Erba alta di Maurizio Matrone racconta una storia di poliziotti, nella questura di Bologna, negli anni della Uno bianca.
Racconta il mondo dei poliziotti, dall'interno: le frustrazioni, la solitudine, i rischi, i cicchetti presi dal superiore presuntuoso e supponente ..
Racconta anche un'altra storia, di servizi deviati, ma in realtà sempre al servizio di un potere nascosto, che preparano attentati, mettono in piedi sceneggiate per i giornalisti (falsi arresti), creano il caos per preparare il cambiamento.
Racconta, in modo romanzato, le prime imprese della Banda della Uno bianca: il libro termina nel gennaio 1991, con la strage del Pilastro.
Con i tre carabinieri uccisi e finiti con un colpo alla nuca.
Poliziotti che credono nella giustizia e nella legalità (che nel libro compaiono nella loro dimensione umana) e altri (Marco, Matteo, Luca e Giovanni, i quattro evangelisti) impegnati in azioni criminali. Burattini nelle mani di un burattinaio nascosto e inquietante. Il Direttore.
Il clima della questura di Bologna di quegli anni è ben raccontato da Matrone (poliziotto anche lui): "In quegli anni sembrava che che le azioni criminali e le relative indagini si svolgessero in un campo minato, dove l'erba cresceva così alta che diventava difficile vedere oltre.
Quell'erba alta ha favorito sette anni e mezzo di terrore.
Non credo che di questo fatto grave se ne parli troppo, che i panni sporchi bisogna lavarseli in casa.
Anzi: credo che non se ne parli mai abbastanza.
Un delinquente con la divisa da poliziotto è un'offesa per chiunque.
Non può e non si deve dimenticare".
Il libro è dedicato a tutti i poliziotti morti, a tutti i poliziotti impegnati e a tutti quelli che sono dell'idea che chi infanga la polizia e i poliziotti sono i delinquenti con la divisa.
Perchè il mestere del poliziotto è un maledetto mestiere. Ma è il più bello di tutti.
..
Non è così che troviamo quelli della banda. Bisogna stare più uniti, sopportarsi di più. Essere più squadra.
"Ma che squadra e squadra, dottò!"
"Ma che cazzo ci viene a contare, dottò!"
"Mò arriva lei e ci dice quello che dobbiamo fare!"
"Lo sa da quanto sto alla Mobile, io?"
"Vabbuò guagliò, macchè c'entra isso? Chillo è 'o mestiere suo?"
Certo che non posso farci niente, io.
Ma queste parole mi fanno soffrire.
Mi fanno soffrire per tutti quelli che ci credono, per tutti quelli che che sono morti ammazzati per fare questo maledetto mestiere!
Soffro per tutti quelli che sono impazziti (o che hanno fatto passare per tali) per questo maledetto mestiere, per tutti quelli che si sono suicidati per questo maledetto mestiere,
per tutti quelli che che hanno abbandona moglie e figli per questo maledetto mestiere, per tutti quelli che moriranno per questo maledetto mestiere.
Che certo, è il più bello di tutti.
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Technorati: Maurizio Matrone
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