I giudici della quinta sezione del tribunale di Palermo hanno condannato, complessivamente, a quasi 20 anni di reclusione, 8 tra imprenditori e amministratori locali accusati, a vario titolo, di concorso in associazione mafiosa, truffa e turbativa d’asta. Due le assoluzioni. Due i non doversi procedere per prescrizione dei reati.
La pena più alta, 7 anni, è stata inflitta ad Antonino Fontana, imprenditore ed ex consulente dell’amministrazione comunale di Ficarazzi (Palermo), poi sciolta per infiltrazioni mafiose. Vecchio esponente del Pci e dirigente delle coop rosse, Fontana entrò in contrasto con l’allora segretario regionale, Pio La Torre, poi ucciso dalla mafia, che ne chiese l’espulsione dal partito. Secondo gli inquirenti, Fontana avrebbe avuto stretti rapporti d’affari con diversi esponenti mafiosi della famiglia di Bagheria come Simone Castello, “postino” che smistava la corrispondenza del boss Bernardo Provenzano. [Il fatto quotidiano]
Dopo 28 anni, dalla morte di Pio La Torre, si è fatta giustizia.
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