14 settembre 2014

Il commissario Soneri e la strategia della lucertola, di Valerio Varesi

Incipit:
«Juvara, se ti dicessero che un tizio è stato ferito da un batiffolo di cotone scagliato dal quarto piano, o di un uno in fin di vita dopo esser stato colpito da una piuma? O di un altro stecchito da una cacata di piccione in piena fronte?»«Scusi, cosa sta dicendo» sorrise l'ispettore.«Ormai sui giornali si leggono solo notizie assurde.»Juvara osservò Soneri perplesso, finché il commissario non si avvicinò stendendo un quotidiano sulla scrivania e picchiettando con le nocche su un titolo a cinque colonne: Settimana bianca per il sindaco Corbellini. E più sotto: Sulla Paganella coi ragazzi della parrocchia della Navetta.L'ispettore sollevò lo sguardo, ancora interrogativo.«Lo vedi? Non ti stupisci. Sei anestetizzato.»«Ma commissario ..» balbettò Juvara confuso.«Non t'accorgi com'è messa sta città? Ti pare il caso che il sindaco se ne vada a sciare? E ce lo fa sapere, poi! Però, se tutti reagissero come te .. Speriamo che qualcuno si incazzi!»«E' una notizia come un'altra», alzò le spalle l'ispettore.«Ma si … lasciamo correre.»

Un sindaco, Corbellini, che abbandona la città in un momento di crisi per andare a sciare, con la magistratura che portando avanti indagini sulla corruzione in comune e con la gente fuori dai portone che protesta. La stessa gente che prima aveva eletto quel sindaco e quella giunta e che non si era accorta delle ruberie, della malapolitica, del clientelismo.
Un cellulare che squilla sull'argine brumoso di un fiume. E delle strane tracce di cani che dal torrente portano fuori città.
Un anziano che sparisce da una casa privata di cura, dove forse la cura dei pazienti non è la prima cosa cui pensare. E che viene trovato morto assiderato sulle scale esterne.
Da questi tre episodi, all'apparenza slegati, inizia il racconto di Valerio Varesi che prendo fortemente spunto dai fatti accaduti a Parma pochi anni fa, con la fine igniminiosa della giunta Vignali che aveva portato la città a rischio fallimento.
La Parma nebbiosa e viscida del commissario Soneri e del vice Juvara, della compagna Angela.

E' un giallo anomalo, sui generis, questo, perché è un giallo con degli omicidi ma nessun assassino: anzi, ad uccidere le vittime (il sindaco che scompare, l'anziano che aveva perso la memoria, e poi altri ..) è il “contesto”, una parola che racchiude bene il significato dei tempi che viviamo.

«Capisce qual'è il pericolo? Stiamo marciando verso questo approdo. Il rito democratico delle assemblee elettive è così svuotato di senso da apparire come uno scongiuro o una profezia.[..]»
«Stiamo parlando di gente spietata che non ammette limiti. Il potere politico è affidato a uomini di paglia, le leggi se le fanno in casa e i giudici si corrompono. Chi si mette contro gente simile? L'opposizione? Lì comanda Pontiroli, il cooperatore che fa affari con quelli come Ugolini».
«Se a lei non piace questa roba, mi aiuti.»
«Stiamo parlando di gente spietata che non ammette limiti. Il potere politico è affidato a uomini di paglia, le leggi se le fanno in casa e i giudici si corrompono. Chi si mette contro gente simile? L'opposizione? Lì comanda Pontiroli, il cooperatore che fa affari con quelli come Ugolini».«Se a lei non piace questa roba, mi aiuti.»«Non la sto aiutando? Le sto spiegando il contesto», replicò Valmarini mentre il commissario registrava per l'ennesima volta quella parola, che ritornava ossessivamente in tutte le conversazioni.
La parola “Contesto” qui viene usata nel senso scasciano del termine: il contesto si intende la città di Parma, i suoi cittadini, la giunta comunale, la classe imprenditoriale del nord della nuova generazione che pensa solo a divertirsi.
Una democrazia svuotata dal suo interno e di cui rimane solo l'involucro esterno, come simulacro da tenere in piedi. Partiti che sono diventati come macchine d'affari, al servizio di una classe imprenditoriale senza scrupoli, che considera la criminalità un male necessario per sopravvivere in un mondo e in un mercato dove non si fanno prigionieri. Perché, come aveva già detto qualche anno fa un ministro, con la mafia bisogna convivere. Specie se porta soldi voti, che servono così tanto ai signori politici.

E i soldi, come i voti, lavano e servono a tutto: lavano la coscienza (per chi ancora ce l'ha) degli eletti, oliano il sistema con la solita strada della bustarella, un tempo chiamata corruzione oggi più modernamente intesa come sistema di finanziamento privato ai partiti.
Partiti che non sono più uno dei corpi intermedi su cui si articola la democrazia, chiamati a selezionare i migliori dalla società civile e al suo interno per gestire al meglio la cosa pubblica.

«I processi industriali impongono la quantità come parametro dominante.Se riesco a convincere migliaia di individui, me ne frego se l'opinione che impongo è falsa.I presunti detentori della verità dovranno fare i conti con la quantità. La democrazia è quindi un grande vantaggio. Posto che esistano il vero e il falso, il voto per il vero conta quanto quello per il falso.»
Qui, nel contesto parmigiano, che potrebbe essere esteso a tante altre realtà piccole o grandi italiane, politica, affari, finanza, criminalità, pubblico e privato, sono tutti intrecciati.
Chi dovrebbe controllare, o viene messo a libro paga o viene anestetizzato. Da una politica che è tutta una finzione, fatta da attori di fiction, uomini di paglia belli, sani e abbronzati, che possono essere rimpiazzati in ogni istante. Dal mondo dell'informazione che spesso è pure lui complice e responsabile del “contesto”.
Un paese che si è dimenticato del bene comune, della tutela del pubblico (il suolo pubblico svenduto, il denaro pubblico sperperato e regalato agli amici). Ognun per se, e che Dio ci aiuti.
Anche la rabbia della gente, fa dire Varesi al protagonista, è qualcosa che non mette assieme le persone, per arrivare ad un cambiamento morale, etico del paese:
“era davvero un mondo di incazzati, ognuno per sé, diffidenti del prossimo, individualisti persino nella rabbia”.Rabbia che, da sola, è fine a se stessa e non può portare a nessuna rivoluzione:«Le rivoluzioni presuppongono una massa d'urto di affamati e una cerchia di intellettuali che la guida. Qui non vedo né l'una né l'altra.»«Gli affamati, volendo .. ma gli intellettuali .. e poi a loro non da più retta nessuno.»
In questo romanzo, a rovinare il falso “presepe” messo in piedi da questa politica, sono rimasti i poliziotti onesti e qualche procuratore che ancora se la sente di subire le ire della politica (e le ispezioni ministeriali) quando si pestano piedi che non si devono: come Soneri e qualche suo collega:
«Bisogna incastrarli sui loro vizi e per fortuna ne hanno tanti. Giro al largo dalle schifezze che combinano in politica».«Saremmo dei nemici del popolo: i parmigiani acclamano questa gente»«E noi rompiamo le palle. Io e il mio codice penale ci sentiamo sempre più isolati. Come fa un poliziotto a vivere in un mondo di ladri? Mi viene voglia di mollare e di mettermi anch'io a fare surf sull'onda.»«Lascia perdere» gli intimò Nanetti. «Finiresti subito in bocca agli squali.»
Come il procuratore Bergossi:
«Le mafie servono, tutto qui. Portano consenso e fanno la fortuna di decine di politici. Sono al governo e non da oggi. Lei pensa che un branco di pecorai possa tenere in scacco lo Stato se non ne facesse parte? E l'infezione si è ormai estesa, attecchendo tra l'imprenditoria inflaccidita dal benessere o alimentando le ambizioni dei personaggi spregiudicati come Ugolini»
Ugolini è, nel romanzo, l'industriale che tiene in mano il partito della destra che governa il comune e che dal comune ha tratto i maggiori benefici con i suoi affari:
«Le ho già spiegato che la malavita è l'infanzia dell'imprenditoria. Capisco anche che dal suo punto di vista tutto il mondo economico appaia malavitoso, giacché ambisce a liberarsi di ogni regola che ne limiti la libertà. Ripeto che un po' l'ammiro per la sua testardaggine di perdente. Le rimprovero l'ingenuità nel non accorgersi che stiamo abbattendo uno dopo l'altro i vincoli che ci ostacolano da quando ci siamo presi lo spazio della politica. Abbiamo deciso noi come si gioca. E anche come gioca lei. Purtroppo nel caso di Corbellini abbiamo scelto male, ma cosa vuole che sia un Corbellini? Come una soubrette: ne troveremo un altro.»
Paradossalmente, in un mondo di falsi, è molto più vero il falsario Valmarini, un signore della notte in cui Soneri si imbatte cercando il cellulare che trilla sull'argine del Parma.
E le opposizioni? La sinistra è diventata parte attiva nel contesto parmense, con le sue cooperative che vincono tutti gli appalti in regione e si presentano assieme alle aziend eprivate fuori.
La voce della verità è affidata ad un consigliere che, proprio perché dice le cose come stanno, su un megafono in piena piazza, viene preso per pazzo:
«Qui la Camorra s'è insinuata silenziosamente senza creare attriti. Le è bastato sfruttare la debolezza dei rampolli delle famiglie imprenditoriali. Alla terza o quarta generazione non pensano più all'azienda ma alla bella vita: macchine, donne, nottate, cocaina, Forte dei Marmi .. Sputtanano tutto quello che che tre generazioni hanno messo da parte. E a quel punto arrivano loro, i pescecani. Offrono un pacco di soldi e si prendono l'azienda».
E' la genesi del Movimento 5 stelle che, sull'onda del mandiamoli tutti a casa, sono tutti delinquenti, vincerà le elezioni poi a Parma.
Come nei romanzi di Sciascia, il finale è molto amaro: all'investigatore, che pure ha compreso quanto è vasto il malaffare e ha intuito fin dove in alto porta, è negata la possibilità di arrivare fino in fondo, e si dovrà accontentare di mettere le mani sui pesci piccoli. È proprio “la strategia della lucertola”, che lascia la coda nella trappola per ingannare il predatore.
«Una storia di morti senza assassini ..» constatò Angela. «Un assiderato, un suicida e un overdose molto sospetta.»«Te l'ho detto chi è l'assassino: il contesto», ribadì Soneri.«E il contesto non si può arrestare. Si potrebbe riformare, ma è un lavoro lungo, forse inutile. In ogni caso, non compete ad un poliziotto.»
L'intervista di Varesi su Repubblica:
Il titolo richiama la tecnica di sopravvivenza della lucertola che si stacca la coda pur di salvarsi. E’ quello che è successo anche in città? “E’ la metafora del potere che quando è incastrato consegna il pesce piccolo per salvare se stesso. Metafora italiana della malavita politica e criminale dove la testa resta sempre intatta”.Sembra quasi la trama di un altro scandalo parmigiano, quello della Parmalat. “Tanzi fu il primo motore di quella vicenda, ma uno dei pochi capri espiatori. Il sistema politico e bancario è stato lambito solo marginalmente. Anche con Public Money è andata così, dentro il sindaco e qualche assessore, ma i mandanti non sono stati toccati”.Ma cos’è questo contesto a Parma?“Prima di tutto sono i parmigiani, che fingono di non conoscere il passato della persone che votano e si fanno abbindolare dal primo pifferaio. Parma si è illusa di vivere spendendo e spandendo. Si costruivano opere inutili, ma andava bene, tutti contenti perché si gratificava l’ego, accumulando debiti su debiti. Ora per la città si profilano 15-20 anni di decadenza. Abbiamo avuto a livello locale una classe politica scandalosa, anche confrontandola con le città vicine. Nessuno è riuscito a spiccare oltre i Paolotti. Prendiamo la stazione medio-padana, doveva arrivare a Parma, si litigò, e oggi è finita a Reggio. Bologna, con Eataly sta costruendo Fico, la vetrina dell’agroalimentare, malgrado Parma abbia tante eccellenze. Tutte occasioni mancate”.Se dovessimo indagare come il commissario Soneri, mettere insieme i pezzi, perché Parma è arrivata a questo punto? Che cos’è successo? Public Money non è che l’ultimo di una serie di scandali.“C’è stato uno scollamento tra i ceti produttivi e il ceto politico, con una forte litigiosità interna. A Parma gli scandali sono una specialità. Nel ’75 quello edilizio, nel ’92 il pentapartito, poi la Parmalat, Vignali. In 25 anni di carriera non ricordo mai un sindaco finito in galera. Il potere politico e quello economico - prosegue - si sono saldati, non ci sono più state idee, ci si è crogiolati con l’immagine dell’ancien regime e non si è progettato il futuro”. [..]E’ un libro che fa pensare ad altri giallisti atipici come Sciascia e Gadda che citavi, che cos’è il giallo per Varesi?“Sì il romanzo si colloca in quella tradizione italiana, ma anche europea, quella di Dürrenmatt o di Simenon, che affonda il bisturi nell’animo umano. E’ il mio obiettivo, per me il giallo non è tanto trama a incastro, tensione verso la soluzione, ma una forma narrativa che mi consente di entrare nelle pieghe dell’animo umano”.Perché tanti tuoi libri prendono spunto dalla realtà?“Sento una forte tensione all’impegno civile, che ho manifestato anche coi romanzi a sfondo storico. Questo è un romanzo politico. In piccolo Parma rappresenta quello che succede a livello nazionale. C’è un brodo del malaffare che è italiano”. (raffaele castagno)

La scheda del libro sul sito di Frassinelli
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