Questa sera a Presa diretta altre due
inchieste su temi importanti (e che non troverete sulle prime
pagine dei giornali, oggi troppo occupati con la scissione fredda del
Pd..).
Le adozioni internazionali: chi sono
gli enti privati che mettono in contatto le famiglie e i bambini e
chi le controlla.
I ladri di bambini e bambine in Ghana:
come si alimenta il traffico di adolescenti verso l'Europa e i paesi
arabi.
Ma prima dei due servizi, il consueto
appuntamento con le intervista di "Iacona Incontra": questa
volta tocca al presidente dell'Inps Tito Boeri.
L'attuale meccanismo pensionistico è
sostenibile, ha spiegato il presidente, ma pesano le baby
pensioni degli anni 80-90: come a dire, cari politici state
attenti alle scelte (elettorali)
che fate. Perché potrebbe aumentare il debito del nostro paese (in
aumento nonostante le promesse fatte all'Europa): il rischio è che
si crei una discriminazione tra i pensionati di oggi (tutelati dalla
Consulta anche per i tagli alle super pensioni) e quelli di domani
"Uno scambio a tutto campo tra Riccardo Iacona e il presidente dell’Inps Tito Boeri. Sul tavolo i temi più attuali: la riorganizzazione dell’Istituto di Previdenza portata avanti dal presidente Boeri, una riflessione sulle strade per rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione, le novità sull’Anticipo pensionistico e le domande ancora aperte sul futuro delle nostre pensioni".
Genitori a tutti
i costi.
L'Italia è il
secondo paese al mondo per adozioni internazionali, un giro d'affari
di 30 ml di euro l'anno gestito per lo più da enti privati: un
sistema in cui i genitori devono aspettare anche anni in attesa di
poter adottare un bambino, generando delle sofferenze e delle fatiche
nei confronti dei genitori adottivi.
Il servizio di
Presa diretta cercherà di far luce sul sistema dei controlli su
questi enti.
Controlli che, alla
luce delle inchieste internazionali, si sono rivelati molto carenti:
nell'anticipazione del servizio si raccontava la storia di Gessica e
Fabio (due di questi genitori), che hanno speso 15mila euro per
adottare un bambino dal Kirghizistan
e sono strati truffati.
Nel racconto, Fabio
spiegava come l'udienza per l'adozione sia stata una farsa, che i
giudici erano solo dei figuranti.
Per l'adozione la
coppia si era rivolta all'associazione Airone, che nel 2012 gli dice
che c'è un bambino pronto per l'adozione: sono così andati in
Kirghizistan per incontrarlo e per passare del tempo con lui, come
fossero una famiglia.
Ma a luglio del
2012 viene arrestato il ministro per lo sviluppo economico kirghiso e
scoppia
così lo scandalo delle adozioni internazionali.
Si scopre così che
venivano promessi a più genitori gli stessi bambini, alcuni dei
questi già adottati: Fabio e Jessica scoprono anche che tutto quello
che avevano fatto non aveva alcun valore legale, i documenti erano
spariti o inesistenti e la maggior parte dei bambini non erano
nemmeno adottabili.
Non avevano cioè
nemmeno un certificato di adottabilità, una famiglia d'origine.
"Non è
accettabile che l'adozione sia sofferenza" - il commento di
Fabio, "ce n'è stata già abbastanza di sofferenza nel
bambino prima, l'adozione è gioia, è un incontro, è l'inizio di
una nuova vita, un bambino che trova una famiglia e una famiglia che
viene accolta da un bambino".
Sul sito de La Stampa un'anticipazione, con la storia di una seconda coppia di genitori che ha cercato di adottare un bambino dal Congo:
Alba e Alessandro sono i genitori di Angel una bimba congolese di 3 anni. Hanno aspettato 2 anni e mezzo l’arrivo della loro figlia adottiva. Durante il Blocco del Congo hanno ricevuto pochissime informazioni dalla CAI sull’evoluzione delle vicenda. E anche dal loro ente. Nonostante avessero già pagato 14 mila euro, quando Presadiretta li ha intervistati, avevano ricevuto solo cinque fotografie della bambina.
Qui invece il comunicato dell'associazione nazionale famiglie adottive, a commento delle inchieste e degli articoli usciti su l'Espresso a firma di Fabrizio Gatti.
La scheda del
servizio:
GENITORI A TUTTI I COSTI di Giuseppe Laganà. Quanto ci costa, in termini emotivi ed economici, intraprendere la strada dell’adozione internazionale?PresaDiretta entra nel complesso mondo delle adozioni internazionali all’indomani della denuncia della vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali sulla controversa vicenda dei bambini bloccati per quasi tre anni in Congo.Un’inchiesta che ha portato le telecamere di PRESADIRETTA tra l’Italia, il Congo e la Bulgaria, per raccontare quanto può essere difficile il percorso delle coppie che vogliono adottare un bambino che arriva da un altro paese.E sono tanti, l’Italia infatti è il secondo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, per numero di adozioni internazionali.Se si vuole adottare un bambino di un altro paese, ci si deve rivolgere obbligatoriamente a un Ente autorizzato dalla Commissione per le Adozioni Internazionali, che è l’organo di controllo che fa capo alla Presidenza del Consiglio. Il nostro è il paese con il più alto numero di Enti autorizzati, forse troppi. Sono 62, quasi tutti privati e dovrebbero assistere la coppia in tutte le fasi dell’adozione. Ed è proprio sulla qualità dei referenti esteri che si gioca la grande partita. Una partita che ha un bel valore economico se pensiamo che il giro d’affari delle adozioni internazionali è di circa 30 milioni di euro l’anno ed è un calcolo a ribasso, perché tiene conto solo dei costi per le procedure.Qualità, serietà e trasparenza sono requisiti fondamentali affinché l’esperienza unica dell’adottare un bambino che viene da un altro paese sia positiva per tutti. Ma non è sempre così.
Ghana stop
tratta.
Il Ghana è
diventato il punto di transito dei trafficanti di bambini: li
prendono anche dai paesi confinanti, li preparano e li portano
all'estero per sfruttarli come forza lavoro, molto spesso nei paesi
musulmani, come Kuwait, Arabia Saudita, Qatar.
Questi trafficanti
di bambini convincono i genitori dicendo che troveranno un lavoro per
i figli, ma in realtà vengono solo sfruttati, lavorano dalla mattina
alla sera come schiavi, un solo pasto al giorno, i loro passaporti
sono distrutti così non possono scappare.
Queste le storie
che raccontano quelli che sono riusciti a tornare dai paesi del
golfo.
Le bambine invece
finiscono nell'inferno dello sfruttamento sessuale, usando delle
agenzie per il lavoro come schermo, che preparano loro dei falsi
documenti.
A spingere le
famiglie a lasciare i bambini nelle mani di queste persone c'è anche
l'estrema povertà di questo paese africano, composto in maggior
parte da contadini: il 75% delle persone praticano un'agricoltura di
sussistenza che è l'anticamera della povertà. Quando il raccolto va
male, anche a causa dei cambiamenti climatici, soffrono la fame e
allora scappano e finiscono della capitale Accra a fare gli ambulanti
o a lavorare nella mega
discarica dei rifiuti elettronici che arrivano dall'occidente (di
cui si era occupano un precedente servizio di Presa
diretta).
Da qui partono poi
verso l'Europa: Accra è infatti il principale centro di raccolta dei
migranti per il viaggio verso l'Europa.
Un viaggio che,
quando si conclude, può durare anche diversi mesi: un viaggio
costellato di sfruttamento e di sofferenze.
Se vogliamo fermare
l'emigrazione di massa da questi paesi africani, dobbiamo iniziare a
capire come fermare la tratta dei bambini e come risolvere i problemi
di fame e di povertà.
GHANA STOP TRATTA di Riccardo Iacona. Uno straordinario viaggio per capire come si può fermare o ridurre l’emigrazione e abbattere la tratta in uno dei paesi più poveri del continente africano, diventato uno dei principali hub da cui partono ogni anno centinaia di migliaia di migranti, il Ghana.La sfida di aiutarli “a casa loro”, senza distruggere il loro ambiente e senza sfruttarne le risorse, è l’obiettivo del VIS, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, una ONG che insieme alle missioni Don Bosco dell’ordine dei Salesiani hanno messo in piedi il progetto STOP TRATTA.Il Ghana oggi è un paese dove la vita è sopravvivenza, intere zone sono senza acqua, senza corrente elettrica, senza strade, scuole, ospedali. Un paese dove ogni famiglia ha due o tre figli che sono dovuti andare via, che sono fuggiti per cercare un lavoro e aiutare i parenti. Le telecamere di PresaDiretta sono andate a raccogliere la testimonianza e l’esperienza di chi sta cambiando le cose.“GENITORI A TUTTI I COSTI”, “GHANA STOP TRATTA”, sono un racconto di Riccardo Iacona con Giuseppe Laganà con la collaborazione di Marco Della Monica, Elena Marzano, Raffaella Notariale, Massimiliano Torchia, Andrea Vignali
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