Comunque lo si guardi, il decreto del governo, che fa legge, si mette in contrasto con l'azione della procura tarantina. Se l'Ilva inquina e questo è causa di malattie e morti, l'unica strada sarebbe bloccare la produzione e sequestrare l'acciaio prodotto.
Ma bisogna evitare che, come con Bagnoli, il blocco degli impianti non ha portato alle bonifiche.
Il decreto uscito dal cdm è, rispetto a quanto fatto nel passato, molto coraggioso: costringe l'azienda a bonificare, a sue spese, pena multe salate fino alla perdita della proprietà.
Un garante, nominato dal Quirinale, controllerà l'operato.
Il punto è che, ancora una volta, lo Stato si sta giocando la sua credibilità. La credibilità nei confronti dei cittadini di Taranto (non solo gli operai), e del paese.
Il ministro Clini ci ha messo la faccia e, anche coraggiosamente, è andato a dirlo a Servizio pubblico.
Ci ha messo un pò a scaldarsi, a togliersi di dosso l'aria da tecnico: ma alla fine, anche nel covo di Santoro, si è confrontato con l'operaio, con Landini, con Crosetto, spiegando quello che già prima era chiaro a tutti. Che ora tocca a Riva pagare i cocci.
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