24 maggio 2011

Il signore delle cento ossa di Ben Pastor



L'incipit:
"Il buio prendeva forma, se faceva attenzione. Aveva una plastica di coesione e dissoluzione, si dilatava, esitava un'istante e si ritraeva di nuovo in un nucleo di oscurità nell'oscurità. C'erano notti in cui Martin Bora amava l'insonnia proprio per questo avvicendarsi di forme, per questa mutabilità. Non aveva mai avuto bisogno di dormire molto, anche se a volte, da adolescente e poi da volontario in spagna, i suoi momenti di sonno equivalevano quasi ad una perdita di sensi e lo lasciavano riposato, lucido, impaziente a muoversi".
Nel lungo viaggio avanti e indietro nel tempo, abbiamo accompagnato l'ufficiale (della Wehrmacht) detective Martin Bora nelle vicende vissute durante la seconda guerra mondiale: dalla Roma (città aperta, ma occupata dai nazisti) di Kaputt Mundi dell'inverno 1943-44, alla Polonia occupata durante il Blietzkrieg del 1939, con Lumen. Dalla Spagna della guerra civile del 1937 con La canzone del cavaliere, all'Italia della repubblica di Salò con La venere di Salò, quando riuscì a sfuggire per un soffio dalle grinfie delle SS.

In questo capitolo ci troviamo nell'ultima primavera prima della guerra: siamo a Lipsia, nell'aprile del 1939. La guerra è alle porte, l'Europa è attraversata dalla paura per il conflitto che nessuno a parole dice di volere (nemmeno il Fuhrer).
Eppure si consolidano le alleanze tra le potenze mondiali: il qui tenente Martin Bora è chiamato dal colonello dell'Abwehr (il controspionaggio tedesco) Kinzel ad un delicato incarico: nell'ambito del festival dell'arte, a Lipsia si incontreranno uomini d'affari e militari giapponesi, con le controparti tedesche e italiane, per una conferenza di affari e scambio di tecnologie (farmaceutiche).
In particolare, sul brevetto del Samadhil, un analgesico basato su babiturici che i giapponesi hanno sperimentanto sui campi di battaglia.

Ufficialmente il suo è un lavoro di aiutante del generale Luttwitz, che coordinerà gli incontri: in realtà deve scoprire chi tra gli invitati è una spia al soldo degli americani. Il signore delle cento ossa.

Bora metterà a frutto le proprie capacità investigative, per capire chi all'interno del gruppo di invitati, possa essere la spia. Iniziando con l'escludere il principale indiziato, il generale Kobe, reduce dalla campagna del Manchukuo (e dai crimini di guerra di cui si è macchiato): Bora stesso lo trova assassinato nella sua stanza, assieme al suo aiutante Nogi.
Alcuni particolari non sfuggono al suo occhio: un aroma di sigarette particolare e delle formiche lasciate sul cadavere del generale.
L'incarico assorbe tutte le energie fisiche e nervose di Bora, portandolo ben oltre i limiti della sua copertura. Arriva a scontrarsi con l'ispettore di polizia Widlich, che ufficialmente indaga sull'omicidio, e con alcuni membri della commissione italiana, che poco gradiscono le domande inopportune di questo tenente troppo zelante.

Nel corso del racconto, l'autrice ha modo di raccontarci del contesto storico in cui avviene la vicenda: le stragi dell'esercito giapponese durante la campagna del Nanchino, che hanno gettato una machia di disonore nei confronti dei militari.
La notte dei cristalli, avvenuta nel novembre del 1938, un pogrom contro gli ebrei tedeschi, in risposta al ferimento dell'ambasciatore Ernst Eduard vom Rath a Parigi. Pogrom che portò alla morte e alla deportazione intere famiglie di origine ebraica.

Anche un'altro episodio fondamentale nella storia del partito nazista viene citato: la stanza dove alloggia Bora, è la stessa dove si impiccò il generale delle SA Adam, dopo la "Notte dei lunghi coltelli".

Dalle pagine del libro si comprende il clima che si respirava in Germania in quei lunghi mesi di attesa, l'enstusiasmo da parte dei giovani che si scontrava con i timori della generazione precedente, reduce dalla Prima guerra mondiale.
La diversa mentalità degli ospiti giapponesi, la loro cultura, la loro filosofia, che pure affascina il protagonista.


Protagonista che è diviso tra il suo giuramento al Reich e il suo dovere di soldato e la sua "natura tesa all'esame di coscienza", per i suoi studi filosofici. Natura che lo pone in contrasto nei confronti della dottina nazista.
Una scissione dolorosa ma, nonostante questo, porterà a completare la sua missione, andando fino in fondo nel suo lavoro di spia, andando incontro alla sua prima delusione, alla sua perdita di innocenza.
"Quando verrà la guerra, rimuginò (non se verrà la guerra: quando), tutto ciò che ho imparato qui, da questi uomini che mi hanno usato, ognuno a suo modo, troverà il suo senso. [..]
La guerra è imminente, e sarà la Polonia.Ci entrerò con la coscienza che nessuno di noi, in ultima analisi, ha il controllo sulla sua vita e sulla morte: nemmeno uccidere migliaia di persone significa averlo. Solo Dio, come recita il nostro memoriale, garantisce la vita o la vittoria - o sceglie di non farlo.

All'apice della parabola del breve volo cominciò la discesa verso Berlino: presto si sarebbero tuffati di nuovo nel turbolento strato di nuvole, un passaggio più che metaforico alla confusione e all'ombra. Si abbassarono, come le immagini galleggianti che Bora aveva visto la notte senza capirle. non chiuse gli occhi solo perchè Kinzel lo stava osservando.
Cosa si prova a perdere la virtù? E' come scendere un pò alla volta, in questo modo? E la caduta si attenua, se non guardi?"
Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro su Sellerio
Technorati:

4 commenti:

LadyJack ha detto...

Il romanzo mi è piaciuto, benché da un certo punto di vista non aggiunga niente di veramente nuovo al personaggio di Martin Bora e alle vicende che lo riguardano. E' comunque bello e interessante verificare dove le illusioni di Martin abbiano iniziato a mostrare le prime crepe, e dove il suoi imperativi morali abbiano incontrato le prime asperità.
Eccellente poi il cuore del romanzo, laddove si discute del valore (spesso abusato) e del peso (a volte più opprimante che utile) assunto dalla politica e dai suoi esponenti.
Per noi italiani, un argomento di grande attualità.

alduccio ha detto...

Forse un pò troppo lento, nella prima parte.

Se non l'hai letto ancora, leggiti "Kaputt mundi", il migliore della serie

ciao

LadyJack ha detto...

La serie con Martin Bora l'ho letta tutta (a dire il vero, di Ben Pastor ho letto anche i romanzi praghesi e quelli con Elio Sparziano). Concordo pienamente sul tuo giudizio: "Kaputt Mundi" è il mio preferito. Il più convincente e interessante, sia dal punto di vista storico che per ciò che riguarda le vicende della saga.

Anonimo ha detto...

Ho appena finito La Venere di Saló e devo dire che mi é piaciuto molto, forse anche di piú di Kaput Mundi...del resto anche qui la descrizione degli ambienti e dei fatti accaduti in quel periodo sono all'altezza come sempre......in piú ci sono citazioni sull'arte che danno spunto per approfondimenti personali Marina