dipinto: Antigone cerca di seppellire Polynice. 1825. Sebastian Louis Guillaume Norblin |
Andrea
Camilleri una volta ha incontrato Antigone, non quella vera, della
tragedia greca, ma una sua re incarnazione.
Era
ospite al Maurizio Costanzo Show, assieme ad una ragazza siciliana,
che raccontava del padre e del fratello uccisi dalla mafia, perché
non si erano voluti piegare alle loro richieste.
I
due assassini furono presi, ma subito scarcerati, per un cavillo in
attesa di un processo che non si riusciva a celebrare mai.
E
la ragazza ogni giorno incontrava i due assassini per strada e quelli
le rivolgevano un ironico sorriso di sfida.
E qui la ragazza fece una leggerissima pausa.
Alzò la testa, raddrizzò il busto, e disse con la stessa quasi monotona voce con la quale aveva fino ad allora parlato:
«Questo non è giusto, questa non è giustizia. E io, allora, un giorno o l'altro, li ammazzerò. Se non mi ammazzano prima loro».
In quel momento io, e tutti gli spettatori in sala, con lo stesso brivido nella schiena, avemmo la certezza assoluta che l'avrebbe fatto. E che a lei non importava a niente di morire.E contemporaneamente capii che che quella ragazza era della stessa razza di Antigone e che Antigone si era rivolta a Creonte con lo stesso tono di voce della giovane siciliana, senza enfasi, senza gesti superflui , e soprattutto con quella pacata ma sovrumana determinazione di cui solo certe donne sono capaci”.
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