23 aprile 2018

Il lunedì dopo la sentenza

Passato il fine settimana, della sentenza di venerdì scorso di Palermo, sul processo alla Trattativa e alla "minaccia ad un corpo dello Stato", non se ne parla più.
Siamo tornati ai tatticismi dei partiti che prima hanno votato il rosatellum e ora accusano il m5s di non essere in grado di fare un governo.

Tutto dimenticato, anche le accuse ai pm che hanno portato avanti l'inchiesta e che sono stati tacciati di grillismo, di essere magistrati di parte: la peggior accusa per chi dovrebbe amministrare la giustizia in nome del popolo italiano.
Eppure, quell'accusa di essere magistrati politicizzati stona, se teniamo presente le ultime nomine fatte dal CSM: anche qui torna utile il saggio di Riccardo Iacona, nel capitolo dove racconta del potere delle correnti nella magistratura, che di fatto hanno occupato l'organo di autogoverno, di fatto condizionando nomine e promozioni.
Cosa aveva rinfacciato Bruti Liberati a Robledo quando si insediò come Procuratore Capo?
“Avrei potuto dire a uno dei miei colleghi che mi rompeva i coglioni e andare a fare la pipì, così sarebbe stata nominata come aggiunta la Gatto”

Ecco: a Napoli il csm ha preferito Melillo al procuratore di Reggio Cafiero De Raho; il primo era capo di gabinetto del ministro Orlando, aveva meno esperienza e meno anzianità. 
A Palermo Lo Voi ha battuto Lo Forte e Lari, dalla sua aveva la nomina in Eurojust, da parte del governo Berlusconi.
Infine Milano: a prendere il posto di Borrelli, D'Ambrosio e Minale, nel 2010 è arrivato Bruti Liberati, nominato anche coi voti del centro destra.
Racconta a Iacona il cronista di giudiziaria Frank Cimini, della voce raccolta dall'avvocato Saponara, secondo cui Bruti Liberati è uno con cui si può parlare, un politico.
Non come Pomarici o Spataro, che si erano permessi di andare contro diversi esecutivi (Berlusconi, Monti e Letta) che avevano messo il segreto di Stato sulla vicenda del rapimento Abu Omar.

Insomma, forse il problema della politicizzazione dei magistrati, legato alla gerarchizzazione delle procure, esiste. Ma non come intendono i detrattori di Di Matteo.

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