«Quelli che si fanno esplodere uccidendo cercano disperatamente una ragione e un senso. Sono poveri, diversi per religione e cultura. Inoltre la crisi li esclude anche dalla possibilità di riscatto con il lavoro. Tu che faresti?»
«Non mi farei di certo esplodere. Piuttosto protesterei in piazza, lotterei.»
«Noi siamo di un'altra generazione Franco», ricordò pazientemente la compagna.
«Siamo cresciuti con la politica, ma oggi non c'è più. Se ci fosse, questi ragazzi forse voterebbero per un partito di sinistra che offrisse loro una prospettiva di riscatto. A loro non resta che la religione per dimostrare di esserci. Se vuoi, questo nuovo terrorismo piuttosto vigliacco, è una forma degenerata di lotta di classe. E non essendoci più le classi organizzate, si nutre di episodi isolati ed eclatanti fatti su misura per i media.»
«Lo stesso modo d'agire degli anarchici del Novecento», constatò Soneri.
«La storia si ripete, e non migliora», concluse Angela.
[Il commissario Soneri e la legge del Corano, Valerio Varesi Frassinelli editore]
Questo è uno dei
passi più importanti dell'ultimo giallo di Valerio Varesi che,
meglio di qualunque saggio sull'argomento, illumina sulle tensioni
che covano dentro le nostre comunità tra italiani e immigranti.
Sulle origini del
terrorismo, sulle contraddizioni dentro la nostra società e, quello
che è più importante, dell'assenza di una politica (e del mondo dei
partiti) capace di raccogliere e contenere queste tensioni, questi
problemi.
A questi ragazzi, rimane solo la religione a dare un significato, una specie di risposta, un senso.
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