Luci e ombre della Controinformazione tra il ’68 e gli anni di piombo. Da piazza Fontana al rogo di Primavalle, dalla Comune di Dario Fo al processo 7 aprile, i depistaggi dello Stato e i servizi segreti del Movimento.
La storia della controinformazione in Italia negli anni 70, in un un saggio che ne racconta la nascita la genesi e la crisi: la nostra storia raccontata attraverso la lotta tra i mezzi di informazione ufficiali (i quotidiani nazionali, i TG e i comunicati stampa delle istituzioni) e quelli non ufficiali.
Una battaglia combattuta con le “Bombe ad inchiostro” dei Comitati, dei giornali legati a gruppi extraparlamentari ("Lotta continua"), dei mille movimenti (Avanguardia Operaia, Potere Operaio, Lotta Continua, Soccorso Rosso ..).
Inchiostro per raccontare delle bombe, degli attentati, delle “Stragi di Stato” (come venne detto per Piazza Fontana), dei voci di golpe. Inchiostro per andare oltre la cortina fumosa (e spesso fantasiosa) della verità ufficiale.
Di fronte ad uno stato opaco e poco trasparente, di fronte ai depistaggi dei servizi, di fronte alle molte morti della “Strategia della Tensione” (Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Italicus); ai tentativi di Colpo di Stato (Piano Solo, golpe Borghese); di fronte alla ripresa della violenza dei gruppi fascisti (cui spesso le bombe, le stragi e i golpe riportavano), molti sentirono la necessità di indagare, seguire piste alternative oltre a quelle ufficiali (come la pista anarchica di Valpreda per la strage di Piazza Fontana); scoprire i legami occulti tra i gruppi neofascisti (Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Fonte Nazionale) e lo stato che, dalla lotta antifascista aveva avuto origine.
Nel libro viene ripresa una frase da “Il contesto” di Sciascia, che dice bene dello spirito che animava queste persone:
“Si trattava di difendere lo Stato contro coloro che lo rappresentavano, che lo detenevano. Lo Stato era detenuto. E bisognava liberarlo.”
– Leonardo Sciascia.
Fu molto importante il contributo dato dalla contro informazione, che avvenne non solo con la stampa, ma anche tramite il teatro (di Dario Fo), il cinema (i film di Elio Petri), la musica e la satira.
L'aria di rinnovamento, lo spirito nuovo di una militanza democratica che parte del basso, dopo il 68, l'autunno caldo, attraversò diversi componenti della democrazia: Giannuli racconta della nascita della corrente di Magistratura Democratica, in seno alla magistratura; la nascita di nuovi quotidiani come Repubblica; di nuovi partiti, come Democrazia Proletaria ....
Luci e ombre, dice il sottotitolo: infatti se uno dei grandi meriti della contro informazione fu il far emergere il lato oscuro della democrazia italiana (i coinvolgimenti tra servizi e corpi dello stato con movimenti eversivi), questa non fu immune da molti difetti.
Come la miopia politica e l'ossessione nel cercare una "matrice unica" e un unico disegno dietro le stragi, le bombe e le aggressioni fasciste.
I servizi segreti erano segnati da profonde divisioni e rivalità tra di loro. Non solo esisteva una lotta sotterranea tra Sid (Servizio informazioni della Difesa), lo UAARR (Ufficio Affari Riservati, una sorta di controspionaggio legato al Viminale) e carabinieri; ma all'interno del Sid stesso vi erano divisioni tra generali di una corrente con altri, come nel caso Miceli-Maletti.
Un altro grave errore della contro informazione fu il ritenere la DC (il partito di governo che aveva governato l'Italia una volta alleandosi con il centro sinistra, una volta con i voti dell'MSI) come il partito del golpe, che puntava all'imposizione di una dittatura o comunque di una svolta autoritaria dello stato.
Così come i servizi, anche la DC era molto divisa al suo interno, con le rivalità tra le diverse correnti (di Andreotti, Moro, Fanfani ..): nè la DC, nè i paesi del patto atlantico avrebbero consentito ad una svolta eversiva, di stampo fascista, per l'Italia.
I fascisti, le bombe, gli attentati, le morti per le strade servivano a spaventare, ad contrastare le spinte progressiste (le lotte per il divorzio, per l'aborto, per lo statuto dei lavoratori) che vari strati della popolazione chiedevano: stabilizzazione e compattare attorno al partito della DC.
Non è che il presidente del consiglio chiedeva di mettere le bombe dentro la Banca dell'Agricoltura: Corrado Guerzoni lo spiega nella sua teoria dei cerchi concentrici.
Infine, l'ultimo errore di analisi, che ne segnò poi la fine, fu il non comprendere o il voler sottovalutare il pericolo del partito armato, le BR: sia perchè la sua genesi avvenne all'interno della sinistra in cui i movimenti vivevano. Ma anche perchè, come spiegò Rossana Rossanda sul Manifesto in un suo famoso articolo, a rileggere alcuni proclami delle Br, sembrava di sfogliare un album di famiglia.
Alcune omissioni nelle inchieste favorirono la nascita del cancro terrorista; svilupparono una pericolosa “cultura del sospetto” e spesso la contro informazione stessa fu vittima dei depistaggi da parte dei servizi stessi, che la usarono per le loro guerre. In questo clima maturò il linciaggio morale contro il commissario Luigi Calabresi, definito torturatore, assassino, boia, legato ai servizi italiani e americani.
Nonostante questi errori, alla contro informazione vanno attribuiti molti meriti, come l'aver sostenuta per prima che a Piazza Fontana si consumò una Strage di Stato, all'interno di una “Strategia della Tensione”. Un'interpretazione che ha retto meglio al tempo, ricevendo conferme sia dalle inchieste parlamentari, sia da quelle giudiziarie. Che, sebbene assolvano gli imputati (Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi), parlano di matrice di estrema destra per gli attentati.
La forza di questi movimenti, però, si esaurì con il diminuire del “pericolo fascista”, a partire dal 1975. Cessato l'allarme per i colpi di stato, la contro informazione non seppe rivolgere lo stesso sguardo critico all'interno della sua area.
Non mutò in un movimento di contro informazione democratica (cioè che operava in difesa dei principi dello stato democratico): il vento mutò, come il clima politico e sia il PCI che la estrema sinistra fallirono l'occasione di governo.
Scrive Giannuli “Il partito armato fu il miglior alleato della svolta moderata, fu il cancro dei movimenti”. Anche per questo (l'incapacità di comprendere il fenomeno della lotta armata), ancora oggi le Br vengono viste da molti a sinistra in modo romanzesco, come degli eroi.
Sempre l'autore scrive:
Il fenomeno terroristico coinvolse una minoranza di migliaia di persone e la rivoluzione cui si auspicava avrebbe portato ad un sistema sociale e politico peggiore di quello abbattuto. Non fu una rivoluzione né una guerra civile, “ma un'avventura politicamente disperata e moralmente ripugnante”.
Il libro è pieno di rimandi ad altri saggi che raccontano di quel periodo, raccontato tra l'altro da molti romanzi (e tramissioni) incentrati sui “misteri d'Italia”.
“Oggi noi italiani ci siamo abituati a convivere con questi misteri e a queste istituzione di cui si fidano poco.
Le versioni ufficiali sono, per definizione, poco credute. A renderle tali è la certezza dell'impunità dei potenti.
Ciò riflette un dato costante della nostra storia nazionale, che ha avuto classi dominanti ma non classi dirigenti.
Per dominare basta la forza, non serve il consenso: le nostre classi dominanti 'non potendo fortificare la giustizia, giustificarono la forza'.
La contro informazione svelò il potere che mente e, perciò stesso, che si rivela fragile e arrogante. Tutto questo pose le premesse per la più violenta desacralizzazione del potere che un paese occidentale abbia mai conosciuto.
La sconfitta dei movimenti impedì una rifondazione di quel potere su basi più democratiche, ma la contro informazione lo aveva ormai messo a nudo, rendendolo definitivamente non credibile e non creduto.”
Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro sul sito della casa editrice Rcs Bus.
Technorati: Aldo Giannuli
Nessun commento:
Posta un commento