Renzi ha pronto il crono-programma, non
per le riforme ma per andare al voto.
Per bocca di Orfini, se entro 10 giorni
non si trova un accordo sulle modifiche alla legge elettorale, si va
al voto.
Al voto si prepara anche D'Alema: se
Renzi toglie la fiducia a Gentiloni senza uno straccio di congresso,
scissione e voto.
Preparatevi (e raccogliete fondi per la
campagna elettorale): “è difficile anche aprire un dibattito con
questi, di solito arriva uno col camice bianco ..”.
Sta parlando del suo stesso partito..
Bersani è stato sibillino: “non
minaccio ma non garantisco” sulle scissioni. Come a dire che per il
momento è ancora la mia casa (ma traslocare è un attimo, la battuta
è di Diego Bianchi ieri sera a Gazebo).
Al voto al voto anche per M5S e Lega
che, diversamente da quanto scrivono molti giornali, non faranno
alcuna alleanza.
Salvini deve capitalizzare, come anche
il M5S: la differenza è che Salvini sa di non poter vincere, di
arrivare al 40%. A meno di non mettersi con Berlusconi che, però, di
andare a votare non ci pensa.
Ci sono le sue aziende da salvare,
prima.
E il paese (metteteci dentro tutto
quello che volete, terremoto, lavoro, la scuola, la riforma della
giustizia..)?
La ricetta per vincere le elezioni,
dice il segretario PD (nostalgico del palazzo e delle televisioni)
Renzi, è arrivare al 40%. Come al referendum dove ha perso.
Per il momento il 40% raggiunto è
quello della disoccupazione giovanile, che non è proprio un vanto
per il suo governo.
Come nemmeno può vantarsi di quei 17miliardi di recupero dell'evasione: parte di quei miliardi non sono
frutto della lotta all'evasione (i furbetti premiati con
l'innalzamento del contante, la voluntary disclosure, la rottamazione
di Equitalia, i minori controlli), ma derivano dalla “liquidazione
automatizzata, cioè i rilievi immediati dell'Agenzia delle entrate
sulle dichiarazioni dei redditi”.
Come scrive oggi Stefano Feltri, si
doveva scegliere se chiedere soldi o i voti agli evasori e ha optato
sulla seconda.
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