Il CSM (che giudicherà le toghe, che dovrebbero occuparsi dei politici). La Rai (che dovrebbe fare informazione in modo indipendente). Le aziende pubbliche (c'erano manager coinvolti in storie di tangenti, ci sono ancora manager coinvolti in storie di tangenti). I posti a Palazzo chigi e nei ministeri.
L'articolo di Feltri e Tecce sul FQ:
UNA POLTRONA PER TE GLI AMICI DI RENZI SEMPRE AL POSTO GIUSTO
HA COMINCIATO CON LE PARTECIPATE DI STATO E NON SMETTE PIÙ DOPO REGGI, L’AMICO “RITROVATO”, E LEGNINI (SPINTO DA LOTTI) VUOLE CONTROLLARE ANCHE IL POSTO CHE LA TODINI LASCERÀ IN RAI
di Stefano Feltri e Carlo Tecce
Matteo Renzi non può nominare se stesso, così indica quelli che incarnano il renzismo, lo diffondono, lo proteggono. Non importa se la nomina deve conservare un minimo di rigore istituzionale, una traccia di imparzialità: vidimando una pratica istruita da Luca Lotti, la scatola nera del renzismo, al Csm ha mandato l’ex bersaniano Giovanni Legnini, che pure Enrico Letta aveva arruolato a Palazzo Chigi. E non sarà una poltrona-figurina, l'abruzzese Legnini sarà designato Capo, erede di Michele Vietti, vice soltanto di Giorgio Napolitano che presiede l'organismo costituzionale.
LEGNINI IN SÉ non c’entra nulla, le referenze si possono rendicontare, è il metodo da conquistatore totale che non è mai esistito, neanche con il vorace Silvio Berlusconi. Legnini è sottosegretario al Tesoro, stessa carica di Roberto Reggi, che però sta all’Istruzione. Reggi ha completato la riabilitazione e s’è meritato il trasloco al Demanio per vendere un po' di immobili statali e gestire la colossale riforma del catasto: l'ex sindaco di Piacenza, coordinatore di primarie contro Pier Luigi Bersani, non fu candidato in Parlamento (nel 2013) come capro espiatorio per attacchi troppo ruvidi agli avversari del renzismo. Ha recuperato.
Le promozioni di Renzi non seguono una , perché poi producono dei pastrocchi. E lo spostamento di Legnini è un pastrocchio prevedibile. Il docente in aspettativa, che dovrà governare i magistrati, in questi mesi s’è comportato da affidabile referente di Palazzo Chigi al Tesoro, sempre in stretto contatto con il fiorentino Lotti (li accomuna la pesante delega al Cipe, dove si sbloccano progetti milionari). Adesso Legnini doveva badare alla delicata legge di Stabilità (l'ex Finanziaria) dentro un ministero controllato dal tecnico (e dalemiano) Pier Carlo Padoan e da una coppia di ex collaboratori di Letta: Fabrizio Pagani, capo di segreteria e Roberto Garofoli, capo di gabinetto. Con l'ex animatore di Vedrò, Garofoli stava a palazzo Chigi, segretario generale, rimosso per far spazio a Mauro Bonaretti, che Graziano Delrio s'è portato da Reggio Emilia. Risultato: Bonaretti non tocca palla perché la vigilessa Antonella Manzione, reggente dell'ufficio legislativo, comanda la macchina burocratica. E il bello (o il brutto) è che il non renziano Garofoli muove le leve al Tesoro. Renzi “ricicla” pure gli amici di amici, il sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani, va al Csm in quota Maria Elena Boschi.
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