Mi sembra in questi giorni, per la frenesia dei partiti, di guardare
un film che gira a velocità doppia. La scelta delle primarie
“aperte” del PD e semiaperte del PDL, le discussioni sulla
legge elettorale, sul nuovo modello di Stato.
Le proposte di riforma dell'istruzione e le leggi anticorruzione, su cui forse si presenterà la fiducia.
Sembra che tutto il nostro stato siano messo in discussione: dallo stato sociale, al modello industriale, al modello di Europa.
Eppure, a vedere bene, mettendo il film alla velocità corretta, nessun cambiamento vero ci aspetta all'orizzonte.
Anche la nomina “di buon governo” dei verticiRai è all'insegna della governance (ma è lei o è lui, ci si chiede), e del cambiamento (presunto) , con dei manager che proveniendo dalla finanza, che sanno come tagliare i costi dell'azienda di informazione e cultura.
Perchè, notoriamente, con cultura e informazione non si mangia.
Oggi, se non sei banchiere o bocconiano, o ex manager di qualche azienda quotata in borsa, non sei nessuno. Eppure dovrebbe essere proprio il contrario: abbiamo visto quello che sono stati capaci di fare i banchieri italiani.
Prima le banche italiane erano solide. Poi i primi scricchiolii e sono partite le cure dimagranti del personale (ma gli stipendi di giada dei supermanager non si toccano).
Hanno preso i soldi dalla BCE, i nostri soldi, e li hanno investiti in titoli di stato (una piccola speculazione), dando l'illusione che i tecnici avessero salvato il paese.
E ora, si parla di altri soldi.
In parallelo si è mossa anche la magistratura, o l'agenzia delle entrate, che ha mostrato il volto seminascosto della finanza italiana. Monte dei paschi, Intesa, Unicredit, Banca popolare Milano.
Ma prima c'è stato spazio per Telecom, per Wind (il dg della Rai viene proprio da lì, dall'azienda del faraone Sawiris), per Fastweb.
Qualche tempo fa, alcuni dipersonaggi della finanza erano indicati come il papa nero dei partiti: Passera e Profumo, in particolare.
Oggi, gli stessi partiti, capita l'antifona del responso delle urne, e dei sondaggi, si sono chiusi a riccio, nell'ennesimo tentativo di cambiare tutto (il film a velocità doppia) per non cambiare niente.
Così mentre sulle nomine del governo siamo passati dalla prevalenza della politica alla prevalenza dei bocconiani (almeno ci hanno risparmiati i nani e le ballerine), dall'altra parte si studia il metodo Grillo, si parla di primarie ma anche di convergenze parallele al centro, si lanciano liste civiche.
E anche di apertura alla società civile, ma senza ascoltare alcuna delle rivendicazioni di questa famigerata società: sul lavoro (e contro le revisioni dell'articolo 18), sulla giustizia (contro i corrotti, contro gli evasori), sull'ambiente (basta con le grandi opere, basta con gli inceneritori) e la difesa del territorio (che poi significa prevenire le emergenze come alluvioni e terremoti), sui costi della politica, sulla difesa dei beni comuni ..
Cosa ne pensa Bersani di inceneritori, di discariche, di acqua pubblica, della TAV, delle nuove autostrade?
Abbiamo visto cosa questa classe dirigente è stata capace, o incapace di fare.
Abbiamo visto cosa ha combinato la finanza mondiale e quella italiana (tra l'altro morbosamente legata alla classe politica).
Sarebbe ora di cambiare. Ma sul serio.
Il governatore della banca d'Italia Visco, che come mestiere dovrebbe fare altro, ieri ha ricordato ai politici che le priorità sono giustizia civile, corruzione, l'inefficienza del settore pubblico (e la burocrazia statale).
Chissà se la platea accoglierà i consigli.
Le proposte di riforma dell'istruzione e le leggi anticorruzione, su cui forse si presenterà la fiducia.
Sembra che tutto il nostro stato siano messo in discussione: dallo stato sociale, al modello industriale, al modello di Europa.
Eppure, a vedere bene, mettendo il film alla velocità corretta, nessun cambiamento vero ci aspetta all'orizzonte.
Anche la nomina “di buon governo” dei verticiRai è all'insegna della governance (ma è lei o è lui, ci si chiede), e del cambiamento (presunto) , con dei manager che proveniendo dalla finanza, che sanno come tagliare i costi dell'azienda di informazione e cultura.
Perchè, notoriamente, con cultura e informazione non si mangia.
Oggi, se non sei banchiere o bocconiano, o ex manager di qualche azienda quotata in borsa, non sei nessuno. Eppure dovrebbe essere proprio il contrario: abbiamo visto quello che sono stati capaci di fare i banchieri italiani.
Prima le banche italiane erano solide. Poi i primi scricchiolii e sono partite le cure dimagranti del personale (ma gli stipendi di giada dei supermanager non si toccano).
Hanno preso i soldi dalla BCE, i nostri soldi, e li hanno investiti in titoli di stato (una piccola speculazione), dando l'illusione che i tecnici avessero salvato il paese.
E ora, si parla di altri soldi.
In parallelo si è mossa anche la magistratura, o l'agenzia delle entrate, che ha mostrato il volto seminascosto della finanza italiana. Monte dei paschi, Intesa, Unicredit, Banca popolare Milano.
Ma prima c'è stato spazio per Telecom, per Wind (il dg della Rai viene proprio da lì, dall'azienda del faraone Sawiris), per Fastweb.
Qualche tempo fa, alcuni dipersonaggi della finanza erano indicati come il papa nero dei partiti: Passera e Profumo, in particolare.
Oggi, gli stessi partiti, capita l'antifona del responso delle urne, e dei sondaggi, si sono chiusi a riccio, nell'ennesimo tentativo di cambiare tutto (il film a velocità doppia) per non cambiare niente.
Così mentre sulle nomine del governo siamo passati dalla prevalenza della politica alla prevalenza dei bocconiani (almeno ci hanno risparmiati i nani e le ballerine), dall'altra parte si studia il metodo Grillo, si parla di primarie ma anche di convergenze parallele al centro, si lanciano liste civiche.
E anche di apertura alla società civile, ma senza ascoltare alcuna delle rivendicazioni di questa famigerata società: sul lavoro (e contro le revisioni dell'articolo 18), sulla giustizia (contro i corrotti, contro gli evasori), sull'ambiente (basta con le grandi opere, basta con gli inceneritori) e la difesa del territorio (che poi significa prevenire le emergenze come alluvioni e terremoti), sui costi della politica, sulla difesa dei beni comuni ..
Cosa ne pensa Bersani di inceneritori, di discariche, di acqua pubblica, della TAV, delle nuove autostrade?
Abbiamo visto cosa questa classe dirigente è stata capace, o incapace di fare.
Abbiamo visto cosa ha combinato la finanza mondiale e quella italiana (tra l'altro morbosamente legata alla classe politica).
Sarebbe ora di cambiare. Ma sul serio.
Il governatore della banca d'Italia Visco, che come mestiere dovrebbe fare altro, ieri ha ricordato ai politici che le priorità sono giustizia civile, corruzione, l'inefficienza del settore pubblico (e la burocrazia statale).
Chissà se la platea accoglierà i consigli.
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