Roma è diventata un "consorzio delle mafie": così descriveva la situazione a Roma il servizio di Danilo Procaccianti su Roma e sui clan criminali che si dividono lo spaccio e che coi loro soldi stanno comprando pezzi della capitale.
Condizionando le imprese sane, accaparrandosi locali, ristoranti e immobili.Con l'aiuto anche di banche poco attente all'odore del denaro e di professionisti che si sono messi a servizio di ndrangheta a Camorra.
Ma, soprattutto, con la colpevole indifferenza dei romani, non tutti e nemmeno tutta la classe politica.
Ma a molti - raccontava ieri sera il giornalista Giovanni Tizian - la mafia fa comodo: "i romani non si rendono conto che vivono in mezzo alle mafie".
Anzi: a noi la mafia ci piace - continuava - è uno strumento per ottenere prima quello che ci serve, da un documento o una pratica del comune al contatto con un politico.
Così i soldi delle mafie, miliardi, inquinano l'imprenditoria onesta, tagliata fuori: "oggi a Roma muore l'economia sana".
Nell'indifferenza, nella paura, nella distrazione o nella complicità.
I politici che erano in contatto coi mafiosi (e di cui abbiamo letto negli articoli su mafia capitale) sono quelli che oggi non ricordano o non sanno. O quelli assolti dalle accuse dalla magistratura e che festeggiano pure.
Come se quei contatti, quel non aver voluto vedere e fare argine fossero così meno gravi.
La pax mafiosa di questi anni è quella che poi porta molti a dire che la mafia non esiste a Roma.
Non esiste lo spaccio capillare (che passa per il cartello delle cosche di San Luca della ndrangheta) a Tor Bella Monaca e San Basilio.
Non esistono le confische dei beni in pieno centro.
Non esistono le estorsioni dei commercianti a Ostia, da parte dei clan Fasciani e Spada.
Da Huffington post:
Una piazza di spaccio di cocaina a Roma “fattura” sessantamila euro al giorno, in alcuni quartieri la droga si vende in sette piazze di spaccio contemporaneamente e un quartiere arriva a muovere 10 milioni di euro al mese. Roma è la Capitale della droga, se ne consuma più che a Milano, Napoli e Palermo. Secondo la Procura Nazionale Antimafia: “Difficilmente infatti le organizzazioni impegnate nel settore possono trovare livelli di smercio degli stupefacenti superiori a quello che il mercato romano può assicurare”.
Gli ultimi dati disponibili ci dicono che nella Capitale sono stati sequestrati circa 9351,238 kg di stupefacenti nel 2016 e se pensiamo che per ogni chilo sequestrato, gli investigatori parlano di altri cinque chili che vengono immessi sul mercato, parliamo di un mercato che Roma vale circa un miliardo di euro all’anno. Nessuna azienda romana riesce a fare questi numeri, solo le mafie ci riescono.[..]
Ogni anno a Roma si sequestrano aziende e patrimoni mafiosi per circa 800 milioni di euro. Nel Lazio attualmente ci sono più di 500 aziende confiscate alle mafie, la maggior parte stanno a Roma. Il Lazio è la terza regione dopo Sicilia e Campania per numero di aziende confiscate. Le mafie a Roma sono ovunque e nessuno sembra accorgersi di loro. Hanno provato perfino a infilarsi nel business del caro estinto dell’ospedale Sant’Andrea di Roma e nel mercato dei fiori del cimitero Flaminio, che con i suoi 140 ettari di estensione è il cimitero più grande d’Italia. “Roma è il futuro” diceva un capo clan della ‘ndrangheta intercettato qualche anno fa. Per Michele Prestipino, procuratore antimafia a Roma: “Roma per le mafie è passato, presente e futuro”.
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