E qual rovinìo era sopravvenuto in Sicilia di tutte le illusioni, di tutta la fervida fede, con cui s’era accesa alla rivolta!Luigi Pirandello, I vecchi e i giovani
Povera isola, trattata come terra di conquista!
Poveri isolani, trattati come barbari che bisognava incivilire!
Ed eran calati i Continentali a incivilirli: calate le soldatesche nuove, quella colonna infame comandata da un rinnegato, l’ungherese colonnello Eberhardt, venuto per la prima volta in Sicilia con Garibaldi e poi tra i fucilatori di Lui ad Aspromonte, e quell’altro tenentino savojardo Dupuy, l’incendiatore; calati tutti gli scarti della burocrazia; e liti e duelli e scene selvagge; e la prefettura del Medici, e i tribunali militari, e i furti, gli assassinii, le grassazioni, orditi ed eseguiti dalla nuova polizia in nome del Real Governo; e falsificazioni e sottrazioni di documenti e processi politici ignominiosi: tutto il primo governo della Destra parlamentare!
E poi era venuta la Sinistra al potere, e aveva cominciato anch’essa con provvedimenti eccezionali per la Sicilia; e usurpazioni e truffe e concussioni e favori scandalosi e scandaloso sperpero del denaro pubblico; prefetti, delegati, magistrati messi a servizio dei deputati ministeriali, e clientele spudorate e brogli elettorali; spese pazze, cortigianerie degradanti; l’oppressione dei vinti e dei lavoratori, assistita e protetta dalla legge, e assicurata l’impunità agli oppressori...
Ogni volta, è sempre un piacere rileggere questo libro di Andrea Camilleri, ambientato nella Sicilia nei primi decenni dopo l'unità di Italia: una Sicilia popolata, secondo lo stile del maestro, da prefetti scorbutici, generali piemontesi, questori, avvocati azzecarbugli e esponenti dell'onorata società.
Come scritto nel brano di Pirandello nell'introduzione "prefetti, delegati, magistrati messi a servizio dei deputati ministeriali, e clientele spudorate e brogli elettorali; spese pazze, cortigianerie degradanti; l’oppressione dei vinti e dei lavoratori, assistita e protetta dalla legge, e assicurata l’impunità agli oppressori".
E' un piacere, per il tono ironico con cui Camilleri racconta questa storia basata sull'equivoco che parte da una richiesta per una concessione telefonica, fatta erroneamente al prefetto Marascianno, che vede complotti socialisti per ogni dove, e che trasforma l'inetto Pippo Genuardi in un pericoloso sovversivo.
Stretto in una morsa dai carabinieri da una parte, e dalla maffia dall'altra (come quel Longhitano, insignito dallo stesso stato col titolo di commendatore).
La costruzione del libro, come per Il birraio di Preston, alterna pezzi di dialogo - cose dette - a pezzi di giornale o lettere (spesso col tipico tono burocratico ministeriale) - cose scritte.
E nei dialoghi troviamo passi come questo: il dialogo tra il mafioso Longhitano e Genuardi, che si caca sotto "per lo scanto"
“Oddio ... oddio ... mi pigna a pagnittuna?”
“Sì, accussì si sveglia”
“Oddio ...a botte mi vuole ammazzare?”
“Ma quali botte! Che è questo feto?”
“Addosso mi cacai, commendatore. Prima di .. mi consente una pregliera? Posso recitare l'atto di dolore? Mio Dio, mi pento e mi dolgo ..”
“Signor Genuardi, la finisca con queste buffonate”
Ma più di tutte, le scene d'amore (amore socialista):
“Maria Maria Maria sì sì sì Maria Maria morta sognu ..”
“Alla spajacarretto, Taninè!”
“Sì sì sì sì Maria Maria Maria sìsìsìsì morta sognu”
“Alla socialista, Taninè!”
“Aspetta ca m'assistemu. Accussì Maria chi mali! Chi mali! Chi ma .. Sì. Sì. Sì. Sìsìsìsìsìsì.
Morta sognu ...”
I link su ibs.
La scheda del libro sul sito della Sellerio e su Vigata.org
Technorati: Andrea Camilleri
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