Io me lo ricordo bene cosa facevo l'11 settembre 2011: stavo
risolvendo un problema sui server della mia società. E quando i miei
colleghi mi dissero che un aereo si era abbattuto su una delle Torri
Gemelle ho pensato che avessero trovato la scusa per non aiutarmi. Lo
so, è banale, ma è così.
Ma poi ho visto le immagini, in diretta, sempre dal lavoro.
Quelle immagini che, nella loro drammaticità, erano incredibili:
sembrava un film. Ma non era il set di uno dei film pieno di effetti
speciali. La gente che si lanciava dai piani della torre era vera.
La sera stessa si iniziava già a parlare di Afghanistan e di Al
Qaeda. Di Bin Laden e dei Talebani.
I Talebani erano quelli che avevano preso il potere dopo la
cacciata dei russi.
Quelli che abbattevano le statue enormi con le immagini del loro
Dio.
E Bin Laden erano uno degli sceicchi arabi.
Da allora il mondo non è stato più lo stesso. Perché si era in
guerra, anche se la guerra era iniziata da un pezzo: semplicemente
gli Stati Uniti erano stati colpiti al loro cuore. Ci si era resi
conto di quanto fossimo vulnerabili.
Iniziava la guerra ad Al Qaeda, o almeno così ci dissero.
Bisognava schierarsi, senza fare troppe domande. Sui possibili
buchi, su chi fossero i talebani. Su chi fosse lo sceicco. Chi
criticava i governi occidentali stava con i terroristi.
Anche noi dovevamo, come gli americani, stringerci attorno a Bush.
Anche se questo avrebbe portato alla guerra in Afghanistan,
l'occupazione a macchia di leopardo del paese. Poi in Iraq con lo
spauracchio delle armi di distruzione di massa, la fine di Saddam,
gli atentati, i rapimenti.
Ma anche la guerra per il petrolio, per il condotto della Unocaldel petrolio dal mar Caspio, la spesa militare per le aziende
militari che crescevano.
Ma questo venne poi.
L'11 settembre mi rendevo conto che era successo qualcosa di
grosso. Che non si poteva spiegare con le sole parole.
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