09 febbraio 2017

Una generazione di parassiti

La notizia del suicidio di Michele, il ragazzo suicidatosi nel gennaio scorso non sopportando più una vita di sconfitte, quel modello unico in cui si deve correre, essere vincenti, è durata solo un giorno.
Nemmeno il tempo di un festival di Sanremo.
Oggi abbiamo altre notizie con cui far finta di sentirci informati.
I ragazzi della generazione perduta sono tra i protagonisti dell'ultimo libro di Raul Montanari "Sempre più vicino" (Baldini e Castoldi): ragazzi come Valerio, figlio di un piccolo imprenditore, con una prima laurea con cui non se ne fa nulla, un lavoro dal padre nel compilare pratiche e una casa (sempre del padre), che subaffitta a sconosciuti.
Elena è la sua quasi fidanzata, architetto, ma nello studio dei genitori però.
Il suo migliore amico, dai tempi del liceo, si chiama Simon, ovvero Simone, che lavora come creativo nell'agenzia pubblicitaria della madre.
Valerio lo pensava spesso: era impressionante come la sua generazione dipendesse ancora dai genitori. Né lui né i suoi coetanei che conosceva facevano un lavoro che gli piaceva,e  non avrebbero mai guadagnano i soldi che avevano guadagnato loro. E oltre a questo non si potevano neanche permettere di ribellarsi alla famiglia come loro avevano fatto, ai tempi. Sì, potevano lamentarsi. coltivare orticelli di risentimento, ma alla fine bastava guardarli: lui arrancava dietro alle fatture del padre, oltre a prostituire questa  povera casa che comunque non gli apparteneva; Simon lavorava da sua mamma e anche Elena era nello studio dei suoi. Siamo tutti dei parassiti, si ripeteva, ma io sono quello messo peggio ..
Ragazzi che non possono ribellarsi, che non possono costruirsi un futuro, ma solo arrangiarsi nella vita quotidiana e vivere alla giornata magari con piccoli espedienti. L'unico lusso, sognare di fuggire lontano ...

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