28 settembre 2014

Prospettive democratiche - la partecipazione

Cristina Redi, Simone Paleari e Paolo Sinigaglia


Iolanda Romano, Cristina Redi, Simone Paleari e Paolo Sinigaglia

Il PD di Desio ha organizzato una serie di eventi nelle giornate del 27 e 28 settembre una serie di incontri pubblici con amministratori locali e esponenti nazionali del partito, coinvolgendo la popolazione.
Nella mattina era presente Pippo Civati a parlare di scuola.
Nel pomeriggio Filippo Taddei e Giampaolo Galli hanno parlato di modelli industriali.
L'ultimo incontro della sera parlava di partecipazione, una parola forse un po' troppo abusata, ma da pochi capita.
Che cos'è la partecipazione? A me viene in mente la canzone di Gaber, "libertà è partecipazione", ovvero la nostra libertà di cittadini si basa, si appoggia sul nostro lavorio quotidiano dentro la vita pubblica. Non sono solo i politici di professione che fanno parte degli ingranaggi della cosa pubblica: anche noi, persone normali, ne facciamo parte e possiamo far si, ogni giorno col nostro piccolo impegno, che questo ingranaggio non si inceppi.
Come? Partecipando. Entrando nei processi decisionali delle amministrazioni, interessandosi del loro lavoro, controllando il buon operato, pretendendo la trasparenza, pretendendo da parte del sindaco che le scelte che impattano sul territorio e sulla cittadinanza non vengano calate dall'alto.
Ospiti dell'incontro erano l'esperta in processi decisionali e scrittrice Iolanda Romano, autrice del libro "Cosa fare, come fare" edito da Chiarelettere.
Cristina Redi, assessore alla partecipazione, una novità dell'amministrazione brianzola, di centrosinistra.
Simone Paleari, di Innova21, esperto in percorsi di partecipazione nei comuni della Brianza.
Infine il mio ex compagno di università nonché amico Paolo Sinigaglia, esperto in comunicazione, ex presidente di Italia nostra, candidato alle scorse europee.

Ciascuno ha parlato della sua esperienza lavorativa: ha cominciato la torinese Iolanda Romano, venuta in macchina da Torino, invitando per questo il pubblico (non abbondante in verità) a partecipare all'incontro con domande.
C'è una grande confusione su cosa sia la partecipazione, ha esordito: le assemblee plenarie, i referendum, i questionari mandati alla gente, le consultazioni online non sono esempi di partecipazione. Non sono strumenti da inserire in un percorso partecipativo: servono semmai ad allontanare la gente dalla politica, a non decidere nulla sui temi da discutere (e anche le non decisioni hanno un costo).
Il Pd di oggi, con la sua svolta autoritaria (e non partecipativa, per come la si intende) rischia così di lasciar spazio ad altri partiti o movimenti che usano questi strumenti.
Tra l'assemblearismo che non decide e l'autoritarismo che impone dall'alto deve esistere una terza via.

Terza via che è quella di cui ha parlato l'assessore della giunta di Desio Cristina Redi, che ha parlato della sua esperienza sul territorio: qui si sono raggiunti risultato non scontati in questo ambito.
La gente la sera esce di casa per incontrarsi e discutere dei problemi dei quartieri; le mamme si trovano per risolvere assieme i problemi nelle scuole.
Col progetto "Parco della cultura" si è cercato di riqualificare il territorio ex industriale, che è stato trasformato in un incubatoio per creare nuove aziende in start up. Si sono recuperati spazi per la collettività che prima erano chiusi.
E' stato un percorso lungo, che è passato attraverso i comitati di quartiere e che, aggiungo io, speriamo venga pure copiato da altre amministrazioni.

Simone Paleari lavora per Innova21, un'associazione senza fini di lucro che segue i comuni in questi percorsi partecipativi: anche a Desio ha dato il suo contributo, proprio con l'assessorato della signor aRedi. Il fine dell'associazione è duplice: creare dei percorsi che portino alla parctecipazione dei cittadini e creare dei modelli di sviluppo sostenibile.
Ciò è possibile perché l'associazione viene vista come qualcosa di terzo rispetto ai partiti politici che governano con maggioranza diverse i cominu della Brianza. Simone ha dovuto lavorare con associazioni di comuni di colori diversi e questo non è stato un ostacolo.
Gli ostacoli sono altri: l'aspettativa dei partecipanti che va governata e i pregiudizi di chi si trova in una stessa stanza. Sia quelli della popolazione che quelli delle amministrazioni.

Paolo Sinigaglia ha raccontato la sua esperienza di politico a Como, citando alcuni espisodi di cattiva partecipazione: i comitati sorti contro la Pedemontana, quando la gente si era attivata contro l'opera quando era troppo tardi. Non prima, quando si poteva ancora discutere sugli impatti sul territorio.
E la scandalosa storia del muro sul Lago di Como: un errore di un dirigente del comune, della vecchia giunta di centro destra. Ma anche una storia di cattiva informazione, con la stampa locale che ha cavalcato la grande opera innovativa. E una storia di cattiva coscienza da parte dei comaschi che si sono svegliati solo quando hanno visto il muro.
E' una storia del fallimento della politica che non ha coinvolto, per pigrizia o negligenza: non ha informato per tempo, non ha chiesto alla cittadinanza cosa ne pensava.
Per il muro si spenderanno 30 ml di euro che è molto di più di quanto si sarebbe speso per risarcire i commercianti in caso di alluvioni.
A Desio hanno deciso di partire dal basso, dai quartieri, dal mettere di fronte all'altro le persone e gli amministratori, dando a ciascuno la possibilità di dare il suo contributo.
Ha un costo tutto ciò chiaramente: un costo in termini di risorse e tempo. L'amministrazione e i politici devono sapersi mettere in gioco, rischiando anche di vedere le loro idee bocciate.
Ma anche il cittadini deve metterci del suo: non possiamo più aspettare che l'uomo solo al comado risolva i problemi per noi e che ci comunichi cosa ha fatto solo alla fine.
Questo modello autoritario ha fallito.
Una cattiva politica si basa su cattivi cittadini che lasciano la delega in bianco e che non controllano, non si interessano.
La cattiva politica non ce la possiamo più permettere, con questa crisi sociale e politica.
Certo, se poi l'obiettivo è dare l'immagine del fare, piuttosto che fare le riforme che servono, allora è tutto inutile. Oggi c'è un gran bisogno, da parte delle persone, di fare in fretta, di vedere che chi sta nel palazzo fa qualcosa. Qualunque cosa.
Allora si arriva ai tweet, alle riforme annunciate e rimandate. Dove chi obietta e cerca di dare il suo contributo viene tacciato come gufo e rosicone.
Ma questa, non è partecipazione. E chiaramente, rischia di non essere più nemmeno una democrazia.
E un partito che si dice democratico non dovrebbe abbandonare la strada della partecipazione.

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