Potrebbe essere una delle ultime
stagioni di Report, questa. Il giornalismo vero, quello fatto da
giornalisti giornalisti, si sta trasformando, grazie all'opera del
legislatore, un mestiere per ricchi.
Nella riforma del reato di
diffamazione a mezzo stampa, per salvare il giornalista (recidivo)
Sallusti, sono state introdotte delle pene pecuniarie di un certo
rilievo, per chi viene condannato.
Non solo, si parla anche di una norma anti Gabanelli: togliere al giornalista free lance (come quelli di Report) la tutela da
parte dell'azienda per cui lavora. Report fa un servizio contro la
Fiat che non piace a Marchionne? Sulla Cassa depositi che non piace a
Bassanini? Sulla villa di Berlusconi ad Antigua che non piace al
cavaliere? Dovrà pagare di tasca sua. E magari subire l'interdizione
dal lavoro per un certo periodo.
Chi si permetterà più di
fare servizi “scomodi” contro qualche potente, sapendo che
rischia di tasca sua e per cifre non indifferenti?
Diventeremo un
paese diviso in due: chi sta sopra, e si può permettere di tutto,
tanto ci pensa signora prescrizione per i suoi reati, oppure si può
nascondere dietro l'immunità parlamentare, oppure basta pagare gli
organi dell'informazione per mettere certe cose a tacere.
E poi,
chi sta sotto.
Costretto a subire, tacendo (altrimenti pena
l'obbligo di rettifica per ogni giudizio non gradito).
Pagati bene.
In che modo sono
selezionati?
Quale è il loro vero curriculum?
Quali i
risultati che hanno ottenuto?
Si parla in questi giorni di
produttività, la nuova idea del governo del tecnici per rilanciare
il paese.
Che tradotto significa lavorare di più (per chi ha un
lavoro), per più ore, con sempre meno garanzie.
E la produttività
di questi super manager? Che si sono pure visti riconoscere
l'incostituzionalità del contributo di solidarietà (introdotto da
Berlusconi e Tremonti due anni fa).
“Vediamo chi sono
queste persone che da domani mattina potrebbero godersi la loro ricca
pensione” (dallo spot della puntata).
L'articolo su Report Time (
corriere).
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