Il 28 maggio 1974, a Brescia una bomba posata da mani fasciste uccise 8 persone ferendone altrettante, riunite per una manifestazione antifascista organizzata dai sindacati.
Una delle stragi avvenute in Italia, negli anni della strategia della tensione, quella guerra asimmettrica con lo scopo di destabilizzare, creare paura e caos, per stabilizzare al centro la politica italiana, nel rispetto degli accordi di Yalta.
Recentemente il Tribunale di Brescia ha assolto un generale dell'esercito assieme ad esponenti della galassia neofascista (ed un ex politico) dal reato di strage: pur esistendo dei gravi indizi, non hanno trovato in questi le prove della colpevolezza.
Ma se la strage è rimasta senza colpevoli giudiziari, rimane il contesto, i fatti di questa pagina nera del nostro fascismo. La mano che ha messo la bomba, i servizi che hanno coperto (l'Anello o Noto servizio), la politica che ne ha beneficiato.
Nelle lettere luterane, Pasolini aveva scritto questo articolo in cui chiedeva di mettere sotto processo penale la Democrazia Cristiana e i suoi vertici:
«accusati di una quantità sterminata di reati, che io enuncio solo moralmente […]: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna […], distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani […], responsabilità della condizione, come suol dirsi, paurosa, delle scuole, degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria, responsabilità dell’abbandono ‘selvaggio’ delle campagne…».
Ci avete sconfitti, ma oggi sappiamo chi siete, diceva l'ex magistrato Libero Mancuso. E continueremo a ricordare cosa avete fatto.
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