Come si vive in un paese delle stragi impunite, della politica opaca e collusa (un senatore condannato in secondo grado per mafia, un ministro indagato, le giunte sciolte per mafia) , dove parte del paese è soffocato dalla criminalità organizzata?
Si vive ai limiti o peggio, al di fuori della democrazia.
Anno dopo anno, le vittime e le persone che vogliono liberarsi da questa schiavitù, chiedono la verità sulle stragi di mafia, come l'attentatuni a Capaci contro Falcone e la sua scorta.
Ma diventa sempre più difficile.
Perchè a chi chiedi di indagare? A chi chiedi la verità? Allo stato che con una mano dice di voler combattere la mafia e con l'altra attacca i magistrati?
Se lo chiede metaforicamente anche il super procuratore Piero Grasso. Che di fronte alla riforma della giustizia "Io la contesto dal titolo. Non è una riforma della giustizia ma del rapporto tra magistratura e politica. Nel senso che la riforma che attendevano i cittadini è qualcosa di diverso, la possibilità di celebrare rapidamente un processo, eliminando regole e orpelli che ne rallentano lo svolgimento".
"Questo anniversario - ha detto Grasso - cade in un momento in cui i magistrati sono spesso messi sotto accusa, ma questo non ci deve turbare più di tanto anche se ci sono tentativi di delegittimazione noi dobbiamo rispondere con i fatti, i comportamenti, il lavoro, i nostri provvedimenti. Non dobbiamo accettare la rissa e dobbiamo continuare a fare il nostro dovere come abbiamo sempre fatto e come i cittadini vogliono".
E la mafia ringrazia.
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