11 settembre 2013

Prendere tempo

Alla fine, dell'esito del voto in giunta di ieri sera, sono tutti soddisfatti.
Hanno preso tempo, qualche giorno, e in pochi giorni può succedere di tutto.
Per esempio che si impenni nuovamente lo spread e che si riaffacci la crisi, come ci ricordano ogni giorno Visco, Saccomanni e Letta.
Che sì, c'è la luce in fondo al tunnel, ma a patto che rimanga la famosa stabilità politica.
Ovvero che le cose rimangano così come sono adesso, con la stessa maggioranza di ieri, di oggi, di domani.

Non è a caso l'uscita di ieri del presidente Napolitano, in visita a Barletta dove si doveva parlare dell'insurrezione e della rivolta contro i nazifascisti ma dove invece si è ricordato a chi di dovere come comportarsi:
«Se noi non teniamo fermi e consolidiamo questi pilastri della nostra convivenza nazionale tutto è a rischio, tutto può essere a rischio».

Non ho trovato su nessun giornale la spiegazione su cosa siano questi pilastri.
Ripeto quanto detto ieri: sono forse la frode fiscale, la corruzione, fondi neri e società offshore?

E' questo il prezzo da pagare, per la trattativa tra stato e Silvio, per arrivare alla agognata ripresa?

Sta tutta qua la pochezza di queste persone: che prendono tempo, allungano il brodo, tirano a campare, confidano nella memoria corta degli elettori.
Chi si ricorda più (a proposito della legge Severino che oggi non va più bene) di batman Fiorito e della giunta regionale del Lazio? Del tesoriere della Margherita Fiorito?
Che le promesse che sentiamo oggi le abbiamo già sentite.
Come le dismissioni dei beni pubblici.



Domenica, oltre alla proposta della candidatura di Milano per le olimpiadi, si è parlato anche della dismissioni delle aziende pubbliche come Ferrovie, Finmeccanica e Eni.
Mentre si fa sempre più probabile la nazionalizzazione di Mps (e il prestito dello stato lo restituiremo noi).
Dei 400 milioni per la suola, solo 13 milioni sono per questo anno.
Saranno assunti 14000 insegnanti, peccato che il piano Gelmini parlava di 20000 insegnanti.

Ancora oggi si parla di una guerra, che sia quella dei vent'anni contro B. o quella tra anti e pro. E siccome c'è una guerra serve una mediazione per una pacificazione senza la quale:

"Impallidirebbe la speranza che sia possibile in Italia una normale democrazia dell'alternanza, in cui gli schieramenti si contendano la guida del governo, ma non vogliano perseguire l'annientamento reciproco, come è accaduto in questi venti anni e come i coriacei detrattori della «pacificazione» vorrebbero che continuasse in una rissa infinita e inconcludente. Perderebbero tutti e si correrebbero gravi «rischi», come avverte Napolitano. C'è ancora pochissimo tempo per sperare che ci si voglia fermare un centimetro prima del precipizio."
Ma se l'Italia è sull'orlo del precipizioni di chi è la colpa? Di Grillo? Dei giustizialisti?
O delle stesse persone di cui sopra?
Prendiamo tempo ..
Oggi, scrive Gilioli, non è più tempo dello stato di diritto, della legge uguale per tutti (e dell'articolo 18, dello statuto dei lavoratori, dei contratti di lavoro), per colpa dell'emergenza, dei mercati, dello stallo.

Lo Stato di diritto? Le regole? La democrazia? L’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, principio fondante di ogni vivere sociale, patto di base disatteso il quale resta solo la giungla? Lussi che ogni tanto dobbiamo mettere da parte perché c’è l’emergenza, lo stallo, il precipizio, insomma lasciateci lavorare.
Producono il caos e poi lo usano come alibi.
Non è una cosa nuova, ma pare funzionare sempre.

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