Il presidente che va veloce ha parlato alla Camera e ha rilanciato la posta sul piatto: o riforme (che come al slito ci vengono chieste dall'Europa) o voto.
O si riforma il lavoro come dico io, o lo facciamo per decreto.
Ma dietro le minacce c'è ben poco di concreto: il voto in primavera non si potrà fare. Primo perché la legge elettorale non è stata riformata (ve lo immaginate ritornare alle urne col porcellum?). Secondo perché si ritornerebbe a votare per il Senato (quello vero, degli eletti).
Terzo, Renzi dovrebbe fare campagna elettorale nel momento dei 20 miliardi di tagli lineari (per mantenere le promesse all'Europa). Non conviene.
E, infine, agire per decreto sul lavoro, tagliando l'articolo 18, aprirebbe una frattura nel PD che metterebbe a rischio la maggioranza.
Allora ieri è stato solo un alzare la voce, in un momento la fronda interna nel PD è in opposizione al patto del nazareno (la battuta è di Benigli), come si vede dalle fumate nere per l'elezione dei membri di CSM e Consulta.
Qui comando io.
Comandare col piglio di un Bettino o di un Silvio, prendendosela contro giornalisti che danno le notizie e magistrati che indagano sui manager pubblici, non è servito al paese (vedi Finmeccanica, vedi Eni ..).
Comandare senza avere una visione chiara su scuola e lavoro, non serve a nulla. Non serve al paese, almeno.
Prendiamo il lavoro: si cita sempre la riforma del lavoro in Germania del 2003, quella che introdotto i mini jobs (per superare il problema del lavoro nero) da 450 euro al mese, che non sono sufficienti per vivere.
Meglio di niente direte voi, ma è un modello che comprime salari per favorire la competitività sui prezzi delle merci, per l'export.
Un modello che va bene finché si esporta. Ma che alla lunga non può reggere: fino a quando la Germania potrà permettersi questo sbilanciamento sull'export?
E poi c'è il modello spagnolo: quello che da flessibilità in uscita e in entrata. Ma la Spagna in questi anni ha aumentato il deficit e non rispetta (come la Francia) il famigerato rapporto del 3%.
Cosa faremo noi?
Alzare gli stipendi non si può. Per abbassare le tasse servono le coperture. Per puntare sulla produttività (e sul valore aggiunto delle nostre merci) servirebbe puntare su ricerca e sviluppo. Sono pronte le imprese?
Ieri sera a Ballarò un Brunetta spumeggiante ci ha spiegato che è colpa dell'articolo 18 se le aziende italiane sono piccole.
E dunque poco competive all'estero.
Al che Landini è esploso tirando fuori la corruzione, l'evasione, il falso in bilancio, i mancati re investimenti: è sempre e solo colpa dell'articolo 18?
Possiamo anche toglierlo, se da così fastidio: ma poi sposiamo per intero il meccanismo tedesco di sussidi e di riqualificazione dei non occupati.
Altrimenti ci stiamo prendendo in giro.
Appunto.
Prenderci in giro tra noi e anche l'Europa, a cui consegnare lo scalpo dell'articolo 18 in cambio di una flessibilità che servirà solo a sperperare altri soldi pubblici in cantieri, grandi opere, inceneritori, mazzette ..
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