02 giugno 2012

La (sobria) festa della repubblica


Non sono le parate e le celebrazioni che danno lustro e onore al nostro paese: la parata dei militari, la banda, i discorsi pieni di retorica servono solo a salvare le apparenza di normalità di un paese in crisi come il nostro. Non facciamoci incantare dagli illusionisti.

Mentre a Roma si celebrava il 2 giugno (e a Milano si accoglieva il papa per la giornata della famiglia), in Emilia le persone continuavano ad affrontare i loro problemi per il terremoto con l'incognita della ricostruzione. Questa parola che, dopo l'Aquila, ha assunto un significato beffardo e sinistro.





Era giusto celebrare la festa della Repubblica, ma non così, non in questo momento. Cosa hanno a che fare le parate e i reparti in armi, con il referendum con cui gli italiani (donne comprese) si sono sbarazzati della monarchia e del vecchio apparato istituzionale?
Verrebbe da chiedersi con che coraggio, queste istituzioni che hanno in parte tradito il referndum dell'anno scorso sui beni comuni e affossato quello sulla legge elettorale si permettono di parlare del 2 giugno, della Repubblica e della Costituzione.

Siamo stanchi di discorsi, di proclami, di promesse.
Mentre a Roma si festeggia, qualche centinaio di chilometri sotto Roma, la regione Campania sta decidendo di rimuovere i vincoli sulle abitazioni nella zona rossa attorno al Vesuvio. Molti sindaci della zona si stanno battendo per abbattere i limiti per la costruzione di nuove case, in nome dello sviluppo e dell'economia.
Non abbiamo imparato niente dalle passate tragedie.

E parecchi chilometri più a nord di Roma, qui aInverigo, tre operai sono saliti in cima ad una gru, ieri, perprotestare: da mesi la loro società non viene più pagata per un lavoro in subappalto al castello Crivelli di Inverigo. Per i lavori di ristrutturazione che sono seguiti dalla Agritrade srl. Una società vicino alla regione.




Anche loro non sanno che farsene della sobrietà.

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