Nujeen Mustafà è una ragazza curda
siriana: nel suo libro ha scritto del suo viaggio dalla Siria
alla Germania, su una sedia a rotelle: è stata una delle ultime
profughe ad entrare in Germania, prima dell'accordo con la Turchia
(diventata il gendarme d'Europa).
Nujeen vive insieme alla sorella,
partita con lei da Aleppo, in una casa fornita dal governo,parla già
tedesco e va a scuola: pienamente integrata in un contesto che l'ha
accolta.
“Se conosci le cose stai meglio” -
racconta, perché il suo corpo non sta bene, ma la sua testa
funziona. Ha imparato l'inglese leggendo i sottotitoli delle serie,
per la sua curiosità: la sua famiglia l'ha protetta e accudita e che
ora è purtroppo rimasta in Siria.
Lei la guerra l'ha vista nascere,
attorno a sé ad Aleppo: ne parla nel libro, di come era bella la sua
città, il centro storico, una vera città multietnica.
Nella primavera del 2012 la rivoluzione
arriva anche lì: è come se tutti i siriani si fossero svegliati per
chiedere democrazia e giustizia.
Non volevamo più il dominio di una
famiglia, ma volevamo più di tutti rimanere vivi: dopo poche
settimane si arrivò però alla guerra.
Conosco quella città distrutta, ci ho
vissuto, i miei ricordi sono sepolti sotto i bombardamenti: è
inaccettabile che persone che conosco muoiano sotto le macerie.
Colpa delle potenze straniere che
giocano una loro battaglia sulla pelle dei siriani.
Ha conosciuto le persone dell'Isis,
incrociate ad un posto di blocco, ha vissuto sotto le bombe ed
sopravvissuta ai bombardamenti.
Lo scopo del libro è dimostrare alla
gente che non siamo numeri, siamo persone, abbiamo una storia e
raccontare agli europei che ciò che ci unisce è più di quello che
divide: vogliamo tutti la pace, viviamo la stessa terra.
Nessuno lascia la sua casa per i soldi,
come in tanti pensano: noi siamo partiti per non morire.
Una bella immagine della Siria: la mia
terrazza ad Aleppo, che ancora mi ricordo..
Il viaggio verso la Grecia: nel viaggio
in gommone, molte persone sono morte, sapevo di rischiare la vita. Ma
mi sono detta che, se anche morirò, voglio morire col sorriso.
2700 km su una sedia a rotelle, in
mezzo ad un fiume di profughi che in questa Europa stanno tracciando
una nuova strada, in mezzo al fango, tra i muri e il filo spinato.
Con un solo obiettivo, attraversare le
frontiere prima che si chiudano.
“Quell'esperienza mi ha
fortificata e che mi è utile anche ora che sono in Germania: vorrei
chiedere a chi chiudere le frontiere cosa pensate di ottenere? Oggi
l'Europa paga la colpa di non aver fatto niente per far finire la
guerra”.
Ho scritto il libro anche per questo:
per far vedere che possiamo essere buoni vicini, che eravamo un
popolo felice con buone città.
Se questo libro riuscirà a cambiare i
pregiudizi delle persone, toccherò il cielo con un dito.
Voglio dimostrare ai tedeschi che io in
un futuro potrò aiutarli, è il mio modo di ringraziali, per come mi
hanno aiutata.
Non passa lo straniero: i
movimenti neofascisti si organizzano tra la frontiera tra Bulgaria e
Turchia, per sorvegliare i confini e dar la caccia agli stranieri. È
questa l'Europa del futuro?
Roma criminale: dalla caccia ai
profughi, alla caccia agli spacciatori e ai clan che si dividono le
piazze dello spaccio. E con i soldi della mafia, si stanno mangiando
Roma...
Non passa lo straniero, di Raffaella
Puscedu.
I milioni di morti della prima guerra
mondiale, altri milioni della seconda: persone morte per difendere i
sacri confini della patria.
Oggi parole come nazione, sovranità
stanno diventando slogan in bocca a politici, raccolti in una
internazionale che intende distruggere l'Europa, il trattato di
Schengen, l'unità..
Non solo in Germania e in Francia:
anche nei confini dell'est ci sono partiti e governi anti europei e
stanno succedendo cose che dovrebbero preoccupare tutti.
In Ungheria, in Bulgaria: qui, al
confine con la Turchia, la giornalista ha accompagnato un gruppo di
ex militari che sorvegliano il confine.
Quando incontrano i profughi li
consegnano alla polizia di frontiera: la polizia che incrocia questi
gruppi di paramilitari fa finta di niente e guarda dall'altra parte.
Difendono i confini per una necessità
storica, non perché sono razzisti – dicono: siamo la prima linea
per impedire che gli immigrati arrivino in Europa.
Persone che – ti dicono – poi
iniziano a tagliare le teste, come nel loro paese.
Ci sono video dove questi gruppi
imbracciano le armi, si comportano come un esercito: non usano la
violenza, si difendono.
Non commettono reati, perché
respingono i migranti in Turchia, dove non sono perseguitati:
l'Europa dovrebbe considerarci degli eroi, altro che Frontex.
Difendono l'Europa da persone che
vogliono sfruttare il sistema europeo, per vivere alle nostre spalle:
le ronde anti migranti sono pure legittimate dal governo bulgaro, per
affiancare le guardie di frontiera e la polizia.
Attorno alla frontiera c'è un muro,
una barriera di filo spinato e di ferro: qui ci sono poliziotti,
col compito di “scoraggiare” l'attraversamento della frontiera.
Molti di questi migranti hanno
denunciato soprusi dalla polizia: soldi rubati, botte, colpi sparati
addosso. E violenza anche nei campi.
Nessuno di queste persone avrebbe
lasciato il suo paese, l'Iraq ad esempio, se avesse potuto rimanere:
scappare dall'Iraq per finire in un campo dove non è possibile
protestare e dove non è benvoluti.
Altra versione arriva dai responsabili
dei campi: nessuna violenza, nessuna denuncia.
E ora i campi profughi saranno
trasformati in campi chiusi, per rispondere alle insofferenze
dell'opinione pubblica bulgara.
Il viceministro Gunev ha risposto alla
giornalista su maltrattamenti e violenze: tutto falso, sono solo
pochi casi e spesso enfatizzati dalle associazioni non governative.
Il governo non ha bisogno di questi
gruppi di paramilitari per controllare i confini: eppure il primo
ministro ha dichiarato che ogni aiuto per difendere il confine è
benvoluto.
A Dresda la ex leader di Pegida
racconta fiera la sua opera di controllo dei boschi bulgari, le ronde
al confine: non sono ronde – dice – solo protezione dei confini.
La frontiera può essere difesa anche
con le armi, per la difesa dell'Europa dall'islamizzazione: eppure a
Dresda ci sono solo 4 mila migranti.
“L'islam è una cultura totalitaria
mascherata da religione”: se vogliamo salvare l'Europa dobbiamo
puntare all'est.
Festerling ha creato un nuovo
gruppo, Fortress Europe, per fermare l'onda di profughi che
arrivano, per colpa del cancelliere Merkel.
I migranti economici non hanno diritti
– continua: dovrebbero essere respinti nel loro paese, non possiamo
nell'ideale di benefattori, salvare tutti.
Non possiamo farci commuovere dalle
lacrime dei bambini...
Il movimento di Pegida ha portata in
piazza decine di migliaia di persone: ha preso il 10% di voti
alle elezioni a sindaco. Tutti nemici della Merkel, che ha spostato a
sinistra l'unico partito cristiano tedesco: qui la Merkel ha preso
fischi l'ultima volta che è arrivata.
Il leader del partito anti islamico
Pegida si è fatto fotografare in posa da Hitler: una persona
con condanne alle spalle che chiama i migranti “bestie”. Anzi,
bestiame...
Identità, nazione, questi i principi
del partito: non sono nazisti come NPD, o come il partito della Petry
che ha aumentato i voti dopo l'attentato di Berlino.
“Io non sono razzista, ma perché
non li aiutiamo a casa loro ..” questo dicono le persone che
contestano la Merkel.
In Austria alle ultime elezioni
avrebbe potuto vincere Hofer, del partito della libertà,
osannato dalle teste rasate e da gente che salutava col braccio
alzato.
Anche qui la gente ha paura dei
profughi, della perdita di identità per l'arrivo dei musulmani:
l'estrema destra, seppur ripulita rimane sempre estrema destra.
A parola sono solo contrari i
clandestini, quelli che arrivano senza rispettare le leggi: ma poi
parlano di manganello.
La gente è dalla parte di Hofer –
quando la intervisti: basta con questi immigrati, basta con questa
invasione, con la islamizzazione del paese.
Sono identitari: italiani che rimangono
italiani, francesi che rimangono francesi, tutti con la propria
cultura.
La destra cavalca le paure delle
persone per fini politici: è cambiata la politica dell'Austria,
che l'anno scorso ha accolto 70mila profughi e poi li hanno cacciati,
applicando alla lettera il trattato di Dublino.
I profughi sono stati mandati in
Croazia in un campo con condizioni di vita pessime: molti volontari
si sono però battuti per farli tornare in Austria, perché queste
persone non erano pacchi postali ma persone.
Il cambiamento di rotta del governo
come si spiega?
L'obiettivo era riequilibrare la
presenza dei profughi in tutta l'Europa – dice un rappresentante
del governo. Tirando in ballo l'accordo di Dublino.
Ma dietro c'è il timore della rimonta
del partito di estrema destra, che ha influito l'agenda del governo:
si dà per scontato che ci sia un problema dei migranti e che si
debba espellere questi migranti.
I partiti identitari, anti islam,
sovranisti, si dicono populisti, ma in realtà è un modo per
ripulirsi la faccia: sono partiti e movimenti che hanno dietro radici
naziste. Ieri erano i rom e gli ebrei: oggi sono i musulmani.
Per arrivare a cosa? Ad un Europa di
popoli, non di banche, coi confini chiusi nel rispetto della
sovranità.
Hofer in Austria ha preso il 47%: ci
sono i presupposti per una vittoria alle prossime elezioni.
E ora ci sono le elezioni in Francia,
in Germania .. E in quelle elezioni si parlerà di chiusura delle
frontiere, di invasione, di islamizzazione.
L'unico antidoto a questa malattia è
solo l'informazione.
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