23 novembre 2012

Servizio pubblico - oppure Monti

Le note dell'inno sovietico hanno accompagnato l'inizio dell'anteprima della puntata di Servizio pubblico di ieri sera, dove Santoro ha parlato della dittatura dello spread. Quella che oggi ci sta condannando, in nome di una non meglio chiarita ragione di stato, al Monti bis.
Ragione di stato che è stata usata, ha ricordato il conduttore, anche durante i moti in Ungheria del 1956, quando la voglia di libertà di quel paese finì sotto i cingoli dei carri armati. Santoro ricorda le discussioni del padre, amendoliano dunque fedele alla linea del partito comunista, con la madre, che si chiedeva che si preoccupava dei sogni di libertà degli ungheresi.

E oggi sta succedendo lo stesso coi ministri tecnici, che non invadono gli spazi, ma fuggono dalle domande e usano la stessa ragione di stato (lo chiede l'Europa, dobbiamo rassicurare i mercati) oer calpestare i diritti democratici dei cittadini.
Come nel 1956, il padre direbbe che senza Monti saremmo precipitati nel baratro.
E la madre avrebbe risposto, secondo questa metafora dei fatti, che da quando c'è Monti tutti gli indicatori economici sono peggiorati.

"Come mai anche le persone che non hanno niente non scendono in piazza?". La risposta che darebbe la madre del giornalista, è che chi non ha niente, non ha nemmeno i sogni. E che oggi c'è una maggioranza silenziosa che accetta la ditatura dello spread, e cerca di tenersi attaccate le sue cose.
Ma come sappiamo, di madri ce n'è una sola, mentre di padri ragione di stato se ne vedono molti.

Mentre da una parte si discute sul Monti bis, con la candidatura del colle, dei partiti in fuga da se stessi che cercano di riciclarsi in liste civiche, dei ministri in fuga dalle domande, dalle responsabilità, dai problemi delle persone, fuori dal palazzo c'è un paese con problemi che peggiorano di giorno in giorno.
E senza prospettive.

Da Pomigliano (con la petizione degli assunti contro i colleghi della Fiom), alla Magneti Marelli, dove la tensione è tale che non ci si fida nemmeno dei sindacati.
E nemmeno dello stato: l'ex impiegata delle assicurazioni, intervistata ad inizio puntata, raccontava la sua storia. Da impiegata, a proprietaria di un bar. Impresa fallita, il bar fu venduto, ma ora arrivano le cartelle dell'Agenzia delle entrate. Per redditi non esistenti del 2006 e del 2007.
E ora?
Di fronte ai grandi scandali, nelle regioni e negli enti pubblici, nelle banche, ti trovi di fronte ad uno stato che se la prende con i piccoli evasori, che evadono magari solo per poter andare avanti.

La puntata aveva come ospiti lo scrittore Nesi, l'ex ministro Brunetta e il candidato alle primarie PD Vendola.
Le due domande: la continuità di Monti e della sua agenda, indicata da Napolitano, è necessaria?
E' vero che, quando Monti è arrivato, eravano sul baratro e non c'erano soldi per gli stipendi?

Vendola ha spiegato come lui sia pù interessato al futuro dei suoi nipoti che a quello del professor Monti. Che questa politica ha impedito la discussione dell'agenda Monti e dell'analisi dei suoi risultati.
Si dovrebbe parlare, più che del maglioncino di Marchionne (un buon manager, l'ha definito la Fornero), del piano di mobilità per le auto.

Brunetta, molto pacato, annuiva alle parole del segretario di Sel.
"Sto dalla parte di sua madre": l'ex ministro ha cercato di spiegare come questa situazione di crisi sia nata dalla speculazione di grosse banche commerciali. Questo ha causato la crescita dello spread, che alla fine ha causato un aumento dei costi, per lo stato, di soli 5 miliardi.
Dire che non c'erano soldi per gli stipendi è falso, ha spiegato Brunetta.
Ci hanno fatto credere che c'era un disastro, ma non era vero.

Montezemolo e Giulia Innocenzi.
Diversamente da altri, Montezemolo e Riccardi hanno risposto alle domande di Giulia Innocenzi: scenderà in campo Monti?
Riccardi si è detto orgoglioso del lavoro fatto.
E Passera, un pò seccato da certe domande, ha spiegato che al momento opportuno farà sapere.
Speriamo che sia prima del voto.

L'intervento dello scrittore Nesi mi ha lasciato invece senza parole. Vero, dobbiamo ricordarci da dove veniamo. Ma dobbiamo anche sapere dove vogliamo andare. Quale è la linea politica di Montezemolo, nel concreto.
Quella di Monti? Quella di meno stato, meno diritti, perché non ce li possiamo più permettere?

Va ricordato anche che la linea di Monti, sulle questione del lavoro, rispetto dei diritti della persona, sul rispetto dell'ambiente, sulla questione dei precari, è la stessa della linea Berlusconi. Quella che ci ha portato al baratro.
Quella che prende le decisioni sulla pelle delle persone, fuori dal Parlamento, usando ricette inefficaci i cui sacrifici non ci accompagneranno fuori dalla notte.
Non è una contraddizione, questa?

L'intervento di Travaglio: il sequestro affettuoso di Spinelli.



La versione di Ghedini, sul sequestro.



L'intervento di Dragoni, sul recupero crediti.

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