In piedi a pochi passi da Gianni Letta, abruzzese e conosciutissimo in citta', Giorgio Napolitano boccia quello che avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello del Governo Berlusconi: la ricostruzione dell'Aquila. Lo fa con toni soffici, ma inequivocabili. "E' l'ora di ricostruire", dice. Il riferimento e' all'evidente stato del centro della citta', tutto puntelli e palazzi pieni di crepe. Ma soprattutto a come la ricostruzione e' stata pensata e progettata fin dall'inizio: fuori citta', con una formula sintetizzata nel neologismo inglese "new town".Il presidente boccia i progetti sulle new town a l'Aquila: ma dove era lui quando il presidente del Consiglio emanava decreti sulla ricostruzione?
Non poteva parlarne direttamente a Gianni Letta, anzichè farlo sapere ai giornali?
"Mi pare ci siano prospettive serie", ha proseguito Napolitano", e' tempo di pensare a ricostruire la citta' al di la' di precedenti esperienze che puntavano piuttosto a costruire fuori. Oggi costruiamo dentro e mi pare la strada giusta".
Abbiamo aspettato tre anni per la ricostruzione. Dove era lei? A lanciare moniti come i seguenti, per "decongestionare" le polemiche sul G8 a l'Aquila. Non disturbate il manovratore (da polisblog):
«non volevo zittire né la politica né l’informazione, che hanno sempre le loro ragioni, ma sollecitare un momento decongestionante, diciamo così, per salvaguardare l’immagine del Paese. Mi pare che, nell’insieme, l’Italia sia uscita bene da questo G8 e che si sia espressa nel complesso una maggior consapevolezza e condivisione della responsabilità nazionale».
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