07 ottobre 2012

Chi ci garantisce dai garanti?


La seconda puntata di Report tratterà delle authority di garanzia: enti definiti dalla Costituzione, a tutela degli interessi (a garanzia) dei cittadini.
Delle Authority, Report se ne era occupata una prima volta nel 2010 “Il debole dell'autorità” (parte prima e seconda), mettendo in luce come non solo i componenti non siano al di sopra delle parti, indipendenti e competenti in materia, ma anche come siano emanazione quasi diretta dei partiti e di altri interessi.

Nell'inchiesta di Michele Buono,  si ritorna a parlare di loro: Consob sulle società quotate in borsa; l'Antitrust, sul mercato (e anche sui conflitti di interesse); il garante per la Privacy; l'Agcom garante per la comunicazione (che nel passato è stato piuttosto una diretta emanazione di Arcore, Isvap, ente di vigilanza per le assicurazioni (doveva essere dismessa, è stato collocata sotto il controllo della Banca d'Italia; Aeeg, garante per l'energia .
Di cosa si parlerà stasera? Delle nomine dei commissari , fatte col manuale Cencelli della politica (gli ultimi casi le nomine dentro l'AGCOM e l'ente per la privacy); dell'authority sulla borsa che non ha vigilato su Fonsai (e sul crac Ligresti, e sul crac Parmalat). Delle bollette più care d'Europa ..


La scheda della puntata - I garanti, di Michele Buono
Il sistema delle Authority in Italia. Il loro ruolo per quanto riguarda la regolamentazione e la tutela degli interessi dei cittadini nei campi della finanza, dell'informazione, dell'energia, della tutela della concorrenza. La nomina dei Presidenti e dei Commissari di queste autorità è soggetta ai criteri della competenza, della trasparenza e dall'indipendenza dai poteri politici ed economici. Confronto fra l’Italia e il resto d’Europa. L'inchiesta metterà in evidenza alcune vicende correnti come la fusione in atto tra società quotate come Unipol, Fonsai, Premafin, Assicurazioni Milano per meglio capire il ruolo di autorità come Consob, Isvap e Antitrust.
Questi gli altri servizi:

"CARO SEGRETARIO" di Emanuele Bellano
I segretari comunali in Italia sono circa 3.000. Dai piccoli comuni alle grandi città tutti devono averne uno. Sono i più importanti dirigenti comunali e il loro ruolo principale è controllare che i provvedimenti varati dalla giunta siano conformi alle leggi. Il loro stipendio è a carico del comune e in molti casi raggiunge cifre così sproporzionate da farli apparire una vera e propria casta. A Camugnano, un piccolo paese di duemila abitanti in provincia di Bologna sommando stipendio base, indennità e rimborsi, il segretario comunale alla fine costa quasi 110 mila euro all'anno. E simile è la situazione in tanti altri comuni. Fino a raggiungere cifre da capogiro, come a Como: il suo segretario nel 2011 ha dichiarato 234 mila euro, il doppio dello stipendio base del capo dell' FBI. In tutto gli stipendi dei segretari costano all'amministrazione ogni anno tra i 150 e i 200 milioni di euro, mentre l'agenzia che gestisce il loro albo, sebbene soppressa, continua a costare ogni anni decine di milioni allo Stato.
Per la rubrica "C'è chi dice no": "SECS APPEAL", di Giuliano Marrucci
Abbiamo scelto il concorso proprio per selezionare la migliore classe dirigente per il nostro Paese. Ma per poter scegliere nel migliore dei modi si dovrebbe partire tutti uguali, senza favoritismi. Questo non accade quasi mai perché il virus del concorso taroccato ha infettato tutti i settori e così le belle intenzioni non vengono quasi mai rispettate. Stavolta però un gruppo di ricercatori ha detto basta ed ha cominciato a dare filo da torcere al barone di turno.

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