16 maggio 2011

L'ora incerta tra il cane e il lupo, di Hans Tuzzi

Mercoledì 20 marzo, mattina
La marchesa uscì alle cinque. Ma questo lo scoprirono dopo. E fu, per giorni, l'unica cosa certa delle sue ultime ore di vita. Dove fosse andata, chi avesse visto prima di finire così, nessuno sapeva dirlo.


Inizia così, con questo incipit omaggio a Valery, questo bel noir di Hans Tuzzi. La marchesa si chiama Elisabetta Crimoli, giornalista free lance per una rivista per cui si occupa di attualità e di svago. Nobile per nascita, ma con dietro una ricchezza per lo più costituita da risaie e case coloniche. Per quale motivo, questa bella donna di nemmeno 30 anni, è stata uccisa e sfigurata in un fosso oltre il parco delle rose, oltre Chiaravalle?
Siamo a Milano, nel freddo finale dell'inverno del 1985: la squadra del vicequestore Melis, deve scoprire chi ha ucciso la giovane donna, iniziando a rispondere alla seconda domanda: cosa ci faceva quella sera, in quel posto frequentato per lo più da prostitute?

A disposizione di Melis (e del commissario Iurilli, gli agenti D'Aiuto, Lambiase che indagano sul caso), solo tre nomi sull'agenda.

Roberto Minchio Ballo, un faccendiere (per non dire speculatore finanziario) presidente di una società in stile scatole cinesi che si chiama Hotahora, di bell'aspetto. Ex fidanzato, lasciato prima di Natale. Potrebbe essere la gelosia il movente del delitto?

Maurizio Biolchini, direttore del personale dell'azienda di famiglia, pardon, responsabile delle risorse umane, come è meglio dire. Una persona che probabilmente, dall'aspetto non si direbbe che avrebbe il coraggio di uccidere una persona. Ma di licenziare una decina di dipendenti sì, anzi, metterli in mobilità. Perchè oggi è più pudico parlare di esuberi, anziché di licensiamenti. Ex compagno di università di Elisabetta, era diventato nelle ultime settimane più assiduo.

EC, o meglio Enrico Caviglia (come il generale della prima guerra Mondiale), cartomante che la Cimoli aveva iniziato a frequentare negli ultimi mesi.

Le indagini sul delitto sono anche un'occasione per riflettere sulla Milano che sta cambiando, attraverso le riflessioni dell'investigatore (con la sua pipa, come un Maigret meneghino): la vecchia mala che non c'era più, il centro che si stava spopolando, la periferia che piano piano si trasforma in città trasformando Milano in un unico agglomerato, una colata di cemento da Saronno ad Abbiategrasso, dal Ticino all'Adda.
Quartieri della Milano bene, dove trovano casa i nuovi sciuri di Milano, separati per poche centinaia di metri, da quartieri dove comprare eroina alla luce del sole.
E, infine, anche la presenza sempre più palese della mafia: dietro negozi, bar, dietro certe minacce e piccoli atti di distruzione alle serrande di esercizi commerciali.

Oltre al delitto Cimoli, Melis e i suoi collaboratori sono pure sulle tracce di un boss della mafia, di una certa importanza, Domenico Palmisano, scoperto per caso per le strade di Milano.
Cosa sta organizzando il suo clan sotto la madunina?

“L'ora incerta tra il cane e il lupo” è un giallo colto, secondo lo stile dei torinesi Fruttero e Lucentini, per le continue citazioni letterarie del protagonista e della compagna Fiorenza, pure appassionata di libri (nonché editor in una casa editrice), passione che gli torna anche utile fornendogli spunti nelle sue indagini.
Passato e presente che si incontrano o che forse sarebbe meglio dire, che si scontrano: passato e presente della città (la nuova finanza, la nuova criminalità), nella letteratura, nel linguaggio (e nei dialetti usati dai personaggi) e nei milanesi.

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La scheda del libro sul sito di Bollati Boringhieri

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