Bei tempi quelli in cui un politico faceva il politico, un giornalista il giornalista e un pubblicitario il pubblicitario.
Quando si domandava ad una persona appena conosciuta, "che lavoro fai"?
Oggi, se fai la stessa domanda, rischi una brutta risposta, ti potrebbe capitare di incontrare persone pagate a voucher, che fanno dunque dei lavoretti (pur essendo laureati, pur avendo competenze).
Ti potrebbe capitare di ricevere come risposta "faccio l'influencer".
Ieri sera a Che tempo che fa tra gli ospiti una persona che vende in rete la propria immagine e Chiara Ferragni.
L'influencer della politica e l'influencer della moda, dei marchi, del fashion (si scrive così).
Gente che campa (e bene) con la rete, coi social, parlando e interagendo (magari in modo quasi unidirezionale) coi propri follower.
Si, lo so. E' un post vacuo, che forse non vuol dir niente.
D'altronde non stiamo parlando della manifestazione delle famiglie di Taranto, preoccupate che i soldi del patteggiamento (proposto) dei Riva finiscano nelle mani del governo o di persone interessate a svendere gli impianti. E non per le bonifiche.
Non stiamo nemmeno parlando del fenomeno voucher: ora conosciamo i nomi dei principali fruitori di questo strumento che non ha (di fatto) contribuito all'emersione del nero e stanno sostituendo le altre forme di contratto.
Non stiamo parlando nemmeno del video dei due dipendenti Lidl, che hanno bloccato (imprigionato) due donne che stavano frugando negli scarti del supermercato.
E hanno usato proprio uno dei social per rendere virale la loro azione. Una bravata, dicono. Uno scherzo.
Non è uno scherzo la morte della bracciante ad Andria, di fatica, per 20-30 euro al giorno.
Nemmeno le proteste degli agricoltori, contro la legge del caporalato (che non si applicherà agli immigrati in regola che continueranno a subire i ricatti).
Nel salotto buono della televisione l'ex rottamatore ha parlato di scissione (l'hanno voluta gli altri), di lavoro (ora siamo al lavoro di cittadinanza che puzza di sola) e delle sue leggi e riforme (bocciate dal paese e alcune anche dalla Consulta) e uno spazio anche al padre e l'inchiesta Consip.
"Io mi sono dimesso da segretario perché ho perso."
Si è dimesso da segretario per potersi ripresentare alle elezioni come se nulla fosse successo, lasciando ad altri l'ingrato compito di sistemare i problemi.
Quelli del paese, non dei social.
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