Enrico Mattei, vita, disavventure e
morte di un cavaliere solitario, di Francesco Niccolini e Simone
Cortesi
Di certo c'è che Enrico
Mattei è morto nell'incidente aereo del 26 ottobre 1962. Di
certo c'è che Mattei era un manager molto spregiudicato, nei suoi
rapporti coi partiti politici (“li uso come i taxi”,
diceva), con i giornalisti, con le sette sorelle (le sette più
grandi compagnie petrolifere americane e inglesi, fu Mattei a
coniare questa definizione), con i paesi produttori di petrolio. Di
certo c'è che, per questa sua spregiudicatezza subì molte
pressioni, sia all'interno dell'Eni, la sua azienda, che
all'esterno.
Dagli americani, dalla Francia, dall'Inghilterra, dall'Oas (per l'accordo firmato col governo algerino, molto favorevole con questi ultimi). Ma anche dall'ala filo atlantica della politica italiana. Quella per cui l'Italia era e doveva rimanere un paese a sovranità limitata. Anche per quanto riguarda la politica energetica.
Queste sono le cose certe: tutto il resto non è nemmeno più materia per le indagini giudiziarie, dopo che anche la procura di Pavia ha gettato la spugna. Nonostante siano provati di depistaggi di persone dentro lo Stato (compreso i soliti servizi). Nella sentenza di archiviazione il giudice Calia scrive di una attività occulta “protrattasi nel tempo, prima per la preparazione ed esecuzione del delitto e poi per disinformare e depistare, [attività occulta che] non può essere ascritta esclusivamente a gruppi criminali economici, italiani o stranieri, a “sette (o singole) ” sorelle o servizi segreti di altri paesi, se non con l'appoggio e la fattiva collaborazione – cosciente, volontaria e continuata – di persone e strutture profondamente radicate nelle nostre istituzioni e nello stesso ente petrolifero dello Stato”.
Credo che il giudice, faccia riferimento, tra
gli altri, alla commissione parlamentare voluta dall'allora ministro
della Difesa Giulio Andreotti, e del vicepresidente dell'Eni, Eugenio
Cefis.
E allora, se la magistratura alza le mani, come per la
bomba alla banca dell'Agricoltura (Piazza Fontana), per la strage di
Piazza della Loggia .. tocca agli storici, agli scrittori, ai
giornalisti, ai registi, agli intellettuali portare avanti il lavoro
di verità.
Quella verità che, in fondo, non è nemmeno troppo
lontana.
Col suo lavoro, Mattei stava incrinando i rapporti
politico economici nel mondo: prima di tutto col rapporto 75-25 in
favore dei paesi in cui si estraeva il petrolio, che poteva portare
una certa ricchezza anche ai paesi del terzo mondo. L'Eni si era
messa in testa di fare concorrenza agli americani, di emancipare
l'Italia almeno nel settore dell'approvvigionamento energetico, di
infrangere la cortina di ferro e fare affari anche coi russi.
E
anche al sud, in Sicilia (da cui partì per l'ultimo volo), poteva
arrivare grazie al petrolio quel benessere, quei posti di lavoro, che
avrebbero reso l'isola meno distante dal paese.
Uno così, è
pericoloso per troppe persone, non solo per la mafia.
Chissà cosa
sarebbe riuscito a combinare uno come Mattei, se fosse rimasto vivo
…
Dopo Francesco Rosi, regista del film Enrico Mattei, e
Pier Paolo
Pasolini, autore di Petrolio (rimasto incompiuto), Francesco
Niccolini e Simone Cortesi provano a raccontare questa storia, per
l'editore Becco Giallo, con i fumetti.
La scheda del
libro:
Enrico Mattei muore in un disastro aereo a Bascapè, in provincia di Pavia, la notte del 27 ottobre 1962, a 56 anni. Presidente dell'ENI e tra gli uomini più potenti dell'Italia del Dopoguerra, Mattei aveva immaginato un'Italia capace di rendersi autonoma nella produzione strategica di energia a danno delle imprese straniere che si spartivano il mercato mondiale del petrolio.Il "caso Mattei", vicenda torbida intrecciata alle scomparse violente del giornalista Mauro De Mauro e di Pier Paolo Pasolini, archiviata nell'immediatezza dei fatti come incidente aereo causato dalle cattive condizioni meteo, è stato riaperto a metà degli anni Novanta in seguito alle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta, che ha accusato la mafia italiana di aver sabotato su commissione l'aereo sul quale viaggiava Mattei.Il nuovo lavoro degli inquirenti ha portato alla luce delle tracce compatibili con la presenza di esplosivo sul velivolo, e un'opera sistematica di insabbiamenti, depistaggi e cancellazioni di prove che non hanno ancora reso possibile il pieno accertamento della verità.
“Che cosa era Enrico Mattei? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di elefante per le offese subite, abili nell’usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno.” – Giorgio Bocca
Alla fine del libro è riportata in maniera chiara la cronistoria degli eventi utile per chi in quel periodo era appena nato e quindi non conosce gli avvenimenti e gli aspetti politici nazionali ed internazionali che hanno caratterizzato la vita ed il lavoro di Enrico Mattei. Si consiglia la lettura.
In questi giorni
si ricorda la tragedia del Vajont (precisamente il 9 ottobre 1962):
tragedia legata, oltre che all'assenza di rispetto per la natura,
alla privatizzazione dell'energia elettrica, da parte del governo di
centrosinistra. Privatizzazione cui Mattei era contrario, perché la
riteneva un enorme spreco di denaro pubblico e un aumento del debito
pubblico.
Il libro “Profondo
nero” di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza: cosa lega
assieme le morti di Mattei, con quella del giornalista Mauro De Mauro
e Pier Paolo Pasolini?
Il link per ordinare il libro su
ibs.
Technorati:
Enrico Mattei,
Francesco
Niccolini , Simone
Cortesi
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