In attesa del referendum del 12 giugno, la Sardegna si porta avanti, con un bel no al nucleare.
Servirebbe ora un altro referendum, sul permesso alle trivellazioni in mare, di fronte alle coste della Sicilia: senza farlo sapere troppo in giro (nemmeno ai siciliani stessi), il governo ha dato il permesso alle trivellazioni al largo delle coste dell'isola.
Chi vigilerà sulla sicurezza di questi impianti in una zona di rpegio ambientale (non si voleva rilanciare il turismo al sud?)?
Quanto pagano allo stato queste aziende straniere?
Alcuni parlamentari regionali del PDL hanno denunciato questo in una interrogazione parlamentare
“A prescindere dall’insormontabile problema ecologico, – hanno spiegato i Parlamentari – le stesse royalty chieste dall’Italia alle società estrattive sono fonti di vergognose speculazioni. Il 4% richiesto dal nostro Paese è una percentuale ridicola, da teatro comico, rispetto a quanto le società petrolifere sono costrette a versare ad altri Paesi che ospitano le loro piattaforme: l’85% alla Libia e all’Indonesia, l’80% alla Russia e Norvegia, il 60% all’Alaska e il 50 % al Canada e, come se tutto ciò non fosse sufficiente, a dimostrare l’antieconomicità, per il nostro Paese, delle concessioni alle trivellazioni, occorre aggiungere che siamo l’unico Stato al mondo a concedere una franchigia di 150.000 barili all’anno alle società estrattive”.
Cosa vogliamo fare? Aspettiamo il prossimo disastro ambientale?
Così governiamo il territorio?
Scorie nucleare lasciate nei depositi. Poligoni di tiro inquinati dalle munizioni.
Slavine, frane e rischio allagamenti.
E ora anche le trivellazioni.
Servirebbe ora un altro referendum, sul permesso alle trivellazioni in mare, di fronte alle coste della Sicilia: senza farlo sapere troppo in giro (nemmeno ai siciliani stessi), il governo ha dato il permesso alle trivellazioni al largo delle coste dell'isola.
Chi vigilerà sulla sicurezza di questi impianti in una zona di rpegio ambientale (non si voleva rilanciare il turismo al sud?)?
Quanto pagano allo stato queste aziende straniere?
Alcuni parlamentari regionali del PDL hanno denunciato questo in una interrogazione parlamentare
“A prescindere dall’insormontabile problema ecologico, – hanno spiegato i Parlamentari – le stesse royalty chieste dall’Italia alle società estrattive sono fonti di vergognose speculazioni. Il 4% richiesto dal nostro Paese è una percentuale ridicola, da teatro comico, rispetto a quanto le società petrolifere sono costrette a versare ad altri Paesi che ospitano le loro piattaforme: l’85% alla Libia e all’Indonesia, l’80% alla Russia e Norvegia, il 60% all’Alaska e il 50 % al Canada e, come se tutto ciò non fosse sufficiente, a dimostrare l’antieconomicità, per il nostro Paese, delle concessioni alle trivellazioni, occorre aggiungere che siamo l’unico Stato al mondo a concedere una franchigia di 150.000 barili all’anno alle società estrattive”.
Cosa vogliamo fare? Aspettiamo il prossimo disastro ambientale?
Così governiamo il territorio?
Scorie nucleare lasciate nei depositi. Poligoni di tiro inquinati dalle munizioni.
Slavine, frane e rischio allagamenti.
E ora anche le trivellazioni.
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