15 ottobre 2012

Un tesoro in cassa, di Stefania Rimini – Report


Cassa depositi e prestiti: 223 miliardi da 24 milioni di risparmiatori postali. Come li usa e chi decide?”
Questo è stato il tema dell'inchiesta di Stefania Rimini per Report.

Nata nel 1850, per raccogliere piccoli risparmi da utilizzare per finalità sociali.
Come aiutare i piccoli comuni a dismettere parte del loro patrimonio, per riuscire a fare cassa.
Invece, negli anni è successo che è stata privatizzata dal governo Berlusconi e dal ministro del Tesoro Tremonti, nel 2006. I rendimenti si sono abbassati, dice un risparmiatore: “Il rendimento giallo quello normale è 1,10%, quello oro è 1,6. Dal 2009 a oggi è variato di un sacco, mi ricordo 2% all'inizio quando l'ho aperto, nel 2010 secondo me siamo scesi a 0,3 e adesso 1”.

Dove sono andati i soldi, allora? 2 miliardi sono finiti alle imprese, 4 miliardi come sostentamento al loro export, 18 miliardi alle banche per dare un po' di ossigeno alle 53000 piccole e medie imprese in crisi.
La Cdp è diventata una struttura con fini sociali del privato e l'efficienza del pubblico, ha spiegato l'economista Zingales: nata per aiutare il pubblico in difficoltà, si sta trasformando in una piccola Iri, un piccolo tesoro da cui attingere per operazioni “di sistema” che però coinvolgono i soliti nomi.

Ma quali sono i criteri che spingono per una direzione piuttosto che un'altra? Come si decide su quale azienda investire, quale salvare dalla crisi?
L'inchiesta di Stefania Rimini ha cercato di fare luce su questa zona grigia.

Incominciando dai comuni.
94 miliardi della Cdp sono stati prestati agli enti pubblici: Lazio e Sicilia, tra gli altri.
I piccoli comuni hanno sempre più difficoltà ad ottenere un piccolo mutuo per fare dei lavori, o per dismettere un bene. Succede anche che si aspettino mesi prima di una risposta dalla Cassa e che, si debba perfino pagare una penale se lo si vuole estinguere (come una banca d'affari qualsiasi). Tutta colpa del patto di stabilità da una parte (che strozza i piccoli comuni, mettendoli sempre più nell'impossibilità di farcela da soli) e del nuovo corso “privato” dall'altra.

Oggi stiamo vivendo una situazione di ecomonia sociale al contrario: è il pubblico che finanzia il privato. Con la Cdp, col project financing, coi bond. Con la messa a gara dei servizi pubblici (nonostante il voto dei referendum).

1 miliardo della cdp è finito nelle tasche dei Benetton (per le sue autostrade), 450 milioni nelle tasche di Gavio, per la terza corsia della Rimini Ancora non ancora terminata.

Non è un caso se molti degli imprenditori finanziati sono anche i “capitani coraggiosi” della cordata CaiAlitalia.
Questo perché le nomine del cda della Cassa sono prettamente politiche, dall'ex ministro socialista Bassanini (e tutti gli altri ex politici, banchieri, ecc): è avvenuto un processo di “tremontizzazione” o di “leghizzazione”, che ha portato a sborsare 1 miliardo di euro per le municipalizzate del nord, per continuare con la privatizzazione dei servizi pubblici; che ha portato a finanziare la BreBeMi, dietro cui non ci sono interessi privati, ma il fatto che nel cda siede il presidente della provincia di Milano, Guido Podestà.

Le fondazioni bancarie.
Con la parziale privatizzazione della Cassa, il 30% è finito in mano alle fondazioni bancarie, le ex casse di risparmio. Sono strutture in mano a ex banchieri, ex politici trombati, dei piccoli potentati locali: sono il legame tra politica e finanza (di cui Report si è già occupato per il caso Mps a Siena).
Spiegava ieri Carlo Tecce su Il fatto: 
“ L'universo di Cdp è cambiato quando il ministro Giulio Tremonti ha steso un tappeto rosso per le Fondazioni bancarie, che custodiscono il patrimonio delle ex casse pubbliche: il 30 per cento di Cdp in versione società per azioni al prezzo di un miliardo. Le Fondazioni, contaminate dai politici, hanno indicato presidente Franco Bassanini, ex ministro ed ex socialista. Non manca l'ex ministro craxiano Gianni De Michelis, a titolo gratuito, nel ruolo di consulente. Il numero due è Giovanni Gorno Tempini, lavorava alla Mittel con Giovanni Bazoli di Banca Intesa. Tra i consiglieri ci sono Cristian Chizzoli, ex sindaco leghista di Capergnanica; Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente del fondo vaticano Ior. Sono gli uomini che staccano l'assegno per il Mose di Venezia oppure per l'acquisto di immobili statali o per pezzi di debito pubblico.”
Le fondazioni hanno investito 1 miliardo nel 2003, per prendere azioni privilegiate della Cds: oggi dovrebbero pagare il conguaglio, per la conversione in azioni normali. Sono 4 miliardi, che però le fondazioni non ci vogliono mettere, e che alla fine ci metteremo noi.
Perché il ministro Grilli non alza la voce con le banche? Forse perché anche lui è esponente del mondo bancario, e allora si fa prima ad alzare di 1 punto l'IVA.

Le società pubbliche in Cassa.
In Cdp confluiranno societàpubbliche di interesse nazionale: Sace, Simest e Fintecna, per un gioco contabile che permette di abbattere sulla carta il debito pubblico italiano (senza però abbatterlo per i suoi cittadini).
830 milioni sono finiti a Fincantieri, per far sì che la Carnival comprasse navi italiane. Ma la Cdp non ha competenze cantieristiche. 
Cosa ci dobbiamo aspettare? Che la Cassa ora si metta a comprare anche le Ferrovie, la Telecom (come ha spiegato poi l'inchiesta)?
A Parma si sono investiti 25 milioni per alloggi a 2000 euro al metro quadro, non certo edilizia sociale convenzionata.

Uno dei motti della Cassa è “facciamo crescere l'Italia”: come ha spiegato Stefania Rimini, se l'Italia non cresce è per colpa dell'alto costo dell'energia.
Colpa della scarsa concorrenza e dell'assenza di mercato: oggi con lo scorporo di Snam (che confluirà in Cdp) da Eni, si riuscirà ad avere tariffe più basse?
No, perché entrambe, Eni e Snam saranno sotto controllo della Cpd e del Tesoro. 

In assenza di una politica industriale di Stato, pubblica, succede allora a che a fare le scelte industriale per tutto il paese sono altri.
Chi comprerà gli scali abbandonati, costruiti dagli enti locali, che ora Passera vuole razionalizzare? La Cdp, come a Rimini, dove la Wind Jet ha lasciato tutti a piedi.
Il 29% della Sea di Milano (l'azienda degli aeroporti milanesi) è in mano al fondo F2I di Vito Gamberale, che ha ricevuto un finanziamento proprio dalla Cdp.
Non solo, il fondo sta investendo anche nella banda larga italiana (sempre grazie ad un prestito da 500 ml da Cdp).
Dunque se vogliamo avere finalmente la banda larga in Italia (per essere un paese quasi normale), dobbiamo aspettare un privato che investa con parte di soldi pubblici.

Ma non è solo questo. Telecom, vorrebbe vendere alla Cassa la propria rete telefonica in rame che oggi, con la fibra ottica, non ha valore.
Telecom vorrebbe 15 miliardi, con questi soldi, assieme a Metroweb, si metterebbe a cablare il paese. O meglio, la parte di paese economicamente conveniente.
E allora, perché la banda larga non la costruisce direttamente il pubblico? Forse si risparmierebbe, e tutti avrebbe l'accesso alla rete Internet veloce.
Ma forse pesa di più il fatto che Telecom ha debiti con Intesa, che a sua volta controlla tramite le fondazioni la Cassa.

Il fondo strategico.
Questo fondo serve per difendere società nel settore della difesa, delle assicurazioni, dei trasporti: fu una scelta felice di Tremonti.

Non ha fatto in tempo ad usarla per Parmalat, ma si sta usando per Kedrion, del senatore Marcucci (PD).
Ansaldo Energia e Avio.
E tutto questo rafforza l'immagine di una Cassa sempre più simile ad una Iri. Di interesse e funzione privata.
Tanto è vero che ormai gli stipendi dei manager della Cassa sono più simili a quelli di una banca d'affari.
L'amministratore Giovanni Gorno Tempini prende 952000 euro l'anno. L'ex AD Varazzani ha preso quasi 1 milione come indennità per il mancato rinnovo del mandato. 
Tramaglini, un altro manager ex Merryl Lich (che è stata indagata in Puglia e Milano) viaggia attorno a 600000 euro l'anno.


Il fondo italiano di investimento.

Interessante infine, il profilo internazionale della Cassa: ancora una volta lo racconta Carlo Tecce:
“La Cassa ha contributo con oltre 200 milioni al Fondo Italiano d'Investimento. Questo Fondo ha distribuito i capitali in Italia (a Gmm di Massimo Sordi o a Cartur, trasporti pubblici), poi si è scoperto di altri soldi concessi a Farmol e Truestar. Il titolare di Truestar, che ha ricevuto 10 milioni di euro, si chiama Fabio Talin e risiede in Svizzera, e la società sino al 2008 impacchettava i bagagli in 17 aeroporti nel mondo. Tra i soci c'era Paolo Berlusconi. Tutte le attività di Cdp, per definizione, devono avere “un'utilità sociale”. Non sempre è così.” 
Il finale della trasmissione: chi controlla l'attività della Cassa?
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Sentiamo cosa controlla la Commissione di Vigilanza Parlamentare sulla Cassa.
STEFANIA RIMINI
Se la Cassa decide di fare un grosso finanziamento a un’azienda piuttosto che di entrare con un aumento di capitale in un’azienda, voi come Commissione di Vigilanza lo sapete prima o dopo?
GIOVANNI LEGNINI  - COMMISSIONE VIGILANZA CASSA DEPOSITI E
PRESTITI
Mah, noi difficilmente lo sappiamo per la ragione che non è la Cassa direttamente che eroga denaro, ma questa finalità è affidata a società terze partecipate, controllate maggioritariamente…
STEFANIA RIMINI
E su queste a voi non arrivano informazioni?
GIOVANNI LEGNINI  - COMMISSIONE VIGILANZA CASSA DEPOSITI E PRESTITI
… o meno e noi non abbiamo il controllo su quelle società. Se avviene un fatto di cattiva gestione, col sistema attuale di controlli, le cose è probabile che si vengano a sapere a cose fatte.
STEFANIA RIMINI
Vuol dire che mentre i controllori si domandano se il toro è fertile o sterile, la mucca ti sforna il vitellino. E adesso cosa facciamo, lo rimettiamo dentro? Questo è il problema con la Cassa Depositi e Prestiti.
LUIGI ZINGALES  – ECONOMISTA UNIVERSITÀ DI CHICAGO
Loro sfruttano un vantaggio statale, per usi che dichiarano essere usi pubblici, però non rendono conto al pubblico, perché non sono direttamente… non sono scelte direttamente politiche e non sono scelte che vengono validate dal Parlamento; non sono neanche scelte totalmente private perché nessuno ha i soldi a rischio. Quindi questa commistione è quella che rende l’operazione particolarmente pericolosa perché nessuno deve rendere conto a nessuno.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
I vertici della Cassa e dei fondi purtroppo non hanno accettato di dire la loro. Ma guardando i numeri va tutto bene, però i  sintomi della degenerazione sono già tutti lì.
La Cassa sta fuori dalla Pubblica Amministrazione, ma è gestita dalla politica, che può farle aprire il portafoglio quando vuole perché i criteri sono elastici. Oggi non può entrare dentro le aziende decotte e questo è un bene. Gli investimenti dicono sono
solo “per lo sviluppo e strategici” allora fare edilizia convenzionata a Parma è
strategico? Dare una poltrona a De Michelis è per lo sviluppo? Fare un prestito alla
Carnival per comprare 2 navi dalla Fincantieri è per lo sviluppo o è un costoso
tappabuchi? Chi ci garantisce che un domani non possa diventare strategico salvare una banca, usando i soldi che i pensionati hanno messo in posta? Basta cambiare lo statuto e non sarebbe  la prima volta. Allora io che sono a casa e ho messo i miei risparmi in posta cosa devo fare levarli, toglierli da lì? Certo che no, primo perché il rischio non si elimina dalla vita, secondo perché rispetto alle alternative la Cassa è una verginella. Ma è un attimo farla diventare una escort perché non ci raccontano niente. Vivono nel chiuso delle loro stanze fanno le trattative riservate per esempio in questo momento trattano con Telecom quanto sborsare per una rete in rame, che poi con la fibra varrà sempre di meno. Sono soldi dei risparmiatori, trattative aperte
signor Bassanini e la smetta di dire che bisogna usare riservatezza. I giornalisti devono sapere per informare i risparmiatori che ci hanno messo i soldi e i contribuenti che quei soldi hanno garantito. La stessa cosa vale per le fondazioni che vivono di tavoli riservati e stanno facendo la trattativa col Tesoro per avere lo sconto se la fanno fra loro e se riusciranno a spuntare lo sconto di 3 miliardi glielo pagheremo noi, a cose fatte. Allora forse è finito il tempo di firmare le cambiali in bianco, il sistema va corretto. Come? Pensateci e fatecelo sapere. Così poi noi decidiamo se lasciare i nostri soldi in posta oppure tirarli via.    
Qui il pdf con la trascrizione della puntata. 


Update: il presidente Franco Bassanini ha replicato alla puntata inviando una mail pubblicata dal sito Dagospia

Caro Direttore,

in relazione al pezzo da Voi pubblicato oggi, relativo alla trasmissione di Report di ieri sera, Le segnalo che CDP ha dato mandato ai suoi avvocati di valutare i profili penali delle affermazioni diffamatorie false o tendenziose contenute nel servizio, e di prendere le relative iniziative a tutela degli interessi della Cassa e dei risparmiatori postali.

Poiché Lei ci rimprovera di avere rifiutato di rispondere alle domande di Report, Le segnalo solo che ciò è semplicemente non vero. Abbiamo risposto per iscritto a tutte le domande che la redazione ci ha sottoposto (ben 47): domande e risposte sono in allegato, e come vedrà sono "cattive" (le domande, come è giusto) e esaurienti (le risposte). La trasmissione non ne ha praticamente tenuto conto.

Tengo a sottolineare che in queste risposte (n. 41) c'è anche il dato relativo al mio stipendio (280.000 euro compreso la parte variabile legata ai risultati), che Report ha omesso, facendo credere che fosse milionario o quasi.....

Eravamo anche disposti a rispondere in video ad ogni domanda o critica, ma purché avvenisse in studio e in diretta, come avviene in altre trasmissioni tv. Non eravamo e non siamo invece disposti a far tagliuzzare e manipolare le nostre interviste registrate: cattiva abitudine alla quale non ci sembra serio prestarsi.

Quanto al finale invito ai risparmiatori postali a ritirare i loro risparmi, sottolineo che: 1. I risparmiatori postali sono garantiti dallo Stato; 2. CDP tiene una liquidità enorme (130 miliardi) proprio per far fronte ai propri obblighi verso di loro; 3. CDP è gestita in modo prudente (ha chiuso il 1° semestre del 2012 con 1,6 miliardi di utile). Dunque il rischio per i risparmiatori è zero!

Le sarò grato della pubblicazione di questa lettera di rettifica.

Cordiali saluti

Franco Bassanini
 

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