19 febbraio 2017

Il commissario Soneri e la legge del Corano

Una premessa: le città (e una società) in cambiamento.
Ultimamente mi sono capitati tra le mani due bei libri: quest'ultimo di Valerio Varesi e “Torto marcio” di Alessandro Robecchi.
Parma e Milano, due città all'apparenza agli antipodi: la capitale morale del paese, la città che spesso ha anticipato le mode e le politiche per il paese (Mussolini e il fascismo, Craxi e il pentapartito, la discesa in campo di Berlusconi e la Lega..). E la piccola Parma, la piccola Parigi, ex grande squadra di serie A sprofondata poi in una crisi amministrativa, ai limiti della bancarotta, per le ruberie di una classe politica incapace e famelica (che Varesi stesso ha raccontato nel romanzo Il commissario Soneri e la strategia della lucertola).
Cosa hanno in comune allora?
La Milano che racconta Robecchi è una città in cui le differenze sociali, quasi antropologiche le vedi a colpo d'occhio, passando dai quartieri del centro, dove trovi la Milano bene che sente la crisi, fino alle periferie, come piazza Selinunte.
Da una parte famiglie che abitano in case che sono musei, che guidano auto che sembrano carro armati, che sanno che lo stato proteggerà sempre il loro status sociale, il loro benessere. Dall'altra parte ritrovi persone che devono fare a meno dello stato, del welfare, delle tutele.
Milano, una città spaventata per i tre omicidi che suscitano una reazione scomposta di sindaci, prefetti e ministri.

La Parma raccontata da Valerio Varesi è una città attraversata dalla paura per gli immigrati, con una politica che da una parte non è in grado di dare risposte che non siano le solite parole di circostanza, dall'altra capace di cavalcare l'onda emotiva, la pancia della gente, le loro paure.

Sono due e due microcosmi che hanno mutato pelle, che sono cambiate e che, all'occhio dei protagonisti dei protagonisti dei due libri, sembrano quasi irriconoscibili.
Così, per affrontare i due casi, Robecchi ci racconta dell'indagine parallela, non autorizzata e molto casalinga dei poliziotti non poliziotti, costretti ad entrare dentro il mondo delle periferie, del welfare alternativo e della giustizia che, in questi posti, non significa rispetto delle leggi.
Alla stessa maniera, anche l'investigatore di Varesi, il commissario Soneri, si trova di fronte ad un delitto di cui non riesce a trovare il filo, di cui non riesce a comprendere le ragioni, che sfuggono, risultano incomprensibili coi parametri che conosceva.
Come Milano, è diventata una Milano a molte facce alcune delle quali sconosciute e impenetrabili a meno di non voler scoperchiare un vaso di Pandora, anche Parma, per il nostro Soneri è un mistero nel mistero.

E' in atto un cambiamento nelle nostre città che ci sta sfuggendo di mano, a cui la politica sembra disinteressata, se non per speculare sopra qualche voto, con le ronde e con l'esercito.

L'incipit del romanzo:
Gatti che ronfano nei pomeriggi d'inverno: sono così le città di pianura. Neghittose e morbide nella loro indolenza festiva, conservano un cuore crudele e scattante.”

A Parma, in una casa in via XX settembre, viene trovato ucciso un ragazzo di origine nordafricana, Hamed Kalimi. Il cadavere è stato scoperto per caso: un agente della Polfer aveva notato una persona anziana, Gilberto Forlai, pensionato e cieco, che vagava per i binari della stazione, come se fosse smarrito.
E' stato quando lo hanno accompagnato a casa che gli agenti, insospettiti dall'atteggiamento dell'anziano, che è stato scoperto il cadavere.
Hamed è stato ucciso con un colpo alla testa: era ospite del Forlai, lo accompagnava in stazione, dove passava i pomeriggi a guardar passare i treni (come il personaggio di Simenon..).
Non è stato un furto, questo è certo. Ma se il furto è da escludere, quali ragioni si celano dietro la sua morte? Il commissario Soneri questa volta, per sbrogliare la matassa, lo gnommero, deve andare ad indagare dentro la comunità islamica di Parma.

Per la prima volta, Soneri non può sfruttare la sua conoscenza della sua città e dei suoi abitanti. Tanto l'inchiesta, quanto le persone che incontrano, si dimostrano sfuggenti, sconosciute.
C'è un brutto clima, poi, nei quartieri: il problema della spaccio, la presenza della microcriminalità, hanno portato per reazione alle ronde dei cittadini solerti che, girando per la notte, dimostrano alle brave persone che si affacciano alle finestre, chi veramente si prende cura della sicurezza. Sperando poi in una notorietà che farà comodo al momento delle elezioni:
«Li conoscete?» chiese poi ai due agenti una volta partiti.«Le ronde, commissario. Sono bravi diavoli. Girano fino alle tre di notte e ci segnalano i sospetti. Su dieci che ce ne dicono va bene se ce n'è una giusta.»«E' così scesa la fiducia nelle forze dell'ordine?»«Dottore, c'è da capirli: ormai i politici hanno insegnato a rubare a tutti. Sono arrivati i ladri anche dall'estero! Sbarcano già imparati, ma qui hanno il master!» sghignazzò il poliziotto alla guida.Soneri tacque intuendo la deriva del discorso.

Al delitto, seguono altri episodi che portano ad un crescendo di tensione: oltre alle ronde, ci sono strani personaggi che attraversano i quartieri sul rombo delle jeep, come nelle immagini le milizie dell'Isis con le loro bandiere nere.
Qualcuno inizia a sparare, solo per aria al momento.
E cominciano gli accoltellamenti: a finire infilzati dalla lama di un coltello due altri nordafricani, all'apparenza persone lontane dal mondo del crimine.
Chi sta dietro a questi altri delitti? L'estrema destra che sta alzando il livello dello scontro, nella sua caccia all'uomo?
Oppure è una guerra per bande, per il controllo delle piazze dello spaccio?

E come catalogare la reazione delle persone a questa sequenza di episodi delittuosi? A Parma c'è un'amministrazione (di centro sinistra, nel romanzo) sotto assedio da parte della gente inferocita e da una destra che questa paura la cavalca per fini elettorali.
«I vecchi sessantottini si sono convertiti al mercato e per allontanare il ribrezzo che provano verso sé stessi professano un credo dottrinario ringhiando sdegnati e bigotti contro chiunque coltivi il dubbio. Sono come i cinesi che assommano i difetti del capitalismo a quelli del comunismo: l'inferno»

Ma a questa esasperazione, per i furti, per gli scippi, non si può sempre rispondere con l'accusa di razzismo. Lo scopre lo stesso Soneri in un confronto, uno dei tanti in questo racconto, con la compagna Angela, che di professione fa l'avvocato.
«Mori [uno dei componenti delle ronde notturne] ha sparato ad un ladro che tentava di entrargli in casa. Uno che gira con la giacca mimetica cosa poteva fare?»«Io non so sparare né possiedo una pistola, ma forse avrei sparato anch'io», fece lei.Il commissario la fissò sorpreso. «Ho sempre creduto che pensassi il contrario».«Ultimamente ci ho riflettuto e ho cambiato idea».«Stà a vedere che la destra è riuscita a colonizzare anche i miei affetti.»«Macché destra! Al contrario, il mio è un pensiero libertario. In questi anni mi sono sfilate di fronte tante di quelle vittime! Un esercito di schiavi si questa nuova dittatura della violenza. Anziani, derubati, picchiati, scippati. Donne violentate e minacciate, famiglie ostaggio dei prepotenti.. Centinaia a migliaia di persone che vivono nel timore e nel terrore. Che hanno la libertà limitata, che lavorano e vengono derubate. Il prezzo del lassismo lo pagano loro per permettere alle belle anime di discettare in televisione di tolleranza e delle vecchie idee frustrate di Beccaria».

Seguendo la scia di sangue, Soneri si imbatte in strani personaggi: un medico, anche lui di origini nordafricane, che spesso cura immigrati clandestini.
Uno che chiamano “il professore” e che coi suoi discorsi contro l'invasione degli immigrati è diventato il simbolo di una certa parte politica.
Una citroen grigia che è stata vista tante volte sotto casa del Forlai, con dentro due tipi minacciosi che forse hanno a che fare col delitto.
Tutti elementi che complicano l'indagine anziché aiutarla: quale direzione prendere, per trovare l'assassino di Hamed? Che matrice hanno gli accoltellamenti? Sono aggressioni dei gruppi di estrema destra contro lo spaccio? O c'è qualcosa d'altro?
«Mettiamola così», riprese quest'ultima «prima abbiamo creduto che fosse solamente una questione di violenza politica tra xenofibi e stranieri e tra gli spacciatori e i collettivi giovanili di sinistra. Adesso abbiamo capito che c'è anche una guerra per il controllo del mercato della droga».

L'indagine ufficiale diventa entrare dentro questi conflitti, queste tensioni, per cercare di comprendere: parlando col “professore” che usa la metafora del crollo dell'impero romano, debole, sopraffatto dall'invasione anagrafica delle popolazioni “barbare” che arrivavano dai confini.
«Lei semplifica»«Lasci stare! Tutte 'ste teorie sulla complessità delle cause della caduta dell'impero.. Alla fine si riducono a quelle che ho appena detto. Il resto è fuffa da studiosi. Da una parte popoli ignoranti e bellicosi animati da ubna furia biologica del testosterone e dall'altra romani ridotti a mezzeseghe dal frantumarsi della loro virile cultura pagana e dal benessere. E' lì che la storia è scivolata indietro di secoli.»

All'estremo opposto, l'Imam della moschea di Parma, che pure Hamed frequentava, cita Marx e la lotta di classe. Solo che al posto del Capitale, c'è ora la Legge del Corano che indica una strada per i giovani: ma non per un discorso religioso che negli estremisti è del tutto assente, perché qui è solo un discorso di egemonia
«Quella che Marx chiamava lotta di classe, in noi si condensa in un'identità religiosa che è una visione del mondo rivoluzionaria rispetto alla vostra vuota stanchezza. Il riscatto, per i nostri giovani, passa per la legge del Corano. Il disagio sociale è la spinta verso una vita spirituale che li affranca. I vostri giovani non possono appigliarsi a niente. Tutt'al più spaccano qualche vetrina e arraffano quegli oggetti che diversamente non possono avere. Il vostro è il mondo del demonio: riempite la testa di tante tentazioni e impedite di soddisfarle. Finirete per scannarvi l'un con l'altro. Ma forse saremo noi a indicarvi la strada.»«Sgozzando la gente», sbottò un'alrta volta Soneri.«Vi basterà inchinarvi ad Allah.»

Ad unire tutti, destra, estremismo neofascista ed estremismo islamico è solo questa forma d'odio verso l'altro, verso i diversi. Un odio che si basa sull'ignoranza del prossimo e delle sue idee, che si basa sull'indifferenza dell'altro, sull'assenza di qualsiasi base culturale, sul culto del bello e del bene comune.
Un odio che è destinato a sfociare verso una guerra sociale, una guerra tra poveri:
Non potremo nemmeno più combattere perché non ci sarà più un fronte. Il fronte sarà ovunque.

Un delitto in cui tutti tradivano tutti.
L'indagine di Soneri si sposterà dai quartieri di Parma, alle zone che testimoniano di un passato industriale ora diventati zona di spaccio, dalla città immersa nella bolla della nebbia ai borghi sulle colline imbiancati dalle colline.
Era stata una stilettata. In quella storia tutti tradivano tutti. [..]Per quanto si sforzasse di essere cinico, finiva sempre per scoprirsi ingenuo.

La scoperta della verità sarà così un duro colpo per il commissario: scoprire quanto sono profonde e pericolose le radici dell'odio, dentro le nostre città. Ma anche la crisi valoriale, dei rapporti tra le persone diventati precari e falsi. E infine l'assenza di una politica capace di raccogliere queste tensioni per saperle indirizzare e gestire in una alveo democratico: la politica che non ha saputo gestire l'impatto tra la nostra cultura laica e quella islamica, anche su temi semplici come il consumo del cibo (il maiale, che i musulmani odiano) o su temi complessi come le discriminazioni sessuali contro le donne.
Una politica che ha sinistra si è cullata su una visione tollerante e aperta che però non affrontava questi problemi di integrazione, lasciando alla destra tutti gli argomenti per le loro campagne xenofobe.
Su Repubblica Valerio Varesi racconta la crisi della sua città, del conflitto tra culture, dei problemi di integrazione.
Sono i temi che nel libro pone un intellettuale di destra. Sono le questioni che Varesi vorrebbe vedere affrontate da quel mondo di sinistra, che per troppo tempo le ha lasciate ai margini: “Né le forze politiche che si richiamano alla cultura cattolica né quelle della sinistra ‘terzomondista’ si sono poste il problema dell’integrazione. Chi oggi si spende per un’idea di società aperta non fa i conti con la realtà dei fatti. È già capitato che nella storia, partendo dai buoni sentimenti, si arrivi a produrre una visione intollerante, che si finisca con offrire legna da ardere alle destre e a quelle persone che urlano slogan xenofobi. La politica dovrebbe operare con realismo”.
È un mondo di diffidenza, d'odio, di paure che si nutrono di paure, quello in cui è costretto a muoversi Soneri.
 
Un mondo dove i deboli soccombono, sono in balia dei forti, perché le regole non ci sono più. “Nella realtà senza legge s’installa la dittatura dei prepotenti e finisce che le persone si fanno giustizia da soli, come a Vasto. Il procuratore della Corte d'Appello di Bologna ha detto che le pene nel nostro Paese sono così lievi, che la criminalità straniera sceglie l’Italia per i suoi affari”. 
Il commissario si sente sbigottito ed estraniato nell’esplorare questo cuore di tenebra della città, uno sbigottimento che sembra corrispondere a quello dei parmigiani. Eppure Soneri sembra intuire che questo lato oscuro alberga dentro Parma. Lo si coglie fin dalla prima pagina del romanzo: “Gatti che ronfano nei pomeriggi d’inverno. Sono così le città di pianura. Neghittose e morbide nella loro indolenza festiva, conservano un cuore crudele e scattante. Per mimetismo, come a caccia, stanno acquattate nella cova dei loro palazzi dove si predica caritatevoli e si progetta l’agguato”. 
Quando la nebbia si dirada la città scopre gli scandali e forse se stessa. “Siamo sempre stati double-face. Non girano più idee e progetti, non si discute dei problemi. Tutto ribolle a fuoco lento, fino a che le questioni esplodono. Soneri affronta una Parma che non riconosce più. Il feeling s’è interrotto, perché alcuni quartieri sono scomparsi, come il San Leonardo, ridotto a una miscela di etnie e interessi spesso non leciti. Era un quartiere operaio, non dormitorio, perché aveva grandi fabbriche al suo interno, come la Bormioli. Oggi, al suo posto, c’è l’ennesimo, inutile centro commerciale”.

La scheda del libro  sul sito di Frassinelli editore.
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