E poi, dopo le giornate di mobilitazione, le proteste, lo sciopero e le tensioni culminate nella giornata di ieri, l'ennesimo rinvio: il ministro Delrio ha garantito ai rappresentanti dei tassisti che entro 30 giorni ci sarà un decreto sul tema.
La giornata di ieri è stata raccontata un po' come faceva comodo: i fascisti in piazza, il m5s e la sindaca Raggi a fianco dei facinorosi, le sedi istituzionali lasciate un po' sguarnite, i saluti romani e il tirapugni.
Manca un pezzo a questa narrazione: c'è qualcuno al governo che si prenderà la responsabilità di quanto successo? Del milleproroghe, del rinvio del decreto attuativo e del rinvio del del rinvio?
Oggi, sul Fatto quotidiano, Carlo di Foggia ricostruisce la storia di questa norma, su tassisti, NCC e, a seguire, di Uber (che usa i tassisti NCC per le sue corse):
Quella andata in scena ieri a Roma è l’ultima tappa di una guerra lunga 8 anni: tassisti contro autisti a noleggio (Ncc).E ora contro Uber che li usa per la sua app. Nel 2008 Gianni Alemanno ricompensò i tassisti (7.600 a Roma) per il sostegno alle Comunali facendo infilare di notte da Maurizio Gasparri un emendamento al Milleproroghe che imponeva agli Ncc di tornare in rimessa dopo ogni corsa. Una stretta mortale pensata per colpire chi esercita in un Comune diverso da quello in cui ha l’autorizzazione. Il decreto che doveva attuarla, però, non è mai arrivato e l’entrata in vigore è stata sospesa. Da allora la politica sceglie di non scegliere e ogni anno prolunga la sospensione. Stavolta lo ha fatto l’emendamento Pd al Milleproroghe (a firma Linda Lanzillotta) che ha scatenato la rabbia. Ieri è passato con la fiducia al decreto, e al ministro Graziano Delrio non è rimasto altro che promettere alle sigle un “decreto ministeriale entro 30 giorni” che regolamenti gli Ncc. Quello atteso da 8 anni. Per i taxi la concorrenza di Ncc e Uber è motivo di rabbia. Le licenze da tassista sono assegnate gratis con i (rari) bandi a punteggio dei Comuni,ma poi sul mercato secondario il prezzo arriva finoa 180 mila euro. Sono ormai un assegno al portatore, e il valore è dato dal loro esiguo numero (50mila). Quello dei taxi è però un settore regolato e contiguo a quello degli Ncc: un tassista non può rifiutare una corsa, l’Ncc sì, per questo e per la qualità del servizio il secondo si rivolge alla fascia più alta di un mercato in calo. Nel 2006 Bersani tentò di dare ai Comuni la possibilità di vendere le licenze e indennizzare chi già le aveva, anche permettendogli di cumularle ma il tentativo fallì.L’effetto benefico di Uber, che paga le tasse in Olanda e in Italia impiega 15 persone, è tutto da dimostrare: si muove da monopolista e lavora in perdita per schiantare i rivali. La ragione sta nel mezzo, e la politica non sa che fare.
Già, è la politica?
I conducenti di Uber raccontano che i loro pagamenti sono tracciati, lo stesso non vale per i taxi. Che la norma nel decreto (di Alemanno, che li costringe a tornare in rimessa) sarebbe per loro un danno economico, per chi fa corse in città.
I conducenti dei taxi non accettano la concorrenza sleare di Uber e dei conducenti che arrivano fuori da Roma.
Un mondo tutto basato su conducenti pagati a corsa, da un'azienda che non paga le tasse in Italia (ma che qui fa affari, magari ora in perdita ma domani..) è sostenibile?
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