è improbabile che verrnno ascoltati prossimanente dai magistrati di Palermo.
Se Nuzzi sottolinea la separazione netta tra mafia e Forza Italia, uscita dalla sentenza di appello, Lirio Abbate ha ricordato che dopo il novembre 1993, dopo che il 41 bis non è stato rinnovato a 300 mafiosi, non ci sono state più stragi. Un caso? O un segnale a chi doveva capire?
Come ha potuto prendere questa decisione, il ministro Conso, si chiedeva Giovanna Maggiani Cheli, presidente dell'associazione familiari delle vittime: "davvero vuole tenersi questa responsabilità in solitudine"?
Nel suo intervento Travaglio ha parlato del 1994: i primi atti del governo B. 1. Ovvero la televisione del biscione messa a disposizione per gli attacchi ai magistrati. Il lavoro della Maiolo (l'abolizione della custodia cautelare, tra le altre cose).
La presenza di Dell'Utri a fianco di Berlusconi: non è che quando dice che Mangano (morto) è un eroe, è per parlare di se stesso? Invoca il silenzio dei vivi? Di quelli che se volessero parlare .. come Filippo Graviano?
E cosa farà quando, come ha anbche detto Maroni, se la sentenza dovesse essere confermata e Dell'Utri finirà in carcere. Dirà che è nipote di Mubarak?
"Simul stabunt vel simul cadent": dietro questo motto latino sta un altro perchè.
"Come insieme staranno così insieme cadranno". Si tratta di Berlusconi e Dell'Utri: se dopo la sentenza B. non ha fatto un passo netto circa l'allontanamento del suo collaboratore significa che esiste un forte legame che non si può separare facilmente.
Questo dovrebbe dirci molto su quelle che sono le leve che spingono la politica del nostro governo. Forse, l'epoca dei ricatti è ancora attiva oggi.
Non è un caso la dichiarazione del presidente di qualche mese, quando si iniziava a parlare delle indagini che si riaprivano a Palermo sulle stragi "ci sono persone che stanno complottando contro di me".
"Sono storie bagnate dal sangue che ancora non si è asciugato in via D'Amelio" ha risposto Borsellino.
Durante la trasmissione è intervenuto anche Benny Calasanzio (il cui nonno e uno zio sono stati uccisi dalla mafia perchè non si sono voluti piegare), che ha presentato il suo libro "Sotto processo".
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