All'inizio non volevo crederci, ma a quanto pare la voce è vero: i consiglieri lombardi aspettano la data del 21 per la fine del mandato, per arrivare al vitalizio.
Nessuno, mi pare, si è dimesso prima.
E così, ogni gruppo parlamentare può fare la sua scenneggiata, lo show ancheun pò surreale, per staccarsi da una realtà fatta di troppi soldi, corruzione e ndrine.
La Lega mette lo striscione "mafiosi giù le mani dalla Lombardia" (già preso, grazie).
L'opposizione ne attacca un altro "Formigoni dimettiti". E Penati? E loro, quando si dimettono?
Tutto questo succede in un paese dove la luce alla fine del tunnel significa una piccola manovra da 5 miliardi fatta di nuovi tagli, di posti di lavoro persi, di aziende in crisi. Il paese degli ex Fiat di Pomigliano e dei lavoratori de l'Ilva di Taranto che devono scegliere se lavorare oggi o preoccuparsi della salute.
Si dice che è peggio di Tangentopoli.
Non solo è peggio, è pure più ridicolo. Anni di veline, giornalismo da riporto, leggi ad personam, cavalieri da avanspettacolo prestati alla politica ci hanno reso più vulnerabili e insensibili alla res publica.
So tutti uguali, rubbano tutti.
Nel 1992 la gente scendeva in piazza assediando i palazzi del potere, c'erano i referendum, crollavano i partiti della Prima repubblica.
Oggi il dilemma, da parte dei partiti "responsabili" e se rottamare o meno uno come D'Alema (e tutti quelli dietro).
E dall'altra parte, tenetevi forte, il partito degli imprenditori. Come Briatore: di questo personaggio leggetevi, se ne avete voglia, l'editoriale di Travaglio su il fatto.
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