17 settembre 2013

Presa diretta: basta con l'austerity

La cosa peggiore è che di tutti i servizi trasmessi ieri da Presa diretta, non rimarrà traccia sull'agenda politica di oggi. Così come ieri, anche oggi si parlerà del raddrizzamento della Concordia (metafora di un paese che dovrebbe raddrizzarsi), del voto palese in giunta per far decadere un pregiudicato, dei conti del paese da presentare all'Europa, degli ultimatum del PDL e dei soliti scandaletti di una classe dirigente che vive in un altro mondo.
Le presunte mazzette ad alta velocità.
E l'imbarazzante (per usare un eufemismo) telefonata di Amato per far tacere una teste davanti ai giudici.

Eppure nel servizio di Presa diretta c'era la foto di quello che è diventato questo paese, in pochi anni, anche grazie alla cura dell'austerity.
Questa austerity, il cavallo di battaglia della Merkel e del suo partito, di quelli cioè che in Germania e nel nord Europa, non intendono più pagare per i debiti dei paesi del sud.

Eppure, il partito contro l'austerity sta crescendo, alcuni economisti si ritroveranno questa settimana a Roma.
Iacona ha intervista l'ex capo di confindustria tedesca (dalla pagina FB di Presa diretta):
Hans Olaf Henkel, economista, ex capo della confindustria tedesca e l’ideologo del nuovo partito tedesco “alternativa per la Germania” chiede che il suo paese esca dall’euro, con queste parole
"L’Euro e’ troppo forte per gli italiani, per i greci, per gli spagnoli, per i francesi ed e’ troppo debole per i tedeschi, per gli olandesi, per gli austriaci e per i finlandesi. E proprio per il benessere del Sud Europa, in segno di solidarieta’ con il Sud Europa, la Germania dovrebbe subito mettersi d’accordo con gli altri Paesi forti dell’Europa per uscire dall’Euro e far nascere una valuta piu’ forte."
Servirebbe un doppio euro, perché nessuno dei paesi del sud ha raggiunto i vincoli del fiscal compact e oggi il ministro delle finanze tedesche deve andare in giro a dire ai vari paesi cosa devono fare.
Ai greci di privatizzare le ferrovie: ma in Germania le ferrovie sono pubbliche.

I freddi numeri dell'austerity:
SPESA SANITARIA
Dal 2010 al 2015 sono stati tagliati 26 miliardi di euro
Che cosa significa? Per esempio che i ticket sui farmaci sono aumentati del 40 per cento, 5 miliardi di euro in più che i cittadini tirano fuori dalle proprie tasche
PENSIONI
Qui c’è da piangere, perchè il pacchetto pensioni quando andrà a regime nel 2018 tra aumenti dell’età pensionabile e tagli comporterà un risparmio di 20 miliardi di euro.
Ma i tagli sono già arrivati, 2,767 miliardi nel 2012, 5,968 nel 2013
Nel frattempo sono aumentate del 20 % tasse e tariffe e solo nell’ultimo anno così i pensionati hanno meno da spendere mentre la vita è più cara.

ENTI LOCALI
L’austerity ha tagliato quasi dieci miliardi di euro a comuni province e regioni.
Risultato, lo sapete tutti, i comuni italiani sono in rosso, c’è stato un tracollo degli investimenti del 20 per cento negli ultimi due anni e un aumento delle tasse per riempire quei buchi di bilancio.
Ma il paradosso è che tutti questi sacrifici che stiamo facendo non sono serviti allo scopo, non hanno ridotto nè il debito pubblico, ne i disoccupati
Il debito pubblico era il 120,8 per cento del PIL nel 2011 quando in Italia c’erano 2 milioni e 108 mila disoccupati

Austerity:
Debito Pubblico 120,8 per cento del PIL nel 2011
2 milioni e 108 mila disoccupati
E adesso siamo al 131,4 per cento con più di tre milioni di disoccupati
È chiaro perchè, l’austerity strozza l’economia, crolla il PIL e nelle tasche della gente non ci sono più i soldi per comprare.
Ma tutti questi sacrifici potrebbero non essere servizi a niente: nonostante questa cura il PIL non cresce e il debito pubblico è in aumento, come la disoccupazione. Se diminuisce la domanda di beni interna, a chi vendono le nostre aziende?
Moriremo di austerity.

Il deserto industriale del nordest.

Iacona è andato nel nordest, a sentire gli imprenditori e le associazioni, per tastare il polso della situazione.
Come l'ex capo di confindustria, anche qui chiedono l'uscita dall'euro, per poter poi svalutare la moneta e far ripartire le esportazioni. Far ripartire le imprese, oggi a rischio fallimento: basta andare alle aste dei tribunali giudiziari.
A PresaDiretta Piero Orlando roccato il direttore di Apindustria Padova, l’associazione delle piccole imprese:
“Oggi abbiamo duecentomila disoccupati in Veneto, siamo all’8 per cento, il tasso più alto degli ultimi venti anni, abbiamo perso in Veneto dalle 12 alle 13 mila imprese in un anno. Di fronte all’enormita’ di questa crisi il “decreto del fare” è un palliativo, che non risolve il problema di generare lavoro. Dobbiamo uscire dall’euro producendo inflazione. Noi non ci dobbiamo scordare che tutte le crisi del passato le abbiamo superate con la svalutazione della lira, perchè altrimenti non ripartiamo , non ce la faremo mai . Non ci possiamo permettere questo euro cosi’ forte, perchè noi abbiamo parificato solo la nostra moneta, ma non il costo del lavoro , la produttività, il bilancio dello Stato. Io voglio stare in Europa, ma da vivo, non da morto. Il nostro presidente se potesse uscire domani dall’Euro uscirebbe.
Massimo Colomban, fondatore di Confapri, un’associazione di imprenditori cui fanno capo un milione di imprese

“Le misure del “decreto del fare” non sono sufficienti, è come dare l’aspirina ad un malato che ha le metastasi , non sono sufficienti ad evitare il default dell’economia come sta accadendo .
Il debito al 90 per cento del PIL è la soglia oltre la quale entriamo in zona rossa e il nostro debito sta al 130 per cento del PIL. La Grecia stava al 150 per cento quando ha dovuto svalutare il suo debito del 50 per cento. Noi non siamo molto lontani. Quello che è grave è che sembra ci vogliano portare al default , Vogliono svendere l’Italia . La nostra migliore manifattura se la stanno comprando. Un patrimonio incredibile di ricchezza che è stato costruito in 50 anni di lavoro viene svenduto ai francesi e ai tedeschi in pochi anni. Cosa andremo a fare? I subcontrattori del mercato mondiale distribuendo povertà al posto della ricchezza? E’ gravissimo quello che sta succedendo .
La Germania sta spudoratamente vincendo la terza guerra mondiale con la finanza. La Germania paga dieci volte meno in percentuale per avere l’euro . Noi dobbiamo svalutare di un 30 40 per cento , sarà ineluttabile se vogliamo salvarci, per uscire dalla crisi noi dobbiamo stampare moneta . E’ stato un disastro aver ceduto alle richieste dell’Europa, aver iscritto in Costituzione il pareggio di bilancio, perchè non siamo in grado di sopportarlo. Stiamo uccidendo la nostra economia , tassando i cittadini , per pagare una montagna di interessi alle banche internazionali , che sono in gran parte tedesche e francesi. Questa è l’Europa dove il più forte impone al più debole dieci volte di più il tasso di interessi. Quello che è successo a Cipro, in Grecia e purtroppo nella lista ci siamo anche noi. è questa l’Europa? Io non voglio questa Europa”.
Gli industriali puntano il dito contro il governo e la classe politica: non capiscono la gravità della situazione, sembra che vogliano portarci al default, alla svendita del paese ai nostri concorrenti. Non solo Germania e Francia, ma anche l'India, che in questi giorni si è comprata la Italtec, con tutti i suoi brevetti, il suo portafoglio clienti, le sue competenze.
"La Germania la 3 guerra mondiale la sta vincendo con l'economia", concludeva il suo ragionamento Colomban.

Iacona commentava così queste interviste in studio:
"Ecco un’altra conseguenza delle politiche di austerity, stanno minando in profondità le ragioni stesse dell’Unione Europea. E molti cominciano a pensare che stiamo pagando un prezzo troppo alto all’Euro e all’unione monetaria.
Lisa Iotti ha incontrato Bruno Amoroso , professore emerito alla Università di Roskilde in Danimarca, e direttore del dipartimento di economia dell’EURISPES"
Bruno Amoroso parla di un'Europa divisa in tre, la zona nord, la zona euro al sud e l'Europa non euro:
“Una moneta unica tra sistemi profondamente diversi come sono quelli dell’area tedesca e quelli dell’Europa del sud non funziona . L’euro è di fatto fallito perchè i titoli in euro della Germania valgono dieci, quelli dell’Italia sette, quelli della Spagna cinque e quelli della Grecia tre.
Bisognerebbe uscire dall’euro, da una valuta sopravvalutata per tornare a una valuta che si svaluta, Questo consentirebbe una ripresa dell’esportazione e dell’economia. Ci troveremmo così nelle condizioni della Danimarca e dell’Inghilterra, con una moneta svalutata del 15 , 20 per cento. C’è anche un altro vantaggio : avendo la moneta nazionale si riprende il diritto di fare politica economica nazionale. è chiaro che questo significa ricontrattare il fiscal compact e il patto di stabilità. Del resto se questi due macigni non vengono rimossi, l’Italia va dritta dritta al fallimento, insieme alla Spagna e alla Grecia, ma non fra dieci anni ma a fine anno o l’anno prossimo.”
Sempre Iacona:
"Come avete sentito l’uscita dall’Euro non è un argomento di pazzi o fanatici complottisti ma ormai è oggetto di dibattito, sta lì, sul tappeto . E sono convinto che così come ne parlano gli economisti e gli imprenditori di mezza Europa sta anche nei pensieri e nei timori delle cancellerie europee. Solo che a noi non ce lo dicono . E se fosse vera la previsione lanciata dal professore Amoroso, cioè che potrebbe fare la fine della Grecia, tutte le lacrime e il sangue che stiamo versando saranno state inutili. Non solo noi ci troveremmo anche un pezzo di industria in meno che nel frattempo non ha retto al crollo della domanda interna provocato dall’Austerity".
A Presadiretta Emiliano Brancaccio,economista e professore universitario, è stato nel 2010 tra i promotori di una lettera firmata da 100 economisti italiani contro le politiche di austerity, rivolta al governo e al parlamento , lettera caduta nel vuoto. Per Brancaccio è stato un errore capitale:

"le cose sono andate diversamente da quello che ci avevano annunciato...abbiamo perso 8.13 punti di pil …dal 2007 al 2013 abbiamo avuto un incremento di un milione e mezzo di disoccupati in Italia …abbiamo ceduto diritti e conquiste in cambio di un disastro".
Nella partita politica che si sta giocando sull’Austerity c’e anche questo: "stiamo uscendo non solo più poveri ma anche più deboli, con meno diritti …questo è un altro prezzo che stiamo pagando a questa Europa". La famosa guerra di classe dei ricchi contro i poveri di cui parla Buffet.

Le politiche di austerity stanno provocando un altro fenomeno che nessuno si sarebbe mai aspettato, gli italiani hanno ripreso ad emigrare, nei paesi del nord e soprattutto in Germania.
Portando ad un altro deserto: quello dei paesini del sud povero dell'Italia che si stanno svuotando.

Il deserto nel sud.

Iacona ha seguito il loro viaggio, dalle la mattina alle 4 quando partono con i pullman: dei pulmini raccolgono i nuovi emigranti con le loro valigie per portarli, dopo ore di viaggio, in Germania.
E mentre i paesini dell'agrigentino si svuotano, nonostante la ricchezza che potrebbe venire dall'agricoltura, dalla bellezza del paesaggio, dal turismo (qui ci sono i famosi templi): "sono impressionanti le immagini che ho visto e girato in Sicilia, i paesi vuoti, le strade deserte, i negozi chiusi. La metafora di un Paese che sta morendo. E non nel deserto ma in uno dei posti più belli del mondo".
E assistiamo a storie, raccontate ieri da Presa diretta, che sembrano provenire dal passato.
Famiglie spezzate, ragazzi che partono con pochi soldi in tasca e senza conoscere una parola di tedesco.
Ma quello che sta accadendo adesso è che ad emigrare sono anche uomini fatti, persone che erano anche tornare dall'estero per stabilirsi in Italia.
In Sicilia la disoccupazione giovanile è al 50%, dal 2008 si sono persi 1 ml di posti.
Anche l'agricoltura è al collasso: sono state mandate in onda le immagini di un vecchio servizio di Presadiretta dove si mostravano meloni dati alle capre, agrumi che rimanevano sugli alberi perché non conviene raccoglierli.
E i campi rimangono incolti.

Il posto al sole in Germania.

Come mai in Germania i posti di lavoro ci sono, come a Volfsburg dove ha sede la Volkswagen?
Qui in Germania hanno difeso le industrie, hanno fatto una vera politica industriale: hanno aiutato le imprese nell'export, con fiere internazionali e viaggi in giro per il mondo. anche nei nuovi mercati asiatici.
Lo stato tedesco aiuta le famiglie con sussidi per i figli, trova le case alle famiglie: qui le scuole pubbliche sono bellissime, con tanto di strutture sportive. In Germania la scuola e gli insegnanti, sono anche loro al centro dell'attenzione della politica.

Da una parte il deserto, dall'altra una specie di paradiso: un paese che accoglie le persone in cerca di lavoro e offre delle possibilità.
Presa diretta è andata anche in Portogallo:
"Ecco quello che ci stanno insegnando le vicende portoghesi , l’austerity è la maschera dietro la quale si nasconde la ricetta liberista più estrema, si smantella la sovranità degli Stati per mangiarseli, con le privatizzazioni anche dei beni pubblici. Anche questa non e un’operazione politicamente neutra, perchè dietro c’è un altro obiettivo, l’attacco alla democrazia tout court come ha così lucidamente denunciato Mario Soares.
Ma solo da noi non si parla di queste cose, solo da noi il governo continua a declinare l’austerity come l’unica ricetta possibile . Per esempio nella Francia che ha scoperto improvvisamente di essere in crisi anche lei la critica alle politiche di austerity e a questa Europa non è più un tabù per nessuno . Anzi piuttosto il contrario".
Quale è il risultato in europa di questa politica di austerity?
L'avanzata delle destre, come in Francia dove il Fronte Nazionale è passato dal 10% al 24%:
"E infine questa è l’ultima conseguenza, forse la più drammatica,delle politiche di Austerity.
Vogliamo consegnare l’Europa ai fascisti?
Continuiamo pure così".

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