"E' soltanto risibile parlare di 'misteri del Quirinale'"
In relazione ad alcuni commenti di stampa sul contenuto di intercettazioni di colloqui telefonici tra il senatore Mancino e uno dei consiglieri del Presidente della Repubblica, si ribadisce che ovvie ragioni di correttezza istituzionale rendono naturale il più rigoroso riserbo, da parte dei consiglieri, circa i loro rapporti con il Capo dello Stato. Parlare a questo proposito di "misteri del Quirinale" è soltanto risibile.
Tuttavia, per stroncare ogni irresponsabile illazione sul seguito dato dal Capo dello Stato a delle telefonate e ad una lettera del senatore Mancino in merito alle indagini che lo coinvolgono, si rende noto il testo della lettera inviata dal Segretario generale della Presidenza, Donato Marra, in data 4.4.2012, al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione:
"Illustre Presidente, per incarico del Presidente della Repubblica trasmetto la lettera con la quale il Senatore Nicola Mancino si duole del fatto che non siano state fin qui adottate forme di coordinamento delle attività svolte da più uffici giudiziari sulla "c.d. trattativa" che si assume intervenuta fra soggetti istituzionali ed esponenti della criminalità organizzata a ridosso delle stragi degli anni 1992-1993. Conformemente a quanto da ultimo sostenuto nell'Adunanza plenaria del CSM del 15 febbraio scorso, il Capo dello Stato auspica possano essere prontamente adottate iniziative che assicurino la conformità di indirizzo delle procedure ai sensi degli strumenti che il nostro ordinamento prevede, e quindi anche ai sensi delle attribuzioni del procuratore generale della Cassazione fissate dagli artt. 6 D.Lgs. 106/2006 e 104 D.Lgs. 159/2011; e ciò specie al fine di dissipare le perplessità che derivano dalla percezione di gestioni non unitarie delle indagini collegate, i cui esiti possono anche incidere sulla coerenza dei successivi percorsi processuali. Il Presidente Napolitano le sarà grato di ogni consentita notizia e le invia i suoi più cordiali saluti, cui unisco i miei personali".
Risulta dunque evidente che il Presidente Napolitano ha semplicemente - secondo le sue responsabilità e nei limiti delle sue prerogative - richiamato l'attenzione di un suo alto interlocutore istituzionale su esigenze di coordinamento di diverse iniziative in corso presso varie Procure: esigenze da lui stesso espresse nel tempo, anche in interventi pubblici svolti al Csm per "evitare l'insorgere di contrasti ed assicurarne il sollecito superamento", proprio ed esclusivamente al fine di pervenire tempestivamente all'accertamento della verità su questioni rilevanti, nel caso specifico ai fini della lotta contro la mafia e di un'obbiettiva ricostruzione della condotta effettivamente tenuta, in tale ambito, da qualsiasi rappresentante dello Stato.
Tuttavia, per stroncare ogni irresponsabile illazione sul seguito dato dal Capo dello Stato a delle telefonate e ad una lettera del senatore Mancino in merito alle indagini che lo coinvolgono, si rende noto il testo della lettera inviata dal Segretario generale della Presidenza, Donato Marra, in data 4.4.2012, al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione:
"Illustre Presidente, per incarico del Presidente della Repubblica trasmetto la lettera con la quale il Senatore Nicola Mancino si duole del fatto che non siano state fin qui adottate forme di coordinamento delle attività svolte da più uffici giudiziari sulla "c.d. trattativa" che si assume intervenuta fra soggetti istituzionali ed esponenti della criminalità organizzata a ridosso delle stragi degli anni 1992-1993. Conformemente a quanto da ultimo sostenuto nell'Adunanza plenaria del CSM del 15 febbraio scorso, il Capo dello Stato auspica possano essere prontamente adottate iniziative che assicurino la conformità di indirizzo delle procedure ai sensi degli strumenti che il nostro ordinamento prevede, e quindi anche ai sensi delle attribuzioni del procuratore generale della Cassazione fissate dagli artt. 6 D.Lgs. 106/2006 e 104 D.Lgs. 159/2011; e ciò specie al fine di dissipare le perplessità che derivano dalla percezione di gestioni non unitarie delle indagini collegate, i cui esiti possono anche incidere sulla coerenza dei successivi percorsi processuali. Il Presidente Napolitano le sarà grato di ogni consentita notizia e le invia i suoi più cordiali saluti, cui unisco i miei personali".
Risulta dunque evidente che il Presidente Napolitano ha semplicemente - secondo le sue responsabilità e nei limiti delle sue prerogative - richiamato l'attenzione di un suo alto interlocutore istituzionale su esigenze di coordinamento di diverse iniziative in corso presso varie Procure: esigenze da lui stesso espresse nel tempo, anche in interventi pubblici svolti al Csm per "evitare l'insorgere di contrasti ed assicurarne il sollecito superamento", proprio ed esclusivamente al fine di pervenire tempestivamente all'accertamento della verità su questioni rilevanti, nel caso specifico ai fini della lotta contro la mafia e di un'obbiettiva ricostruzione della condotta effettivamente tenuta, in tale ambito, da qualsiasi rappresentante dello Stato.
Perchè il senatore Mancino si sarebbe sentito solo, abbandonato dallo Stato, dopo essere stato sentito dai pm palermitani sull'inchiesta per la trattativa Stato-mafia? Quali altri nomi avrebbero potuto venire fuori?
Perchè quella richiesta al pg della Cassazione sugli atti dell'inchiesta?
Cosa intende il consigliere giuridico del presidente D'Ambrosio quando al telefono col giornalista Marco Lillo parla di "segreto presidenziale"?
Non ne abbiamo abbastanza di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia di Portella della Ginestra? Perchè dobbiamo aggiungere altri misteri?
Ma in che razza di democrazia vogliamo vivere?
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